I viaggi di Fitto, per trovare risorse europee da spendere sul gas a primavera

Valerio Valentini

L'incontro delicato col braccio destro del cancelliere Scholz, poi il colloquio con la commissaria Ferreira. Berlino chiede collaborazione sui gasdotti mediterranei, in cambio il governo italiano spera in un sostegno sulla modifica del RePowerEu: al momento Bruxelles ci garantisce solo 2,5 miliardi sull'energia. Poi c'è il capitolo Fondi coesione: da lì, a Palazzo Chigi sperano di ottenere 5 miliardi per il caro bollette

Ai colleghi di governo ha confessato, in uno sbuffo di stanchezza e forse un po’ di vanità, che “ormai fatico a ricordarmi in che città sto”. E c’è da capirlo: dieci giorni  fa a Parigi, poi a Praga, quindi a Berlino, di corsa a Roma per il Cdm e infine a Bruxelles prima di tornare nel suo ufficio a Largo Chigi. Et pour cause. Perché se ad aprile, quando scadranno le misure per tamponare il caro energia inserite in legge di Bilancio, il governo vorrà sperare di trovare nuove risorse che non comportino uno scostamento, un po’ dipenderà anche dall’esito di questo inesausto viaggiare di Raffaele Fitto. E forse soprattutto dall’incontro più decisivo e ostico di tutti, quello che lunedì il ministro per gli Affari europei ha avuto con  quello Jörg Kukies che è al tempo stesso la mente e il braccio di Olaf Scholz.

A renderlo complicato, quel colloquio, non c’era solo la distanza politica del fedelissimo di Giorgia Meloni dal consigliere particolare del cancelliere tedesco, socialdemocratico. C’è che Kukies, una vita da banchiere, già dirigente di Goldman Sachs come Mario Draghi, da quando è sherpa internazionale di Scholz, prima al ministero delle Finanze e ora alla Bundeskanzleramt, è visto come una bestia nera dagli italiani a Bruxelles. Specie da quelli del ministero dell’Economia che ne temono sempre la proverbiale inflessibilità nelle verifiche sui conti pubblici. E’ a lui che Fitto – tra un pranzo con Anna Lührmann, la responsabile dei Rapporti con l’Europa nel gabinetto Scholz, e una chiacchierata con Toni Hofreiter, presidente della commissione Affari Ue al Bundestag – ha illustrato l’approccio italiano nell’attuazione del Pnrr, e le istanze del governo Meloni rispetto alla ridefinizione dei fondi per il caro bollette. 

Perché “nel ginepraio di norme” tra RePowerEu, il capitolo del Next Generation che a gennaio stanzierà nuove risorse per la crisi energetica, l’eventuale dirottamento di alcuni finanziamenti del Pnrr sullo stesso dossier, e la rinegoziazione dei Fondi di coesione, Fitto è convinto di poter trovare spazi di manovra fiscale nuovi, nei prossimi mesi. Alla Meloni e ai suoi collaboratori più stretti ha spiegato di avere la “presunzione” di conoscere questa materia vagamente esoterica, e “la determinazione nel renderla finalmente chiara”, così da trovare miliardi freschi. Quelli che il RePower assegna all’Italia sono ben pochi: 2,5 miliardi tramite il sistema degli Ets, lo strumento creato dall’Ue per ridurre le emissioni dannose. Per il resto, bisognerà sperare che la Commissione conceda a quei paesi che, come l’Italia, hanno già impegnato tutti i prestiti del Pnrr, di ottenere un finanziamento extra. E qui sta, in fondo, l’importanza della nostra buona relazione con Berlino.

La Germania richiede all’Italia impegni precisi, in futuro, sulla solidarietà energetica. Detta in modo sbrigativo, significa che chiede accordi che garantiscano che dai gasdotti africani che attraversano il Mediterraneo arrivi un afflusso costante di gas nei prossimi mesi e anni, per scongiurare il rischio di penuria di approvvigionamenti. Potrà essere questa la base di una piattaforma di interessi comuni tra Roma e Berlino – le cui distanze si vanno faticosamente accorciando, dopo l’annuncio di un price cap da parte della Commissione – sulla crisi energetica. Un sostegno tedesco nella ridiscussione delle fonti di finanziamento del RePower sarebbe decisivo, per far tornare i conti del governo Meloni.

L’altro capitolo su cui Fitto scommette, poi, è quello relativo ai Fondi di coesione per il settennato 2021-2027. Di quei 43 miliardi destinati da Bruxelles a progetti mirati soprattutto al Mezzogiorno, a Palazzo Chigi sono convinti di poterne deviare almeno 5 contro il caro energia. E di questo, Fitto ha fatto cenno ieri alla commissaria portoghese Elisa Ferreira a margine del Consiglio europeo per la Coesione.  Perché, ha spiegato, le risorse per sostenere le regioni più disagiate devono “saper essere flessibili, rispondere agli choc di breve termine anche tenendo in considerazione inflazione e carenza delle materie prime”. Un modo per sondare la disponibilità di Bruxelles a un progetto che a Palazzo Chigi vanno allestendo, secondo cui una parte delle risorse necessarie a sostenere le famiglie e le piccole imprese nelle aree più vulnerabili del paese potrebbe essere tratta proprio dai Fondi di coesione. 
E’ presto per capire se tutto andrà secondo gli auspici dei vertici di FdI. Ma non troppo presto per iniziare a fare i conti con queste incognite. Perché da aprile, in bilancio, di soldi per rinnovare le misure straordinarie contro il caro bollette ce ne saranno pochi, e la primavera per il governo rischia di diventare calda, sul piano sociale. E in quel momento, i viaggi di Fitto di questi giorni potrebbero rivelarsi, col senno del poi, non poco preziosi. 
 

Di più su questi argomenti:
  • Valerio Valentini
  • Nato a L'Aquila, nel 1991. Cresciuto a Collemare, lassù sull'Appennino. Maturità classica, laurea in Lettere moderne all'Università di Trento. Al Foglio dal 2017. Ho scritto un libro, "Gli 80 di Camporammaglia", edito da Laterza, con cui ho vinto il premio Campiello Opera Prima nel 2018. Mi piacciono i bei libri e il bel cinema. E il ciclismo, tutto, anche quello brutto.