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il dialogo con la maggioranza

Riforme, presidenzialismo, conti, giustizia: le parole tra Terzo Polo e governo

Marianna Rizzini

Calenda e una delegazione terzopolista incontrano la ministra Casellati per uno scambio "interlocutorio e costruttivo". Al centro del confronto l'elezione diretta del presidente della Repubblica e quella del premier 

Riforme, presidenzialismo, giustizia (e, prima, la legge di Bilancio): a che punto è il dialogo tra Terzo Polo e governo, al di là degli scambi di saluti e mezze frasi scambiate alla buvette mentre si parla di futuri assetti e mentre l’opposizione prende sempre più spesso forma bifronte, con Pd e M5s dal lato intransigente e Carlo Calenda e Matteo Renzi da quello per così dire costruttivo? Ieri, intanto, la delegazione terzopolista, guidata dallo stesso Calenda, con Maria Elena Boschi, Raffaella Paita, Mara Carfagna e Maria Stella Gelmini, incontrava in consultazione il ministro per le Riforme Maria Elisabetta Alberti Casellati. Dice Raffaella Paita, presidente di Azione-Italia Viva in Senato: “Abbiamo avuto un incontro interlocutorio e costruttivo con la ministra Casellati. Ci siamo detti contrari all’elezione diretta del presidente della Repubblica e abbiamo ribadito, invece, la nostra preferenza per l’elezione diretta del premier, sul modello dei sindaci. Ci auguriamo che le interlocuzioni proseguano in un clima di confronto perché è essenziale che le regole del gioco si scrivano tutti insieme”. Il deputato di Iv Ettore Rosato ieri salutava con favore il dialogo con la maggioranza in tema di giustizia, mentre il ministro della Giustizia Carlo Nordio dava parere positivo sulle risoluzioni della maggioranza e del Terzo Polo e parere negativo su quelle delle altre opposizioni. “Il Guardasigilli Nordio è un ministro profondamente garantista”, diceva Rosato, “molto rispettoso dei dettami costituzionali, che si rende conto di come la malagiustizia in questo paese e l’inefficienza del sistema giustizia pesino non solo nella qualità della vita dei cittadini, ma anche sul Pil e sull’economia e che a questo bisogna porre rimedio. Noi facciamo il tifo per lui, facciamo il tifo perché ci riesca, facciamo il tifo perché faccia le riforme, perché vada fino in fondo”. 

Interpellato in proposito, Rosato al Foglio ribadiva: “E’ doveroso discutere su tutto, siamo stati eletti non per restare arroccati ma per permettere, anche con il dialogo, che si facessero cose per il bene del paese. Speriamo di convincere il governo a fare meglio, questa è la nostra impostazione. Vedo invece che Pd e M5s hanno scelto un modo di fare opposizione in cui si preferisce gridare allo scandalo e restare immobili. Ma chiediamoci: ci interessa denunciare e basta e lasciare che non funzioni niente o agire per fare sì che funzioni tutto meglio, nell’interesse dei cittadini?”. Sulle riforme istituzionali, dice Rosato, “c’è margine per il confronto. Bisogna però accantonare le velleità e affrontare il tema del presidenzialismo in un’ottica realistica. Per esempio il modello ‘sindaco d’Italia’ potrebbe essere un buon punto di partenza. Sulla giustizia abbiamo appunto visto i risultati nelle parole del ministro Nordio. Sui conti pubblici il discorso è diverso. Abbiamo detto, in alcuni casi, che si rischiavano, a nostro avviso, sprechi di denaro per cose poco utili”. Eppure c’è chi nota un incremento di contatti proficui anche sui temi economici, tra Terzo Polo e governo. Rosato, sottolineando la priorità di un nuovo piano in campo industriale, sottolinea però “il persistere di differenze sostanziali di impostazione”.

Dalla riunione con il ministro Casellati, definita “molto interlocutoria” da uno dei presenti, è trapelata anche qualche difficoltà proprio sulle riforme istituzionali, in particolare per quanto riguarda la discussione sul metodo di lavoro: procedere con tavoli separati o no, viste anche le posizioni disomogenee nella maggioranza? Formare una sorta di nuova “Bicamerale” oppure no? “La Bicamerale può essere uno strumento se ha una funzione redigente altrimenti diventa un’altra perdita di tempo”, diceva ad esempio Calenda, che intanto definiva la riforma sull’Autonomia di Calderoli “lo scalpo che la Lega chiede al governo, e io posso dire che sono estremamente sorpreso che una premier che ha passato tutta la vita a spiegare che era sovranista, nazionalista, maschiamente per l’unità nazionale, la prima cosa che fa è un’autonomia che non funzionerà mai”. 
 

  • Marianna Rizzini
  • Marianna Rizzini è nata e cresciuta a Roma, tra il liceo Visconti e l'Università La Sapienza, assorbendo forse i tic di entrambi gli ambienti, ma più del Visconti che della Sapienza. Per fortuna l'hanno spedita per tempo a Milano, anche se poi è tornata indietro. Lavora al Foglio dai primi anni del Millennio e scrive per lo più ritratti di personaggi politici o articoli su sinistre sinistrate, Cinque Stelle e populisti del web, ma può capitare la paginata che non ti aspetti (strani individui, perfetti sconosciuti, storie improbabili, robot, film, cartoni animati). E' nata in una famiglia pazza, ma con il senno di poi neanche tanto. Vive a Trastevere, è mamma di Tea, esce volentieri, non è un asso dei fornelli.