Editoriali
Meloni e l'Albania: esternalizzare serve davvero? Non scherziamo
La visita della premier a Tirana ha avuto uno scopo propagandistico: i migranti trasferiti saranno poche centinaia e i costi saranno superiori a quelli previsti per le strutture analoghe esistenti in Italia. Su questo dovrebbe concentrarsi l'opposizione, più che sul solito "fascismo"
La visita di Meloni a Tirana ha senza dubbio uno scopo propagandistico. L’obiettivo di “esternalizzare la gestione dell’immigrazione in Paesi terzi”, però, non è solo del governo italiano: questa proposta si trova anche nel programma del Partito popolare europeo approvato a Bucarest. Inoltre il mese scorso 15 paesi dell’Unione europea hanno chiesto alla Commissione di adottare nuove soluzioni sulla tematica dell’immigrazione, citando il modello italo-albanese. Si tratta dunque di uno dei temi sui quali è possibile, e per il centrodestra auspicabile, che si crei una collaborazione tra destre e popolari in Europa. Si tratta di propaganda, ma di una propaganda che tende a presentare il centrodestra come motore di possibili nuove aggregazioni europee. Alla fine i migranti “esternalizzati” saranno poche centinaia, sempre che si riesca a costruire davvero le strutture richieste almeno entro l’autunno. I costi saranno superiori a quelli previsti per le strutture analoghe esistenti in Italia ed è assai dubbio che il pericolo di finire in Albania riduca la pressione migratoria che si dirige in Italia.
Quello che si può fare per contrastare le conseguenze dei fenomeni di destabilizzazione, dalle guerre alle carestie, è solo un palliativo, peraltro costoso. Da questo punto di vista le proteste delle opposizioni sono giustificate, perché il carattere e le dimensioni dell’operazione sono incomparabili con il fenomeno migratorio in quanto tale. È ragionevole criticare il rapporto squilibrato tra costi certi e benefici solo eventuali e non proporzionati. Si esagera, invece, quando si parla di un pericolo per il carattere democratico delle istituzioni rappresentato dai tentativi di esternalizzazione. Questa mania di gridare al lupo quando il lupo non c’è, come ci ricorda la favola di Esopo, è pericolosa perché in questo modo non si riesce a capire quando il lupo c’è davvero. Il governo fa errori. Ma collegare ogni volta queste critiche all’evocazione di un pericolo “fascista” ha solo l’effetto di far apparire strumentali anche le critiche del tutto giustificate nel merito.