Tutti d'accordo nel reintrodurre le province. Forse perché non esistono

Michele Brambilla

Don Sturzo diceva che l’Italia è il Paese dei campanili, e per campanili forse non intendeva neppure i comuni ma le parrocchie, i quartieri. E infatti nessuno fa mai riferimento alla dimensione provinciale. Perché è una cosa irrilevante e forse per questo accomuna tutta la politica

Una ventina d’anni fa, quand’ero direttore del quotidiano La Provincia di Como, che aveva edizioni pure a Lecco e Sondrio, andai a pranzo con due dirigenti dell’agenzia comasca di una stessa banca. Uno, il direttore dell’agenzia, era lecchese; l’altro, il suo vice, comasco. Conoscendo la rivalità fra le due città – che pure, fino a qualche anno prima, erano nella stessa provincia – volli provocare i due chiedendo quale fosse, a loro avviso, la più bella fra Lecco e Como. “Non saprei dirle”, mi rispose il comasco, “non sono mai stato a Lecco in vita mia”. Ma come, gli dissi, è qui a un passo, dall’altra sponda del lago... Pensavo scherzasse. Fu a quel punto che intervenne serio il lecchese, cioè il direttore: “Guardi”, mi disse, “che anch’io non ero mai stato a Como prima di venirci a lavorare. Non usa frequentarsi, fra lecchesi e comaschi: tanto che anni fa le Ferrovie dello Stato decisero di tagliare quei pochi chilometri di binari che le univano, considerandole un ramo secco”. E d’altra parte sono nella stessa provincia – quella di Sondrio – anche Valtellina e Valchiavenna: ma guai a mescolare i due differenti valligiani. Si vogliono distinguere perfino nel battezzare il medesimo alimento: bresaola per i valtellinesi, brisaola per i valchiavennaschi.

 

Tutto questo mi viene in mente ora che la politica tutta, destra e sinistra finalmente concordi, vuole la reintroduzione delle province. Ma esistono, le province?

Sono nato a Monza quando Monza era in provincia di Milano: ma i milanesi chiamavano giargiana i monzesi, e i monzesi non hanno mai, sciaguratamente, voluto la metropolitana per rivendicare un’autonomia che non si sa bene quale e cosa sia. Quando poi è nata la provincia di Monza e Brianza, i lettori brianzoli del settimanale cittadino hanno costretto l’editore (non andando più in edicola) a sopprimere l’edizione che metteva insieme le cronache di capoluogo e provincia. Ora abito a Luino, lago Maggiore, provincia di Varese: ma che c’entra Luino o la stessa Varese con Gallarate e Busto Arsizio? Questa è una delle due province italiane in cui vengono addirittura denominati diversamente gli abitanti del capoluogo (varesini) e quelli della provincia (varesotti). L’altra è la provincia di Parma. Un giorno Baldassarre Molossi, grandissimo direttore per quarant’anni della storica Gazzetta di Parma, in un discorso ai lettori disse: “Siamo qui tutti insieme, noi parmigiani e voi parmensi”.

Esistono, in Italia, le province? Quand’ero alla Stampa mi occupavo anche delle edizioni locali e scoprii ad esempio, ma è solo un esempio, che quando c’erano le case chiuse quella di Cuneo stava, per spregio, in via Alba; e quella di Alba, sempre per spregio, in via Cuneo. Le due città, sia ovvio, sono nella stessa provincia, quella di Cuneo.

Esistono in Italia le province? Don Sturzo diceva che l’Italia è il Paese dei campanili, e per campanili forse non intendeva neppure i comuni ma le parrocchie, i quartieri. Andai a fare un servizio in un paese sul lago d’Orta che si chiama Quarna. Fu il fascismo a creare il Comune di Quarna unendo Quarna Sopra con Quarna Sotto: ci fu una rivolta, otto donne vennero incarcerate. Si dovette così tornare ai due comuni, divisi da un paio di tornanti: Quarna Sopra ha 249 abitanti, Quarna Sotto 372. La parrocchia è una sola e il parroco mi disse che deve celebrare sempre due messe, una per quelli di su e una per quelli di giù. E poi vogliamo parlare di province?

 

Tutti i quotidiani locali spezzettano la provincia comune per comune. Solo L’Eco di Bergamo resiste e nel suo sfoglio, dopo la cronaca della città, c’è quella di un’indistinta provincia. Ma quella di Bergamo non è una provincia: è una nazione. “Bergamo nazione, il resto è meridione”, è scritto su uno striscione dei tifosi dell’Atalanta. Ecco perché sono tutti d’accordo, destra e sinistra, nel reintrodurre le province. Perché è una cosa irrilevante. Forse inesistente.

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