Alessandro Alfieri (Ansa)

L'intervista

Una mozione comune per richiamare il governo sul Pnrr. Parla Alfieri (Pd)

Marianna Rizzini

“Restiamo uniti sui fondi europei. L’impegno dell’Italia non deve conoscere distinguo: aspettiamo in Aula il ministro Fitto”, ci dice il senatore dem con delega alle Riforme. E chiama a raccolta le opposizioni sul Recovery Plan

Una mozione già pronta, firmata Pd, da presentare con l’obiettivo di evitare perdite di tempo, e con l’auspicio che il resto dell’opposizione “si compatti” attorno all’urgenza, dice Alessandro Alfieri, senatore dem e membro della segreteria pd con delega alle Riforme e al Pnrr. “Abbiamo già sottoposto i nostri punti ai colleghi delle altre forze politiche del centrosinistra, e non abbiamo motivo di dubitare che non ci sia accordo su questi temi, su cui è importante restare uniti, visto anche che un lavoro comune proficuo era stato fatto sotto il governo Draghi”. Sono giorni decisivi: il tempo stringe, il Fmi richiama l’Italia a una “tempestiva implementazione”, l’ex premier Romano Prodi, dal Festival dell’Economia di Trento, sottolinea l’importanza dello strumento europeo. Ma gli obiettivi da individuare e raggiungere per poter accedere alla terza e quarta rata di fondi europei sembrano un miraggio.

 

Dall’opposizione, il capogruppo dei senatori dem Francesco Boccia, intervistato da questo giornale, ha chiamato in causa il ministro per gli Affari Europei, le Politiche di Coesione e il Pnrr Raffaele Fitto (“questa destra non crede nel Pnrr e danneggia l’Italia”), ma anche la compattezza a sinistra ha il suo peso, tanto più che su alcuni argomenti, riconversione ecologica in testa, non si riscontra grande unanimità: “Sul Pnrr il nostro impegno non deve conoscere distinguo. E tutti aspettiamo in Aula il ministro Fitto”, dice Alfieri, enucleando i temi su cui la mozione richiamerà l’attenzione del governo: “Se si guarda all’Europa, vediamo che la Germania ha già concordato con la Commissione due modifiche tecniche, e che la Spagna e il Portogallo stanno interagendo con continuità con gli organismi preposti. L’Italia invece non ha ancora presentato le sue, di proposte. E va bene che c’è stato un cambio di governo, ma era otto mesi fa. Abbiamo ascoltato infinite discussioni sul tema della governance, ma poi con grande ritardo ci si è ridotti a chiedere ai vari ministeri su quali progetti si vorrebbero introdurre cambiamenti. Ci dica, il governo, qual è l’idea, quali sono le proposte”.

 

Alfieri pone l’accento anche sul “capitolo aggiuntivo” REPowerEU, “i cui fondi possono servire per progetti che riguardano settori importanti, come quello energetico, specie per la spinta alle energie rinnovabili e il fotovoltaico, su cui si era cominciato a consultare le principali aziende del paese. Abbiamo sollecitato un’azione in questo senso, ma c’è chi ci ha fatto notare che c’è tempo fino ad agosto. Solo che agosto è il time limit, è adesso il momento. I tre miliardi di REPoweEU sono risorse importanti da poter spendere. Da mesi chiediamo al governo quali siano i progetti in campo, ma ci sono arrivate risposte frammentarie”. Il Pd, dice Alfieri, “ha creduto nel Pnrr fin dall’inizio, come occasione e strumento per lavorare su alcuni nostri nodi strutturali, nell’ottica di un vero e proprio progetto paese. Sappiamo che parallelamente dobbiamo aiutare, con una semplificazione a livello di procedure, a partire dal Codice degli Appalti, l’azione delle comunità locali, in modo che i fondi possano essere spesi. Ma i ritardi cominciano a essere tanti, anche su obiettivi trasversali come la transizione ecologica e gli asili nido”.

 

La mozione che il Pd sta sottoponendo preventivamente anche alle altre forze d’opposizione verte proprio sulla riaffermazione della centralità del Pnrr come “strumento da adottare, sorta di bandiera di un progetto-paese”, dice Alfieri, “e sulla necessità di “procedere speditamente” per poter accedere alla terza e quarta rata. Ne va della credibilità di un’Italia che ha goduto di una grande apertura di credito. Non ci possiamo permettere di sbagliare, specie in un momento di emergenza, con la Romagna sommersa. E spero che nessuno, nel centrodestra, voglia più fare opera di sciacallaggio politico televisivo”.

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  • Marianna Rizzini
  • Marianna Rizzini è nata e cresciuta a Roma, tra il liceo Visconti e l'Università La Sapienza, assorbendo forse i tic di entrambi gli ambienti, ma più del Visconti che della Sapienza. Per fortuna l'hanno spedita per tempo a Milano, anche se poi è tornata indietro. Lavora al Foglio dai primi anni del Millennio e scrive per lo più ritratti di personaggi politici o articoli su sinistre sinistrate, Cinque Stelle e populisti del web, ma può capitare la paginata che non ti aspetti (strani individui, perfetti sconosciuti, storie improbabili, robot, film, cartoni animati). E' nata in una famiglia pazza, ma con il senno di poi neanche tanto. Vive a Trastevere, è mamma di Tea, esce volentieri, non è un asso dei fornelli.