Matteo Salvini e Silvio Berlusconi (Lapresse)

Simmetrie e coincidenze

Perché le nomine di Cav. e Lega si spiegano con le posizioni sulla guerra

Dario Di Vico

C'è consonanza tra le richieste manageriali dei due partiti e le tesi portate avanti dagli stessi sull'invasione russa in Ucraina. L'obiettivo è indebolire Meloni ma anche riposizionare l'Italia a livello internazionale

Più si va avanti nel confronto politico interno al centrodestra e più si registra da parte dei singoli partiti della maggioranza di governo un’oggettiva “simmetria dei desideri” che abbraccia la guerra che sta squassando il quadrante est e il repulisti al vertice delle grandi società pubbliche italiane. Le posizioni ucraino-scettiche (per usare un evidente eufemismo) di Silvio Berlusconi e della Lega sull’evoluzione del conflitto a est si sovrappongono magicamente con le richieste non solo di decapitare presidenti e ceo delle Sei sorelle (Eni, Leonardo, Enel e le altre) ma anche di fare spazio nelle prime linee di management (il “cambio di passo” chiesto perentoriamente da Via Bellerio alla premier).

 

La motivazione che appare prevalente, e allo stesso tempo più trasparente, è politicista: i due alleati vogliono mettere in difficoltà la centralità conquistata sul campo da Giorgia Meloni nei suoi primi cento giorni a Palazzo Chigi, costringerla a rendersi conto di capeggiare una coalizione composita e non un governo sostanzialmente monocolore, mandare alle rispettive (piccole) constituency dei segnali di battaglia e non di avvilita rassegnazione. Ma non è tutto qui. L’impressione è che premendo su Meloni si voglia dare una sterzata generale anche al posizionamento delle scelte e delle alleanze internazionali di almeno un paio di Sorelle, perché se ne critica implicitamente l’orientamento atlantista o comunque favorevole al rafforzamento materiale della coalizione anti Putin. Basta pensare alla diplomazia africana Mattei style e ai rapporti di sostituzione delle forniture di gas russo cuciti dall’Eni a immagine e somiglianza delle necessità di autonomia dai flussi inviati da Gazprom. O ancora è sufficiente porre attenzione al revival della spesa occidentale per gli armamenti (la Polonia ha stanziato il 4 per cento del pil) e trarne le conseguenze su cosa possa valere per Leonardo aderire o meno allo schema americano del friendshoring.

 

Giorgia Meloni sembra aver intuito che esiste una simmetria (oggettiva, per carità) e tra le altre cose potrebbe aver spinto per un allargamento del team di sherpa che dovrà sovraintendere alle nomine di cui sopra. Non è sfuggito a nessuno, ad esempio, che la Lega abbia ripescato per l’occasione Alberto Bagnai per affiancare Giovanbattista Fazzolari e Licia Ronzulli e così pare che gli sherpa saranno a loro volta supportati da alcuni saggi tra cui Gianni Letta e Antonio Tajani. Il lavoro non manca, visto che si dovranno scegliere non solo le posizioni apicali ma anche i consigli di amministrazione delle Sei sorelle più una sessantina di controllate. Questa è la sostanza dello scontro interno alla maggioranza, quanto alla forma è dovere del cronista ricordare come siano stati nominati dal Mef gli advisor per le nomine: secondo Radiocor tre società di cacciatori di teste che rispondono ai nomi di Spencer Stuart, Key2People ed Eric Salmon. Organizzeranno il Festival del curriculum.

Di più su questi argomenti: