Viale Mazzini

Rai 3, addio. Finisce l'epica di Tele Kabul. Diventa rete "bianca"

Carmelo Caruso

E' destinata a diventare una rete come la 7 e ospitare programmi di destra. 36 anni dopo la svolta di Angelo Gugliemi, il Pd rinuncia alla sua ridotta nella tv pubblica

“Quando c’era Rai 3”. Sarà l’ultimo pianto di sinistra, la malinconia di chi aveva trovato Marx nel telecomando: “Compagno abbonato, ti ricordi?”. Walter Veltroni ne farà un documentario. La Repubblica un long form. La Stampa almeno due. Sta davvero per chiudere, dopo 36 anni, l’ottica di Angelo Guglielmi, il direttore-scrittore-critico di Rai 3, gli occhialetti della rivoluzione (ma televisiva), l’uomo di share e popolo che, prima di morire, ricordava: “Ho fatto più io, per la sinistra, con Chi l’ha visto, che Gramsci con i suoi Quaderni”. Nascerà una Rai 3 che somiglierà a La7, una rete dedicata all’informazione, ma sarà mescolata, di destra e sinistra. Il M5s sta lottando per avere Rai com, e pure il genere Rai cinema. Tele Kabul è caduta, il maggio del ‘23.


Sono serviti 36 anni prima di svuotare l’acquario Rai 3, il piccolo mare dei pesci rossi, che racconta oggi, Claudio Petruccioli, ex presidente della Rai, e della Commissione di Vigilanza, ex direttore dell’Unità, “è sempre stata la sinistra della sinistra. La verità è che Rai 3, come rete del Pci dei Ds, non è mai esistita. E’ esistita un’altra cosa”. E cosa? “Una rete culturale, a volte intelligente, a volte meno. Rai 3 è stata una rete che aveva sì collegamenti, ma con alcuni funzionari del nostro partito, funzionari che non esitavano a farci picchiare se non eravamo in linea. La loro linea”.

 

Racconta Petruccioli che esistono due piani Rai, la Rai politica e la Rai-Rai. E quale sarebbe la differenza? “Che la Rai-Rai lavora. E’ una Rai che può essere di destra, di centro, di sinistra. E’ una Rai che vuole stare sul mercato. Io stesso ho trovato, in molti casi, più collaborazione nella Rai creduta di destra che nella Rai di sinistra. Era solo Rai-Rai. La Rai è piena di buoni direttori e giornalisti, che sono semplicemente buoni direttori, giornalisti e che lasciano credere di esserlo per conto di qualcuno”.

 

La lottizzazione in Rai quindi non esiste? “Non dico questo, dico che non si farebbe a tempo a farsi lottizzare che è già cambiato il segretario di partito”. E però, Rai 3, la Rai di sinistra, davvero abbassa la saracinesca. Il talk del giovedì sera di Rai 2, quello che dovrebbe essere condotto da un volto “esterno” (Merlino, Inciocchi, Giletti) andrà in ogni caso in onda, ma su Rai 3, mentre Rai 2 sarà la rete dell’intrattenimento. E, dice Petruccioli, che non è inatteso, dato che è quanto già previsto dalla riforma dei generi, una riforma che la destra Rai, l’ad Roberto Sergio e il dg, Giampaolo Rossi,  metterà ora in pratica.

 

Su Rai 3 potrebbe  nascere una striscia pomeridiana, sul modello di Tagadà di La7, guidata da Laura Tecce, la giornalista che  grida al mondo, e sui giornali, di essere “meloniana”. Su Rai 3 resteranno i programmi come Cartabianca, Report, ma si possono ritenere programmi di sinistra? Cartabianca è il reparto degli svalvolati e Report, la sala del giornalismo techno, pasticche di complotti e siringhe di poteri forti. E’ sinistra? Alla guida del Tg3 ci sarà ancora Mario Orfeo. Lucia Annunziata conserva il suo programma, e Marco Damilano, pure. A Corrado Augias ne sarà tolto qualcuno. Non ci sarà l’epurazione, a eccezione di Andrea Vianello,  il solo che viene esiliato a Rai San Marino, e non si sa per quale ragione. Dove sta Elly Schlein?

 

Il M5s, oltre a Carboni a Rai Parlamento, sta ottenendo il genere Rai cinema-Fiction per Adriano De Majo (è il vicedirettore dell’Intrattenimento) e pure Rai Com per Claudia Mazzola. Sta nascendo pure la quota Tajani  che vuole un suo pezzo in Rai (la sua punta è il corrispondente a Bruxelles, Benedicenti). Non è dunque tanto lo sgombero, che mette fine a Tele Kabul, ma qualcosa di  più disperato, la fine del “padroni a casa nostra, casa Rai 3”, la liquidazione dell’idea che “Rai 3, almeno quella, ci tocca”. Rai 3, per una comunità intera, è stata sul serio qualcosa di più di un partito, come un tempo lo era il quotidiano Repubblica, le librerie Feltrinelli, il programma di Radio 3, Fahrenheit. Per il nuovo Pd la narrazione si fa su Instagram e Tele Kabul è solo l’antico completo del nonno con i baffoni.

 

Il Pd è troppo impegnato con l’armocromia da non capire che il Maggio ‘23 è, a suo modo, pari alla caduta della parola Pci, l’ultima insegna schiodata.  Ad Agorà, la striscia mattutina, la conduttrice Monica Giandotti, apprezzata dal Pd, (a cui verrà proposta qualche altra striscia), potrebbe essere sollevata per fare posto, in autunno, a Manuela Moreno, apprezzata invece da FdI. Annalisa Bruchi, gradita alla destra, traslocherà su Rai 3, e ci sarà da vedere, in seguito a chi andranno i programmi di storia (Massimo Bernardini, che li ha già condotti, e Manuela Ponzoni sono candidati). E per Petruccioli non c’è nulla di male “nel volere cambiare la narrazione, ma la destra lo sa che per produrre e mandare in onda  una fiction servono almeno tre anni? Lo sa fare un Novecento più bello di quello di Bertolucci?”. Lascia intendere Petruccioli, e lo pensano in tanti, che nel Pd c’è quasi del sollievo nel vedere Rai 3 di colore “bianco”. C’è lo stesso sollievo di chi, dopo il 1989, cominciò a dire: “Io non sono mai stato comunista” per poi farne botteghino e libri, memoria. Sarà Rai 3 l’ultimo  lutto della sinistra. E’ il Pd che tifa in realtà  Rai 3 “cara estinta”.

 

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  • Carmelo Caruso, giornalista a Palermo, Milano, Roma. Ha iniziato a La Repubblica. Oggi lavora al Foglio