l'intervento
Borrell: "Sulle armi all'Ucraina conta la parola di Meloni"
L'Alto rappresentante europeo per la politica estera da Cernobbio ritorna sulla polemica con la Lega. "Al Consiglio europeo abbiamo preso una decisione comune su Kyiv". Nel weekend Meloni aveva rassicurato Zelensky: "Non abbandoneremo l'Ucraina"
"Non voglio certo interferire nelle posizioni politiche nazionali. Sono gli Stati a prendere le loro decisioni. La posizione da tenere è una questione nazionale, ma dell'Ucraina abbiamo parlato al Consiglio europeo per la Difesa e gli Stati hanno preso una decisione". Lo dice in un'intervista alla Stampa l'Alto rappresentante europeo per la politica estera Josep Borrell. Un intervento a margine della partecipazione al Forum Abrosetti, a Cernobbio, il giorno dopo l'incontro tra Giorgia Meloni e Volodymyr Zelensky, in cui s'è fatto il punto sul sostegno all'Ucraina. "Ognuno aveva la propria sensibilità, alcuni erano sensibili alle richieste di Kiev, altri meno, altri ancora erano d'accordo e hanno autorizzato le operazioni dell'Ucraina, e c'è anche qualcuno che potrebbe aver dato il suo via libera in modo riservato, non lo so. Ribadisco: io ho espresso soltanto la mia opinione dopo aver sentito il presidente Volodymyr Zelensky. Le scelte sono degli Stati", spiega allora Borrell, che sembra tornare alla polemica con Matteo Salvini, dopo che sempre ieri aveva detto: "Perché Roma non permette all'Ucraina di usare le armi che le fornisce per colpire le basi russe in territorio russo?". Domanda a cui la Lega aveva risposto con l'accusa di "ingerenze illegittime e inaccettabili negli affari di un Paese sovrano".
"L'Italia non abbandonerà l'Ucraina", era stata la promessa rivolta dalla premier Meloni al presidente Zelensky nella giornata di sabato a Cernobbio. Anche se sull'ipotesi di fornire armi che possa colpire sul territorio russo, la presidente del Consiglio ha preso tempo. Complice anche una certa diffidenza degli alleati (soprattutto Matteo Salvini). "Il supporto all'Ucraina non riguarda il signor Borrell, la signora Von der Leyen o la signora Meloni, che pure ha dato un grosso sostegno. Quella su Kiev è una posizione ufficiale dell'Unione europea, che è un'istituzione con una cultura e una architettura molto complessa. A definire la linea europea sono i leader seduti attorno al tavolo", analizza ancora l'Alto rappresentante. Che nell'intervista ha modo anche di notare le diverse posizioni su Kyiv all'interno della politica italiana: "Ci sono tante divisioni anche a sinistra. Ho appena ascoltato l'ex primo ministro Giuseppe Conte, la segretaria del Pd Elly Schlein e Carlo Calenda e ho trovato grandi differenze nelle loro posizioni. Uno di loro voleva supportare Kiev e procurare armi a lungo raggio, altri sono contrari alla concessione di questi armamenti. Tutti parlano di una soluzione diplomatica e il mio ruolo non è quello di entrare negli affari interni e di dire chi ha ragione e chi ha torto. Però percepisco differenze importanti".