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Altro che sovranisti, sono loro i primi a sottomettersi

Camillo Langone

Quasi tutti quando scrivono didascalie su Instagram usano l’inglese ossia la lingua di Davos e di Bruxelles, di Hollywood e della Silicon Valley, del Fondo Monetario Internazionale e delle agenzie di rating

Perché chiamarli sovranisti se sono i primi a sottomettersi? Fra i miei contatti il voto per Lega e Fratelli d’Italia è senz’altro superiore alla media, e quello per i Cinque stelle non credo sia inferiore alla media, eppure quasi tutti quando scrivono didascalie su Instagram usano l’inglese ossia la lingua di Davos e di Bruxelles, di Hollywood e della Silicon Valley, del Fondo Monetario Internazionale e delle agenzie di rating. Non percepiscono la contraddizione. Il fenomeno mi impressiona anche perché l’abbandono della lingua madre è qui del tutto gratuito, del tutto inutile: su Instagram le immagini contano molto più delle parole, una biblioteca con didascalia in basic english riceverà meno cuori di un gatto con didascalia in sanscrito o in bergamasco. Inoltre quasi tutti gli instagrammer anglofoni che conosco hanno molto evidentemente un pubblico tutto italofono. Il mondo non se li fila proprio: le loro spiagge, le loro nuvole, le loro pizze interessano a malapena i parenti stretti, qualche amico, qualche collega. Dunque perché chiamare sovranisti dei colonizzati che rinunciano allegramente alla prima delle sovranità, quella linguistica? Su Instagram ci sono gli italiani del futuro: un volgo disperso che lingua non ha.

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  • Camillo Langone
  • Vive tra Parma e Trani. Scrive sui giornali e pubblica libri: l'ultimo è "La ragazza immortale" (La nave di Teseo).