Il racconto

Berlinguer, l'infiltrata di destra a sinistra. Fa il botto a Mediaset, la sua vera Itaca

Carmelo Caruso

Sequestra lo studio, fa slittare il programma di Nicola Porro, ma mai era stata tanto a suo agio come a Rete 4. Corona a briglia sciolta, Scanzi al posto giusto. La Rai di destra aveva la migliore destra in casa

Ha finalmente trovato la sua Itaca: il Twiga, il denaro, il parrucchiere personale, le luci di Bonolis. Sono serviti quarant’anni prima che Bianca Berlinguer si liberasse della Rai e del suo cognome. Solo Mediaset ce l’ha mostrata per quello che è: una straordinaria giornalista reazionaria, costretta a partecipare alle feste dell’Unità. E’ lei la Feltri senza glutine, la firma rosa che cerca la destra: Dom Perignon e messa in piega.


Sul serio va omaggiato Pier Silvio Berlusconi, l’unico a comprendere che Rai e sinistra erano la vera schiavitù di Bianca Berlinguer, la figlia del caro Enrico, l’erede di Sandro Curzi, l’ex direttrice del Tg3, l’insopportabile nella vita, ma inviolabile per anagrafe. Solo Mediaset l’ha emancipata come figlia del segretario. Il suo esordio, il suo nuovo programma, E’ sempre Cartabianca, martedì sera su Rete 4, la incorona a pieno titolo, “signora manganello”, vero volto del mondo conservatore: legnate, cuneo fiscale e lusso. Per la sua prima ha preteso lo stesso addetto luci di Bonolis, per concludere le sue prove ha sequestrato lo studio,  il Palatino, al punto da fare  slittare la messa in onda di Stasera Italia.  Nicola Porro, a causa sua, è  stato costretto a condurre con un panno verde dietro: Belén a confronto di Berlinguer è una casalinga disperata. Sono state tre ore e sei minuti, televisivamente, impeccabili, che il pubblico ha premiato: oltre il dieci per cento di share, quasi un milione e mezzo di spettatori. Quella sua compagnia di giro, quell’accolita di scalcinati, che su Rai 3 era imbarazzo da Commissione di Vigilanza, a Mediaset era infatti una formidabile comitiva, cugini di spritz e sigari, tutti ben remunerati dalla famiglia Berlusconi, perché come ricordava lo scrittore Mauro Corona, “dovete sapere che io, dal 1997, pubblico con Mondadori”. Solo in quella che non sapeva ancora fosse casa da sempre, Berlinguer ha fatto outing e si è tolta il velo. A Mediaset è stata naturale compagna di scena dello spaccone ciucco, lo scrittore che la Rai aveva allontanato dopo averla definita amorevolmente “gallina”, il pensatore che consiglia di dare “legnate ai ragazzi”. Solo a Rete 4, Berlinguer non aveva bisogno di nascondere la sua amicizia con Briatore, imprenditore, e compare, dal “digiuno intermittente”. Era il salotto che aveva sempre sognato. Il cavalier Mario Giordano le offriva il braccio perché “cara Bianca sono felice di darti il benvenuto”. L’ex capogruppo del Pd, Debora Serracchiani, vestita come Myrta Merlino, spiegava a Briatore che il problema in Italia è forse “la formazione dei lavoratori, chiediamocelo”, tanto che Briatore stava per invitarla a Forte dei Marmi. Stefano Cappellini, di Repubblica, dialogava socraticamente con Giordano come un filosofo della vecchia scuola di Atene: “No, caro Mario” e “No, caro Stefano”. Ogni cosa era al posto giusto, come Berlinguer che stava in mezzo ai giornalisti di Verità e Fatto, Francesco Borgonovo e Andrea Scanzi, quest’ultimo ospite a 1.500 euro a puntata (diceva che i soldi di Mediaset erano soldi della mafia). Pure il collegamento con Oscar Farinetti, disturbato, alla fine, come ironizzava l’imprenditore, è una bella “imperfezione” che ci “rende originali” (Berlinguer stava per strangolare l’operatore). Aveva insomma ragione lei quando, a inizio puntata, si è presentata dicendo che “la Rai resta nel mio cuore, ma a Mediaset ho trovato le condizioni migliori”. Solo qui, il suggerimento di Corona, quell’“io con lei saprei cosa fare oltre la tv”, non è una “violenza”, ma solo la Bicamerale del Bunga Bunga. Da Erto, dalla baita, Corona mescolava Borges con gli “escrementi al posto dei sassolini che mi devo togliere”. Berlinguer gli prometteva fedeltà, “io di lei non mi libererò mai”, mentre lui, Corona, si vendicava di Vincenzo De Luca, che gli aveva dato del capraio afghano: “Al ragionier De Luca dico che sarà il suo peggiore incubo”. Nel 2017, in un’indimenticabile intervista al Gazzettino, sempre Corona, che vuole rieducare l’italiano come  Scanzi, e in Cina Mao (“dobbiamo rimappare gli italiani” sempre Scanzi) spiegava che “era un uomo di sinistra, ma se uno entra a casa mia, io gli sparo”. Era lo stesso Corona che, in trasmissione, suggeriva di aver più amore per gli orsi, per gli animali; frase che, secondo Sciascia, è sempre un termometro: “Quando c’è molto amore per gli animali, solitamente ce n’è poco per gli uomini”. Ebbene, confinato oltre la mezzanotte, come i film a luci rosse,  il professore Orsini, che ripete ancora “il blocco occidentale è guidato da assassini e criminali”, finiva disarmato da Berlinguer. Come le dolci infermiere ai pazienti, anche lei diceva a Orsini: “Ma sto blocco occidentale? Va bene, va bene, abbiamo capito”. Non è mai stata di sinistra, a partire dai suoi desideri: “Voglio avere un parrucchiere mio”. La nuova Rai di destra non ha compreso in tempo che, in Rai, la vera  destra stava a sinistra. L’hanno lasciata andare, lei che era l’unica davvero da trattenere.

 

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  • Carmelo Caruso, giornalista a Palermo, Milano, Roma. Ha iniziato a La Repubblica. Oggi lavora al Foglio