Il caso

Guerra all'Ispi: il cda non vuole l'ambasciatore Talò come presidente

Simone Canettieri

Domani il voto per rinnovare i vertici dello storico Istituto di politica internazionale. Muro interno contro l'ex diplomatico di Giorgia Meloni, dimissionario dopo lo scherzo russo. Al suo posto spunta l'interim per Magri. Giochi di potere e feluche 

Questa volta non è lo scherzo di una coppia di  comici russi a sbarrare la strada a Francesco Talò. O forse anche quell’inciampo, dopo una carriera specchiata, viene usato per colpirlo. Sta di fatto che da giorni un pezzo che conta dell’Ispi (il prestigioso Istituto per gli studi di politica internazionale) sta dicendo di no all’elezione a presidente dell’ambasciatore. Una cosa mai successa in novant’anni di storia a Palazzo Clerici: la rivolta del consiglio d’amministrazione contro un nome indicato dal governo. Talò è stato capo dell’ufficio diplomatico di Palazzo Chigi fino allo scorso novembre, quando la premier Giorgia Meloni annunciò le sue dimissioni: al lei è stato passato al cellulare il finto presidente dell’Unione africana molto interessato a farla parlare (registrandola) di Russia e Ucraina. Il diplomatico ha pagato per tutto l’ufficio. Il ministro Guido Crosetto l’ha portato con sé alla Difesa prospettandogli poi la presidenza dell’Ispi al posto di Giampiero Massolo. 


L’elezione delle nuove cariche del think tank più importante d’Italia  si svolgerà domani. Tuttavia da qualche giorno è stato spiegato  alla Farnesina, a Palazzo Chigi e alla maggioranza che Talò “non potrà essere eletto presidente”. I motivi vanno ricercati, per poi perdersi, nel consiglio d’amministrazione dell’Ispi. Un enorme patto sindacale, stile vecchia Rcs, dove siedono i rappresentanti della meglio imprenditoria italiana, soprattutto milanese, pubblica e privata (da Google all’Eni, passando per Pirelli, Mediaset, Piaggio, Mediolanum, Enel, Leonardo, Poste, Snam, Ibm, Italmobiliare fino all’Iai l’Istituto affari internazionali presieduto da Nelli Feroci). A Talò vengono rinfacciati lo scherzo dei russi, le posizioni estremamente troppo filo Nato (in chiave anti Cina e anti Russia), le pressioni del governo per nominarlo presidente dell’istituto, anche se la prassi è sempre stata questa.

Lo accusano di tutto, pure di essere amico della Fiamma magica di Fratelli d’Italia, anche se non lo è. In questo magma incontrollabile di mille interessi e umori trasversali a cavallo fra business e giochi di potere sembra che ad avere la meglio sarà Paolo Magri,  attuale vicepresidente esecutivo dell’Ispi (già membro del cda della Fondazione Italia-Cina e del Consiglio d’Indirizzo della Fondazione Italia-Russia) che domani dovrebbe assumere l’incarico di presidente ad interim. Con Talò che diventerà dirigente con alcune deleghe, senza salire al soglio dell’Istituto. Massolo, presidente uscente, dovrebbe invece rimanere come responsabile dell’istituto di sorveglianza. “Ci sono troppe pressioni contro di me”, si è sfogato l’ex capo del diplomatico di Palazzo Chigi, 64 anni di cui 38 passati tra le feluche, tra il consolato di New York e l’ambasciata in Israele. Tutto è cambiato in pochi mesi: all’inizio il cda gli aveva dato un via libera informale poi è arrivato l’irrigidimento. Al punto che Crosetto, tra i suoi principali sponsor anche se è stimato trasversalmente, gli ha consigliato di battere, per il momento, in ritirata. Per magari riproporsi come presidente fra qualche mese. O fra qualche anno, quando Magri sarà andato in pensione. Chissà. Giochi della politica, ambasciatori, grande imprese: più che l’Ispi sembra una serie di Netfflix. 

  • Simone Canettieri
  • Viterbese, 1982. Al Foglio da settembre 2020 come caposervizio. Otto anni al Messaggero (in cronaca e al politico). Prima ancora in Emilia Romagna come corrispondente (fra nascita del M5s e terremoto), a Firenze come redattore del Nuovo Corriere (alle prese tutte le mattine con cronaca nera e giudiziaria). Ha iniziato a Viterbo a 19 anni con il pattinaggio e il calcio minore, poi a 26 anni ha strappato la prima assunzione. Ha scritto per Oggi, Linkiesta, inserti di viaggi e gastronomia. Ha collaborato con RadioRai, ma anche con emittenti televisive e radiofoniche locali che non  pagavano mai. Premio Agnes 2020 per la carta stampata in Italia. Ha vinto anche il premio Guidarello 2023 per il giornalismo d'autore.