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Il colloquio

Andrée Ruth Shammah (Teatro Parenti): “La sinistra si divide perché alcuni ignorano l'antisemitismo”

Luca Roberto

La regista e direttrice del teatro milanese ospiterà l'evento di Renzi e Calenda: "Il grande paradosso di questa fase è che a chi chiede i due popoli e due stati, bisogna ricordare che lì uno stato e un popolo ci sono già. E invece ogni giorno che passa c’è qualcuno in più che se lo dimentica. Va bene criticare Netanyahu, ma che senso ha nel 2025 scrivere sui manifesti 'Via gli ebrei dall'Italia?'"

Io credo che qualsiasi cittadino che chiede la pace voglia scendere in piazza con due bandiere, quella palestinese e quella israeliana. E invece se non ci si riesce, se c’è stato bisogno di organizzare una seconda manifestazione, è il segnale che a sinistra un problema con il contrasto all’antisemitismo c’è”. Da direttrice del Teatro Franco Parenti di Milano, Andrée Ruth Shammah ospiterà questa sera l’appuntamento che ha messo insieme Matteo Renzi e Carlo Calenda per denunciare sì l’azione del governo di Netanyahu a Gaza, ma anche il terrorismo di Hamas e le derive d’odio antisemita che si propagano alle nostre latitudini. Specifiche su cui il campo largo ha preferito sorvolare nella chiamata alla mobilitazione per domani, a Roma. “Il grande paradosso di questa fase è che a chi chiede i due popoli e due stati, bisogna ricordare che lì uno stato e un popolo ci sono già. E invece ogni giorno che passa c’è qualcuno in più che se lo dimentica, così come ignora che per la gran parte dei paesi arabi Israele sulla mappa non c’è”, ragiona Shammah col Foglio. “Sono stata a numerosi convegni in cui personalità illustri della cultura palestinese sostenevano la necessità di tornare, in medio oriente, al 1947. Cioè a prima della nascita di Israele. E in quelle occasioni nessuna aveva nulla da ridire”.

Dal dopo 7 ottobre, la regista teatrale e direttrice del Parenti è oggetto di attacchi veementi da parte delle frange più estremiste per il solo fatto di dare voce a posizioni che vengono considerate “sioniste”. “Ma il sionismo cos’è, riconoscere il diritto all’esistenza di Israele? Ecco, forse dovrebbero spiegarcelo meglio. Perché credo che in realtà dietro all’antisionismo troppo spesso si nasconda del vero e proprio antisemitismo”, dice Shammah. L’ospitalità all’iniziativa di Renzi e Calenda, riconosce la direttrice, è un’ospitalità concessa non a specifiche posizioni politiche, “ma a chi viene qui per ragionare, non per aizzare gli animi come se dovessimo essere tifosi dell’una o dell’altra parte. Adesso, per dire, dopo più di un anno e mezzo dal 7 ottobre, mi criticano siano i pro Pal che gli ebrei. Ma io non voglio essere etichettata come ebrea, sono milanese, italiana. Fosse per me, in piazza dovrebbero esserci solo bandiere dell’Italia. Quel che però mi preme di far notare è come sia incredibile che nel 2025 per criticare le azioni di Netanyahu si finisca con l’ostentare un manifesto in via Brera, a Milano, che chiede ‘Fuori gli ebrei dall’Italia’. O che ancora, nei cortei per il 25 aprile, la Brigata ebraica possa sfilare solo scortata dalle forze dell’ordine, mentre in uno stravolgimento della storia possano essere brandite bandiere della Palestina che durante la Seconda guerra mondiale stava dall’altra parte”. Il Parenti, peraltro, in questi mesi è stato tacciato di essere “l’avamposto del sionismo” in città. “E solo perché ad alcuni non piaceva un certo tal ospite invitato a parlare. Ma io dico: non fate prima a entrare e dire la vostra, a confrontarvi, a dialogare?”, si chiede Shammah. “Non è con la violenza e insultandoci che riusciremo ad andare avanti. E lo dico da donna di cultura, che ha mille dubbi ogni giorno: se non ci riusciamo noi a trovare un terreno di confronto civile, come possiamo sperare che riescano a trovarlo in medio oriente?”.

 

Fatto sta che la divisione tra la manifestazione di questa sera e il corteo di domani a Roma, organizzato da Pd, M5s e Avs, rende evidente come a sinistra ci sia più di qualche imbarazzo nella condanna degli estremismi e delle derive d’odio. “Includere la questione del contrasto all’antisemitismo credo fosse una priorità che meritava di essere ricompresa in quella piattaforma. Penso renda evidente che la sinistra ha una posizione un po’ troppo schiacciata quando si parla di conflitto israelo-palestinese. E poi mi lasci dire una cosa”, conclude Shammah ponendo sul tavolo una domanda provocatoria. “Perché non sento mai parlare di Sudan, di Ucraina, di quel che sta succedendo in Birmania? Forse perché non essendoci più il bunga bunga questo è l’unico dossier su cui riescono a non dividersi”.

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  • Luca Roberto
  • Pugliese, ha iniziato facendo vari stage in radio (prima a Controradio Firenze, poi a Radio Rai). Dopo aver studiato alla scuola di giornalismo della Luiss è arrivato al Foglio nel 2019. Si occupa di politica. Scrive anche di tennis, quando capita.