Viale Mazzini

Meloni non fa la Fuortes. L'ad Rai resta. La premier "ferma" Berlusconi e Salvini

Carmelo Caruso

La premier rimanda il dossier Rai. La telefonata con Berlusconi, la rete di Fuortes e il ruolo del partito Mediaset. Vespa vuole sperimentare la striscia prima di lasciare spazio a Maggioni

Era solo un manager, ma da oggi viene canonizzato a metodo. E’ il metodo “Fuortes chi molla” ed è un modo di stare al mondo: “Dimissioni? Ma io e la premier ci capiamo!”. Carlo Fuortes resta amministratore delegato della Rai con una formula che ha del paranormale: non è stato sfiduciato dal governo, ma non ha la piena fiducia del governo. Meloni non esclude di sfiduciarlo, ma non adesso, a fine marzo forse, di sicuro non lo ha fatto ieri. Il cda Rai ha infatti approvato il budget 2023 con tre voti su sette. Solo in Rai tre su sette è maggioranza. A favore di Fuortes ha votato lo stesso Fuortes, la presidente Rai, Marinella Soldi, che è in rotta con Fuortes, e Francesca Bria membro del Pd, partito che accusa Fuortes di essersi consegnato a Meloni. Alessandro di Majo (M5s) ha votato contro. Lega e Forza Italia non hanno partecipato al voto e parlano di “avviso di sfratto a Fuortes”. La decisione di non partecipare al voto è maturata dopo una telefonata, domenica sera, tra la premier e Berlusconi. In quella conversazione il Cav. si è rimesso alla premier: “Spiegaci cosa vuoi e noi rispettiamo la tua decisione. E’ un rigore a porta vuota, scegli tu se tirarlo”. Meloni gli ha  replicato: “Non è questo il momento di occuparsi della Rai”. Il governo Meloni ha rischiato di spaccarsi sulla tv di stato. Fonti di Lega e FI dichiarano: “Meloni ha avuto paura delle reazioni. Sostituire Fuortes è ancora probabile, garantire che accada è impossibile”.


La premier ha dovuto fermare Lega e FI, pronti a votare contro Fuortes e di fatto sfiduciarlo. La Lega era per la forzatura. In una cena di pochi giorni fa, il consigliere leghista in Cda, Igor De Biasio avrebbe garantito a Marcello Ciannamea, Francesco Pionati e Angela Mariella: “In Rai cambiamo tutto”. Questa è la cronaca di quanto avviene da sabato 29 gennaio in avanti. Gianni Letta prova a intercedere con Berlusconi a favore di Fuortes, suo amico antico, ma senza successo. Le chiavi del partito le possiede Licia Ronzulli e Forza Italia è per la rimozione dell’ad “che ha lavorato solo nell’interesse del Pd”. In questa sfida un ruolo lo svolge anche il partito Mediaset. Per la prima volta Pier Silvio Berlusconi (che ha un rapporto diretto con Meloni; si chiamano con frequenza) ha deciso di sfidare Sanremo con una forte controprogrammazione. Una Rai tormentata non può che produrre un vantaggio a Mediaset. Berlusconi pesa questi argomenti ma fa asse con Salvini. Meloni non sopporta l’accelerazione dei suoi alleati. Ecco perché chiede a Berlusconi di attendere.

 

Il dossier Rai lo sta gestendo personalmente aiutata da Bruno Vespa, protagonista di quella che a Viale Mazzini chiamano una “singolare richiesta”. Vespa è pronto a liberare due serate del suo Porta a Porta ma solo dopo aver “sperimentato” la sua striscia post Tg1. Sono le due serate che verrebbero assegnate a Monica Maggioni, in uscita dal Tg1. Il Pd in Rai si accontenta invece di “tutelare” Stefano Coletta, direttore dell’intrattenimento Rai, e Serena Bortone. E’ il motivo che ha spinto il Pd a dare parere favorevole a Fuortes, una figura italiana che si staglia. E’ “amico” di Veltroni, Letta, Franceschini, Alemanno, Bettini, ma anche di Virginia Raggi. Partecipa alle feste di Sandra Carraro, la regina di Roma dove spopola Vespa (documenti di Dagospia). Indicato da Mario Draghi resta al momento con Meloni. E’ Fuortes la metafora di Roma e di questi primi mesi di governo: “Ma quale machete! Prenda la forchetta, assaggi, assaggi …”.
 

Di più su questi argomenti:
  • Carmelo Caruso
  • Carmelo Caruso, giornalista a Palermo, Milano, Roma. Ha iniziato a La Repubblica. Oggi lavora al Foglio