le dichiarazioni dall'aia

Meloni conferma l'aumento delle spese militari: "Il 5 per cento è sostenibile"

In un punto stampa al termine del vertice Nato la premier dice che nonostante i nuovi impegni per la difesa non sarà necessario utilizzare le clausole di salvaguardia per il 2026. Soddisfazione per il cessate il fuoco tra Israele e Iran. Aperto il dialogo con gli Stati Uniti sui dazi 

Redazione

Gli impegni, sanciti nella dichiarazione finale del vertice Nato de L'Aia, a portare al 5 per cento del pil in 10 anni la spesa per la difesa sono "necessari" e "sostenibili". Lo ha detto la premier Giorgia Meloni in un punto stampa al termine dei lavori del summit dell'Alleanza, riunita oggi in Olanda. "Il governo ha fatto i suoi calcoli – ha proseguito – e per il 2026 non sarà necessario utilizzare le clausole di salvaguardia per le spese della difesa e per gli anni a venire si valuterà sulla base della situazione economica". E ha poi sottolineato: "Una parte importante di queste risorse, se siamo bravi, verrà utilizzata per rafforzare imprese italiane" e ciò creerà "una politica economica espansiva che produce risorse, e quindi è un circolo virtuoso, se lo sappiamo usare bene". Quindi "il ragionamento non va fatto solo in termini di costi ma anche in termini di ritorno, come sempre va fatto quando ci si muove verso una politica espansiva".

Meloni ha poi lodato i risultati del summit. "Penso che il messaggio più importante che esce dal vertice sia la compattezza dell'Alleanza e la volontà di quell'alleanza di rafforzarsi, che nel contesto nel quale ci troviamo è, ovviamente, un elemento molto importante", ha detto la premier. "Noi facciamo parte della Nato e dobbiamo rafforzare il sistema Nato, che deve stare allo stesso livello di quello degli Stati Uniti per difendere i nostri interessi. Questo implica una maggiore collaborazione a livello europeo" ha detto. 

Sui recenti sviluppi in medio oriente la premier si dice soddisfatta dell'avvio di un cessate il fuoco tra Israele e Iran. "È un tema sul quale bisogna continuare a lavorare. Come sapete, il nostro obiettivo è arrivare a delle negoziazioni, a un accordo sul nucleare iraniano tra Iran e Stati Uniti. Ne ho parlato ieri con il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, al quale ho detto – e l'ho ribadito oggi nel mio intervento nell'Assemblea plenaria – che serve la stessa determinazione per raggiungere altri due importanti cessate il fuoco: uno in Ucraina, dove la Russia sembra non voler fare passi in avanti, tutt'altro; e a Gaza, dove la situazione è insostenibile".

 

 

Per l'altro fronte di conflitto tra Israele e Hamas, secondo la premier è giunto "il momento per ottenere un cessate il fuoco. Non solo il presidente degli Stati Uniti" se ne rende conto ma anche "vari leader internazionali con cui ho parlato". Mentre su Kyiv si conferma "pieno sostegno da parte di tutti". 

Sul fronte economico invece, riguardo ai dazi, la comunicazione tra Europa e Stati Uniti sembra aperta "Sono abbastanza d'accordo su un'intesa con gli Stati Uniti riguardo ai dazi al 10 per cento perché questa misura, stando alle interlocuzioni con le imprese, non è per noi molto impattante", ha detto la presidente del Consiglio Giorgia Meloni. "Ci consente di continuare a lavorare su alcune questioni che ci stanno molto a cuore anche alla luce di alcune contestazioni degli Usa". Ha poi sottolineato di averne parlato con il presidente americano Trump e di essere ottimista a riguardo. 

Finito il vertice Nato, la presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha incontrato i leader di Francia, Germania, Polonia e Regno Unito, insieme al segretario di Stato della Nato e al presidente ucraino Volodymyr Zelensky. Secondo quanto riporta una nota di Palazzo Chigi, si è discusso del sostegno all'azione degli Stati Uniti per il cessate il fuoco in Ucraina e per un percorso negoziale "che conduca a una pace giusta e duratura". "È necessario che la Russia dimostri di volersi impegnare seriamente nei colloqui, contrariamente a quanto fatto finora", si legge nella dichiarazione. I leader hanno poi ribadito la necessità di mantenere la pressione sulla Russia attraverso nuove sanzioni. 

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