Lucio Dalla (LaPresse)

A San Lucio Dalla

Camillo Langone

Vedo la statua che ti hanno dedicato e ci sono tuoi ammiratori anzi tuoi devoti che fanno foto, e mi viene in mente quando ci salutammo alla Manifattura Tabacchi

San Lucio Dalla, ormai susciti pellegrinaggi e devozioni di tono chiaramente religioso, sei il santo laico della Bologna delle osterie e delle nostalgie, in via Santa Caterina un mendicante mi ferma, ti invoca, ricorda di quando ti fermavi a chiacchierare con lui e si fa il segno della croce e per ottenere qualche spicciolo comincia a cantare “Caro amico ti scrivo” e non la finisce più, la conosce tutta, poi in piazza dei Celestini, sotto il tuo balcone, davanti alla chiesa che frequentavi, vedo la statua che ti hanno dedicato e ci sono tuoi ammiratori anzi tuoi devoti che fanno foto, e mi viene in mente quando ci salutammo alla Manifattura Tabacchi dov’eri andato per una mostra di arte nuova perché a te interessava supremamente il nuovo, non ho mai conosciuto un classe 1943 così attratto dal presente, mentre qui ogni volta che muore un cantante degli anni passati sembra che sia morto Beethoven e tutti a piangere sulla fine della musica. Tu eri troppo cristiano per non sapere che i morti devono essere seppelliti dai morti: sono certissimo che in questo aprile 2016 avresti ascoltato anche tu “Me la godo” di Bugo e l’esordio di Motta e che ti sarebbero piaciuti moltissimo e che ne avresti tratto presagi radiosi.

Di più su questi argomenti:
  • Camillo Langone
  • Vive tra Parma e Trani. Scrive sui giornali e pubblica libri: l'ultimo è "La ragazza immortale" (La nave di Teseo).