Primarie dem

Lady Rousseau offre al Pd la piattaforma di Casaleggio: "Se Letta vuole un aiuto ci siamo"

Gianluca De Rosa

Questa mattina la direzione dem dovrà decidere sul voto online alle primarie. "Favorisce il candidato che ha bisogno di allargare la platea", riconosce Enrica Sabatini, moglie di Davide Casaleggio ed ex donna macchina della piattaforma del M5s riconosce: "Ma se il Pd vuole entrare nel futuro deve accettarlo"

“Se Letta vuole un aiuto per le primarie può chiamarci, siamo a disposizione”. Enrica Sabatini, lady Rousseau compagna di Davide Casaleggio, e oggi con lui fondatrice di Camelot, la nuova piattaforma di partecipazione digitale erede della grillina Rousseau, ammette che il dibattito incandescente dentro al Pd sull’ipotesi di utilizzare per le primarie anche il voto online, un nodo che la direzione dem dovrà sciogliere proprio oggi, non l’appassiona. “Sicuramente il voto digitale ha il vantaggio di allargare la platea dei votanti, oggi in Estonia, paradossalmente lo usano di più le persone anziane che hanno maggiori difficoltà ad uscire, ma credo che il Pd sbagli, dovrebbero pensare più in grande”. Cioé? “Pensano al voto digitale come a una traduzione del voto fisico con altri mezzi: invece di andare ai gazebo si sceglie su un sito, ma così il voto digitale diventa solo un modo per favorire il candidato o la candidata che pensa così di allargare di più la platea dei suoi elettori”, dice senza mai citare la candidata alla segreteria che spinge per questa soluzione, Elly Schlein. “E invece – prosegue l’ormai lady Camelot – il voto digitale serve ad aprire un mondo nuovo, con lo scopo di creare una comunità che s’incontra attraverso gli strumenti digitali, ma è il momento finale di quell’incontro. Noi, se al Pd o ad altre organizzazioni interessa, con Camelot offriamo di più: mettiamo a disposizione una piattaforma di partecipazione ibrida, fisica e digitale, oltre alla lunga esperienza di buone pratiche e alla capacità du superamento degli ostacoli che negli anni abbiamo costruito”. E però ai dem interessa la questione del voto. “Ripeto, va bene, ma è una visione miope: quello è soltanto un micro aspetto, quello finale, invece dovrebbero dibattere su come costruire dei percorsi di partecipazione che usano il voto digitale come un mezzo per arricchire il dibattito della loro comunità. Il nuovo segretario dovrebbe chiedersi come costruire nei prossimi 10 anni un percorso per integrare il dibattito interno con il digitale, ibridarlo, questi meccanismi integrati ti danno il maggior risultato, permetto di allargare la tua base, il futuro è l’ibridazione. Usare il voto sporadicamente per aumentare la platea dei votanti va bene, ma certo non è un passo nel futuro”. E però Letta con le Agorà democratiche ha provato anche il metodo delle riunioni online, ha cercato di “aprire” il Pd con il digitale. Sabatini non è convinta. “Non ho i dati delle Agorà democratiche di Letta, ma una cosa posso dirla”. Certo, cosa? “Oggi in Italia non c’è più una forza politica che interpreta quell’idea di Gianroberto che non era di usare la tecnologia, ma era quella di costruire una comunità utilizzando un’architettura digitale. Il M5s è nato grazie a quella intuizione con i meet-up online che hanno generato un’onda che ha poi riempito le piazze con decine di migliaia di persone fino ad arrivare al governo del paese, ma ora è un partito verticistico dove i candidati per le politiche sono stati scelti dall’alto, lo stesso per quel che riguarda i candidati governatori alle elezioni regionali in Sicilia, Lazio e Lombardia. Nessuno interpreta più questa possibilità, quello spazio sarà riempito da qualcuno che riuscirà a farlo”. Tutti avvisati insomma. “Dato che parliamo del Pd che dibatte oggi sulla questione del voto online io li invito a guardare finalmente al contemporaneo, ma a farlo in modo serio, noi sono 20 anni che lavoriamo a queste cose forse anche loro dopo la pandemia stanno cominciando a rendersi conto delle opportunità e della necessità di fare questo passo in avanti”.

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