Marina Abramovic a Oslo (foto LaPresse)

La Abramovic sta all'arte come le uova di lompo stanno al caviale

Camillo Langone

Tanta arte contemporanea si pone come surrogato della religione. Lo fa capire il caso dell'artista serbo-americana aggredita a Firenze

Si imparino a riconoscere i surrogati, non solo in cucina, anche in arte. Molti sanno che le uova di lompo sono surrogati del caviale e gli anacardi dei pinoli, pochissimi sanno che tanta arte contemporanea si pone come surrogato della religione. Lo ha scritto Tommaso Labranca, lo ha detto François Pinault: nessuna reazione. Adesso lo fa capire Marina Abramovic. Dopo essere stata aggredita a Firenze l’artista serbo-americana ha dichiarato: “La cosa più difficile è perdonare ma bisogna riuscire a farlo come dice il Dalai Lama”. A parte che non avrebbe dovuto mostrare tanto stupore, lei che ha sempre praticato la provocazione anche fisica (in una performance napoletana del 1974 eccitò scientemente la violenza del pubblico), il fatto che la sua arte sia un surrogato lo confermano i suoi andanti riferimenti religiosi: il buddismo è un surrogato del cristianesimo (se non perfino un surrogato della religione, non essendo una religione vera e propria) e il Dalai Lama, che è un uomo, è un modesto surrogato di Cristo, che è Dio. È stato il Vangelo a rendere universale il concetto di perdono, è stato Gesù a chiederci di perdonare settanta volte sette. E dunque, forse, un’artista settantenne che dagli anni Settanta celebra riti che si pongono come surrogato della Santa Messa.

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  • Camillo Langone
  • Vive tra Parma e Trani. Scrive sui giornali e pubblica libri: l'ultimo è "La ragazza immortale" (La nave di Teseo).