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editoriali

Sul Pnrr il governo dovrebbe ascoltare Gentiloni

Redazione

“Occorre lavorare non tanto per denunciare i ritardi ma per evitarli”. Così il commissario europeo cerca spazi di mediazione intelligente tra i governi e la Commissione

Paolo Gentiloni, commissario europeo all’Economia, riesce a tenere la linea della Commissione, come da suo mandato, ma, nello stesso tempo, a evitare sia il tono di chi dà bacchettate ai paesi ritardatari sui progetti europei o non pienamente capaci di aderire alle indicazioni sulla politica di bilancio sia qualunque scivolone verso forme di europeismo meno che ortodosso o verso qualunque tipo di populismo nemico di Bruxelles. E’ una linea che ci si poteva aspettare da lui, per il suo passato e per le sue dimostrate capacità politiche, ma riesce comunque a sorprendere per il modo con cui trova sempre spazi di mediazione intelligente tra i governi e la Commissione, con una speciale interpretazione di questa attitudine quando si guarda alle vicende del governo italiano.

Per Giorgia Meloni nelle occasioni di massimo rilievo e per Giancarlo Giorgetti quasi quotidianamente è diventato una risorsa. Non minaccia, non ammonisce, non sta col ditino alzato, ma cerca spazi di manovra e soprattutto punta al sodo nei rapporti economici tra Italia e Ue. Esorta alla ratifica del Mes cercando prima di tutto di sdrammatizzare “non è la Spectre”, ha detto ieri al Festival dell’economia di Trento, e poi proponendo una soluzione di buon senso e cioè l’approvazione delle modifiche al Mes accompagnata da una dichiarazione con cui l’Italia comunica di non avere alcuna intenzione di usarlo, né ora né in futuro. E cerca soluzioni anche per la partita principale, quella del Pnrr (in termini assoluti l’Italia, ha ricordato, è il paese che riceve più quattrini: la Commissione ha finora erogato 154 miliardi a livello europeo e solo all’Italia sono stati erogati 67 miliardi). “Dobbiamo lavorare – ha detto – non tanto per denunciare i ritardi ma per evitarli”. In questa frase c’è più del semplice buon senso. C’è l’idea di sottrarre l’europeismo, la correttezza nei rapporti con l’Ue e la capacità di trarne il massimo vantaggio, alle beghe politiche e di farne patrimonio comune. Occasione da cogliere al volo per un governo (forse) intenzionato a liberarsi dalle tentazioni ungheresi.

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