Il caso

L'operazione verità di Meloni sul Pnrr: "Ho ereditato una situazione complicata"

Simone Canettieri

Oggi il comizio della premier per le regionali in Friuli Venezia Giulia. Ma Udine non sarà l'unica piazza: in agenda anche un tour per le comunali. La leader vuole rovesciare le critiche sui fondi europei

“Adesso parlo io”. Oggi pomeriggio a Udine Giorgia Meloni inaugura un nuovo format: operazione verità sul Pnrr. L’occasione è il comizio con i leader del centrodestra, Antonio Tajani e Matteo Salvini, a sostegno della ricandidatura del governatore del Friuli Venezia Giulia Massimiliano Fedriga. Tuttavia, al di là della partita locale che sembra senza storia, la premier salirà sul palco per difendersi dalle accuse di questi giorni sui fondi europei. 

Sarà la prima uscita di un’agenda molto fitta fuori dal Palazzo, dove si sente forte, dove è il leader del principale partito della coalizione di centrodestra oltre che la presidente del Consiglio. E dunque parte da Udine la voglia di Meloni di spiegare ciò che sta dicendo in queste ore . E cioè che sul Pnrr “ha ereditato una situazione difficile dal governo precedente”, che tanti allarmi li aveva lanciati già durante “la campagna elettorale”. Ma comunque, niente panico, “perché sono qui da cinque mesi per cambiare le cose e ce la farò”. Mai come in questo momento si staglia sulla capa del governo e di Fratelli d’Italia l’ombra di Mario Draghi, il suo predecessore.

Tuttavia la linea al momento è quella di raccontare le criticità trovate, senza però frontali con la Commissione europea. Il contrario cioè di quanto ripetuto da Matteo Salvini 24 ore fa a proposito dei sospetti su un trattamento non paritario di Bruxelles adesso che c’è la destra al governo rispetto all’epoca dell’ex banchiere centrale. Meloni ha voglia di stare in mezzo alla gente. Motivo per il quale lunedì è attesa al Vinitaly a Verona (per poche ore ma da protagonista assoluta, visto che i big del governo si presenteranno agli stand domenica).

Giovedì non è escluso che si presenti a L’Aquila per l’anniversario del terremoto del 2009. Ipotesi plausibile – “agenda permettendo” – anche per il governatore abruzzese e collega di partito, nonché amico personale, Marco Marsilio. Il Meloni tour comprende anche visite istituzionali all’estero (tra il 14 e il 15 aprile è attesa in Etiopia e sempre nello stesso mese potrebbe incontrare a Londra il primo ministro britannico  Rishi Sunak).

La premier rimane sempre e comunque però il capo di un partito,  primo in Italia secondo i sondaggi, che non deve scendere sotto il 30 per cento. Non deve farsi logorare cioè dall’azione di governo, dinamica già rivista. Ecco perché ha in mente tra fine aprile e i primi di maggio un piccolo tour nei capoluoghi più importanti che si presenteranno al voto per eleggere il sindaco e il consiglio comunale. La tornata elettorale del 14 e 15 maggio interesserà diciotto comuni capoluoghi di provincia. Di questi uno è anche capoluogo di regione (Ancona), uno è capoluogo di città metropolitana (Catania) e 7 superano i 100mila abitanti (Ancona, Brescia, Catania, Latina, Siracusa, Terni, Vicenza). Com’è ovvio che sia Meloni, alle prese con la gestione ordinaria del paese, non potrà salire sui palchi di tutte le città. Già in campagna elettorale ne scelse una per regione. E però l’idea sarebbe quella di fare qualche tappa, questo sì. I nomi delle località, per il momento scritte sulla sabbia, portano a Brescia, Catania, Ancona e Latina. La prima viene da una giunta Pd, la seconda è stata governata fino alle elezioni di settembre da Salvo Pogliese (poi diventato senatore di FdI), la terza rientra nelle care Marche già governate dall’amico fraterno Francesco Acquaroli e poi certo c’è Latina, città simbolo della destra, dove Meloni chiuse il tour delle regionali nel 2018 e dove il suo partito, dopo una breve sbornia leghista, ha cuore e radici. Tutto può cambiare, certo, nell’agenda di chi sembra costretto a inseguire, giorno dopo giorno, l’attualità che incalza. Tuttavia la “modalità Palazzo” non piace alla premier. La quale continua ad avere l’occhio sempre fisso ai sondaggi. Soprattutto perché le piazze primaverili segneranno anche il debutto dell’anti Giorgia: Elly Schlein. La segretaria del Pd ieri era a Trieste, ma poi ha in mente di girare l’Italia che andrà al voto. Soprattutto nei comuni dove il Pd correrà senza M5s (finora gli accordi si sono registrati solo a Brindisi, Teramo, Catania e Pisa). E dunque la sfida è servita. Così come la campagna di maggio.
 

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  • Simone Canettieri
  • Viterbese, 1982. Al Foglio da settembre 2020 come caposervizio. Otto anni al Messaggero (in cronaca e al politico). Prima ancora in Emilia Romagna come corrispondente (fra nascita del M5s e terremoto), a Firenze come redattore del Nuovo Corriere (alle prese tutte le mattine con cronaca nera e giudiziaria). Ha iniziato a Viterbo a 19 anni con il pattinaggio e il calcio minore, poi a 26 anni ha strappato la prima assunzione. Ha scritto per Oggi, Linkiesta, inserti di viaggi e gastronomia. Ha collaborato con RadioRai, ma anche con emittenti televisive e radiofoniche locali che non  pagavano mai. Premio Agnes 2020 per la carta stampata in Italia. Ha vinto anche il premio Guidarello 2023 per il giornalismo d'autore.