Governo

Fazzolari, l'amico "geniale" della Meloni. Teorizza il vuoto a Palazzo Chigi

Carmelo Caruso

Complotti, ossessioni e l'idea che bisogna circondarsi solo di fedelissimi. Il modello del sottosegretario applicato anche ai ministeri sta causando il vuoto di competenze

 Per paura di essere traditi non vogliono essere aiutati. Il governo Meloni ha una teoria e un teorico. E’ la teoria del “vuoto ideale” e il suo teorico è Giovanbattista Fazzolari, sottosegretario per l’attuazione del programma, senatore che Giorgia Meloni e la sua segretaria particolare, Patrizia Scurti, chiamano il “genio”. Secondo questa teoria ogni collaboratore dei ministri è una possibile talpa, ogni giornalista critico è un emissario dei “poteri forti”, ogni articolo severo contro il governo è la prova di “una missione” per distruggere l’esecutivo. Nel mondo secondo volontà e rappresentazione di Fazzolari  ogni  multinazionale che vuole essere ricevuta può celare un piano diabolico, una possibile infiltrazione, ogni manager può nascondere un “faccendiere”.

 

Dopo cento giorni di governo quella che era una giustissima prudenza si sta trasformando in paranoia. La paranoia genera  racconto. A Palazzo Chigi si parla adesso della strategia “reshuffle” di Fazzolari. Significa “rimpasto” di figure. Sono quelle di Carlo Deodato, segretario generale, e Alfredo Mantovano, sottosegretario alla presidenza. Secondo il presidente americano Ronald Reagan tra un “collaboratore fidato e uno bravo va scelto sempre quello bravo che deve lavorare con quello fidato”. Meloni di chi si fida eccetto Fazzolari?


La strategia “reshuffle” teorizza il cambio, passati i cento giorni, delle figure interne a Palazzo Chigi con uomini fedeli alla causa di FdI. Il vero  problema della Meloni è che se anche volesse quegli uomini non li ha. Le due figure che sono il “contropotere” di Fazzolari sono Deodato e Mantovano e hanno una storia personale che precede questo governo. E’ una storia diversa da quella di Fazzolari. Il successo di FdI alle elezioni si deve senza dubbio alle sue idee ed è la vera pedina “irrinunciabile” della premier, ma quelle idee possono essere ancora applicate a un governo? Fazzolari essendo vicino al capo è un modello anche per i dirigenti di FdI. La sua teoria del “vuoto ideale” è stata presa come catechismo. Il “genio” rimane dell’idea che chi appartiene a un’altra famiglia politica difficilmente potrà essere fidato. Chi ha servito governi precedenti, uffici stampa, che hanno lavorato con ministri del governo Draghi sono “sorvegliati speciali”. In alcuni casi si preferisce non occupare le caselle piuttosto che decidere. Ci sono caselle vuote in ogni ministero e in particolare nei ministeri di FdI. E’ una selezione continua che ormai va avanti da cento giorni. La stessa premier ha una squadra di consiglieri esilissima.

 

A eccezione dei due consiglieri, diplomatico e militare (scelte quasi dovute), la premier ha nominato Renato Loiero come consigliere economico, Francesco Maria Petricone come consigliere parlamentare e quello giuridico (Francesco Saverio Marini). Quando il governo si è formato si è creduto erroneamente che i problemi potessero arrivare da  Salvini e  Berlusconi. Al momento le vere angosce provengono dal partito della premier. Si sono accentuate perché sta mancando a Meloni il vero arbitro di partito, il ministro dell’Agricoltura, Francesco Lollobrigida. In FdI spiegano che “c’è una guerra in corso tra Lollobrigida e Fabio Rampelli”. Il vuoto ideale si assembla così. Ma il vuoto, e lo diceva Giulio Tremonti, un faro di Meloni, non esiste: “Più che il vuoto di potere, esiste il potere del vuoto”.

 

Il governo Meloni rischia di creare il vuoto reale. Il 25 gennaio è andata via l’economista  Fabrizia Lapecorella. Era stata chiamata per dirigere il dipartimento delle politiche europee da Fitto. E’ un ruolo fondamentale. Lapecorella è stata nominata vicesegretaria generale dell’Ocse. Il ruolo lasciato in Italia  è al momento scoperto. Meloni ha un sostituto? Il capo di gabinetto della premier, Gaetano Caputi, è un altro che viene sorvegliato perché ha una “macchia”. Ha lavorato nello scorso governo con il ministro della Lega, Massimo Garavaglia. Alla prova del potere la premier è arrivata pronta? Gli alleati guadagnano consensi, Matteo Renzi rimane in silenzio. Meloni anziché del “presidenzialismo” rischia di diventare la madre del “governo di clausura”. Fantasmi, complotti: “Chi vi paga?”.

 

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  • Carmelo Caruso, giornalista a Palermo, Milano, Roma. Ha iniziato a La Repubblica. Oggi lavora al Foglio