La contestazione nei confronti della sottosegretaria Frassinetti per aver partecipato alla commemorazione di Sergio Ramelli (foto Ansa)

editoriali

La lezione del caso Ramelli per gli smemorati antifascisti

Redazione

Un sano antifascismo non può permettersi di sorvolare sulle violenze rosse

Sergio Ramelli, studente del Fronte della gioventù assassinato da militanti di Avanguardia operaia nel 1975 viene commemorato ogni anno all’Itis Molinari. Quest’anno la sottosegretaria Paola Frassinetti ha partecipato alla celebrazione e questo ha suscitato proteste nell’area dell’antifascismo “militante”. Oltre a contestare l’esponente politica qualcuno ha anche voluto quasi giustificare il crimine definendo Ramelli “un picchiatore”. Sembra quasi che si voglia riproporre il clima di quegli anni terribili, quando settori dell’estrema sinistra sfilavano gridando “Giuseppe Stalin ce l’ha insegnato, uccidere i fascisti non è reato”.

 

L’aggressione a Ramelli non fu un fatto isolato, nello stesso periodo si contarono numerosi assalti a sedi o luoghi di ritrovo dei militanti di estrema destra, e anche attacchi degli estremisti di destra a militanti di opinioni opposte. Se è ragionevole come sempre “contestualizzare” gli avvenimenti, resta inaccettabile giustificare l’omicidio di un ragazzo, quale che fosse il clima in cui è stato commesso. Anche allora, per la verità, le espressioni violente dell’antifascismo militante erano criticate e osteggiate dalla maggior parte delle forze di sinistra, non solo dal Pci che si apprestava a varare il compromesso storico, ma anche, a Milano, dal Movimento studentesco e anche all’interno di avanguardia operaia erano presenti posizioni assai critiche, da parte di dirigenti che poi confluirono nel Psiup. E’ il caso di ritornare sulla realtà effettiva di quegli avvenimenti e di quel periodo per evitare che vengano mitizzati e trasformati addirittura in esempi da seguire o almeno da giustificare un atto di violenza insensata.

Il rispetto umano per le vittime di ogni colore e il ripudio della violenza politica dovrebbero essere patrimonio di ogni parte, in modo che il dibattito e anche il conflitto politico si svolgano pacificamente, come è nella natura di una democrazia matura.

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