Nicola Zingaretti - foto Ansa

Dopo il voto

Il ritorno dei contiani viventi. Franceschini, Zingaretti e pure Bettini: essi (ri)vivono  

Salvatore Merlo

"All’obitorio della nostra università c’era un cadavere. Era morto, ma ha aperto gli occhi e ha cercato di alzarsi!", diceva un terrorizzato professor Grimes nella scena madre del film "La notte dei morti viventi". È la stessa scena che lunedì notte devono aver vissuto tutti i riformisti del Pd

Lunedì, interno notte. Per uno zerovirgola il centrosinistra ha appena vinto le elezioni in Sardegna. Partono a batteria le dichiarazioni di giubilo nel Pd. “Viva l’alleanza con i 5 stelle. È la strada giusta. Con Conte come nel 2019”. Vibra il telefonino di Dario Franceschini, che ha appena twittato ed è a casa davanti alla TV. Lui è il papà (e la mamma) del governo Conte II. Messaggio: ma con i Cinque stelle ammazzate i riformisti, gli dicono. E lui: “C’è posto per tutti”. Sì, bisogna vedere dove...
 

“All’obitorio della nostra università c’era un cadavere, un cadavere a cui erano stati amputati tutti e quattro gli arti, ed ecco che improvvisamente questa mattina ha aperto gli occhi e ha cominciato a muoversi! Era morto, ma ha aperto gli occhi e ha cercato di alzarsi!”, diceva un terrorizzato professor Grimes nella scena madre del film “La notte dei morti viventi”, versione del 1968. Ed è all’incirca la stessa scena che lunedì notte devono avere vissuto Stefano Bonaccini, Lorenzo Guerini, Alessandro Alfieri e tutta la corrente riformista del Pd. Avevano già pronti dei comunicati per seppellire definitivamente il cadavere dell’alleanza con il M5s, prevedendo la sconfitta della grillina Alessandra Todde. Alfieri lo aveva persino preannunciato all’ex capogruppo grillino Ettore Licheri: addio campo largo. Macché. Nella notte, anzi col favore delle tenebre come direbbe Giuseppe Conte, è successo l’impensabile.

 

Proprio come in un b-movie americano. Davanti ai loro occhi increduli il cadavere rossogiallo ha ripreso vita e ha cercato di alzarsi. E di mozzicare, pure. Dunque da ieri notte Franceschini è tornato a parlare, Beppe Grillo a twittare in sardo (“Ajò”), Nicola Zingaretti si è rianimato su Instagram, con la luna piena, mentre quasi ripeteva il famoso adagio di “Conte riferimento fortissimo dei progressisti”. E dalla Thailandia, dove taceva da quasi un anno e mezzo, è riemerso persino Goffredo Bettini detto il precettore rossogiallo: “Naturalmente la prima protagonista di questa vittoria è stata la nostra candidata Alessandra Todde, una donna del Movimento 5 stelle, forte, intelligente e di sostanza. E che ha saputo rappresentare l’insieme dell’alleanza che ha prevalso”. Manca soltanto Massimo D’Alema.
 

Sicché da ieri notte Bonaccini, Guerini e gli altri sembrano Harry e Ben, i protagonisti del film mentre cercano di scappare dagli zombie. Leggete e paragonate. “Lei è matto! La cantina è il posto più sicuro dove rifugiarsi!”, dice Harry (Bonaccini). E Ben (Guerini): “Io invece le dico che quelli hanno rovesciato la nostra macchina, ce la siamo cavata per un vero miracolo! E non saranno queste quattro assi marce che gli impediranno di entrare!”. Ed è proprio vero. Ieri sera Conte, il federatore resuscitato, imperversava in televisione a reti quasi unificate, insomma entrava dovunque e non bastava chiudersi nemmeno in cantina: alle 20.30 era a “in Cinque Minuti” su Rai1 alle 21.15 lo si trovava a “Dimartedì” su La7, e subito dopo alle 23.35 era di nuovo a “Porta a Porta”. Ecco. “Sono dovunque!”, gridava Ben. “Non resta che tentare di mimetizzarsi”, rispondeva Harry. È un’opzione valida, in effetti.

 

Dev’essere per questo che, dopo avere inseguito Conte a Cagliari (impietose le agenzie: “Anche Schlein va in Sardegna”), ella, cioè Elly,  ha cominciato a parlare come Virginia Raggi. Magari mi scambiano per una dei loro, deve aver pensato. Dunque, imitando la nota cadenza ha detto pure lei: “Il vento sta cambiando”. Allora forse tutta questa storia finirà davvero con Elly, anzi ella, che offre il suo posto di leader del centrosinistra a Conte. Come se uno inopinatamente, a notte buia, si ritrovasse attorniato da quattro malintenzionati che gli puntano contro le armi e dolcemente dicesse loro: “Signori, mi è venuta un’idea. Visto che il vento sta cambiando, che ve ne pare se vi consegnassi il portafoglio?”. E i riformisti? E Bonaccini, e Guerini, e Alfieri, e tutta la sinistra occidentalista e liberaldemocratica italiana? E quelli che tra Israele e Hamas non hanno dubbi? E quelli che preferiscono l’Ucraina libera a Putin? Che fine fanno loro? “C’è posto per tutti”, risponde Franceschini mentre nella stanza accanto già si sente uno strano rumore di membra spolpate. Ed è il ritorno dei contiani viventi. Non è concepibile perderselo questo film

  • Salvatore Merlo
  • Milano 1982, vicedirettore del Foglio. Cresciuto a Catania, liceo classico “Galileo” a Firenze, tre lauree a Siena e una parentesi universitaria in Inghilterra. Ho vinto alcuni dei principali premi giornalistici italiani, tra cui il Premiolino (2023) e il premio Biagio Agnes (2024) per la carta stampata. Giornalista parlamentare, responsabile del servizio politico e del sito web, lavoro al Foglio dal 2007. Ho scritto per Mondadori "Fummo giovani soltanto allora", la vita spericolata del giovane Indro Montanelli.