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Il caso

Mattarella interviene con Macron e salva la nave di Meloni: "Amicizia con Parigi"

Simone Canettieri

Sabato la telefonata fra il Quirinale e l'Eliseo. Poi il capo dello Stato parla con la premier. Si lavora a un incontro al G20. Ma La Russa insiste e attacca la Francia

Dal governo Meloni dicono che sia stato Emmanuel Macron a chiamare Sergio Mattarella. E non viceversa. Come a voler far trapelare che la Francia si sarebbe piegata un’altra volta: prima aprendo i porti alla nave Ocean Viking e poi con una chiamata al Quirinale che saprebbe di resa. Dalle parti del capo dello stato tendono a evitare il gioco di “chi ha fatto per prima il numero dell’altro”. Visti  i rapporti d’amicizia fra il Colle e l’Eliseo, suggellati giusto un anno fa con i Trattati del Quirinale (che servirono a chiudere il pasticcio di Luigi Di Maio a braccetto con i gilet gialli). Macron e Mattarella hanno una consuetudine. Si chiamano con frequenza e si scrivono messaggi. Sabato, alle 19.30, c’è stato il contatto per superare la crisi sui migranti. Poi il capo dello stato ha chiamato Meloni, in partenza per il G20 di Bali.  


La notizia della telefonata Roma-Parigi è stata diffusa solo ieri mattina. Con una nota congiunta in cui si  sottolinea che entrambi, Macron e Mattarella, “hanno affermato la grande importanza delle relazioni tra Francia e Italia e hanno sottolineato la necessità che vengano poste in atto le condizioni per una piena cooperazione in tutti i settori, sia a livello bilaterale che dell’Unione europea”. Il presidente della Repubblica italiana, non essendo al contrario di quello francese capo del governo, non è entrato nel merito della vicenda che ha fatto scoppiare la crisi diplomatica. Anche se negli ultimi giorni, parlando da Maastricht, è stato abbastanza chiaro sull’importanza di “una solidarietà europea” nella questione migranti, premettendo che la linea umanitaria a partire dai salvataggi di chi sta in mare deve essere il faro.

Al di là del merito, a nessuno sfugge l’importanza per l’Italia di avere un partner strategico come la Francia in una serie di battaglie europee: da quella al tetto del gas passando per il Sure fino alla modifica del Patto di stabilità passando per il Pnrr. E  anche per questo motivo Mattarella si è prodigato con Macron “per non rovinare un’amicizia”. Per superare le asprezze degli ultimi giorni. Possibile che il Colle si sia fatto da garante nei rapporti fra il governo italiano e quello francese? Molto probabile.

Anche se il ruolo del Quirinale, Costituzione alla mano, è diverso da quello dell’Eliseo. Il governo Meloni, dopo nemmeno un mese di vita,  si è già giocato il primo “bonus Sergio”. Anche se questa lettura, così adamantina, viene  respinta  dalle parti del Colle per evitare di  finire impelagati nelle beghe della politica italiana. Il caso non è chiuso. Anche perché al momento da Bali non arrivano notizie di un bilaterale, o di un incontro a margine, fra Meloni e Macron. Nel governo sulla vicenda ci sono due linee, come raccontato.  Forza Italia tende a mediare e a ricucire i rapporti, la Lega no. Fratelli d’Italia, eccetto il ministro Raffaele Fitto, continua a spingere contro Parigi sulla questione migranti. Basti pensare alla dichiarazione di Ignazio La Russa, Seconda carica dello stato. Ha detto con un tatto non proprio da diplomatico il presidente del Senato: “Credo che l’opera del presidente Mattarella sia sempre utile, ma credo anche che la fermezza del nostro governo possa e debba essere condivisa”.


 Bisogna comunque restare alla notizia: il capo dello Stato ha speso tutto il suo peso politico per ricucire una crisi che sembra ricordare quella del governo gialloverde con l’allora vicepremier Di Maio che si fece immortalare al fianco dei gilet gialli. Il capo dello stato italiano prima sbloccò la situazione a febbraio con una telefonata a Macron poi a maggio a Parigi, in occasione del cinquecentenario della morte di Leonardo da Vinci, vide l’inquilino dell’Eliseo: fu la parola fine a quella crisi, destinata a essere messa alle spalle con il Trattato del Quirinale dell’anno scorso. Adesso la situazione torna a essere complicata.

C’è di mezzo la propaganda melonian-salviniana. Un livello diverso rispetto ai compiti esercitati da Mattarella che sabato ha avvisato Meloni del colloquio con Macron. L’auspicio è che la frattura possa ricomporsi a Bali. Anche se nulla è certo. L’importanza dei bilaterali che avrà la presidente del Consiglio (Biden, Xi, Trudeau, Erdogan, Modi, Kishida) fa mettere le mani avanti a Palazzo Chigi: “Questo viaggio smentisce i detrattoti di Meloni e del governo. C’è grande attenzione verso l’Italia e non quell'isolamento che la sinistra sta raccontando. Tutti riconoscono invece all’Italia un ruolo fondamentale nello scacchiere internazionale”. Il problema sono i partner europei, però. A partire dalla Francia. E dai toni muscolari che dovrebbero cessare da una parte e dall’altra, come auspicato in queste ore da Mattarella. In versione garante, per non dire supplente, di Meloni.
 

  • Simone Canettieri
  • Viterbese, 1982. Al Foglio da settembre 2020 come caposervizio. Otto anni al Messaggero (in cronaca e al politico). Prima ancora in Emilia Romagna come corrispondente (fra nascita del M5s e terremoto), a Firenze come redattore del Nuovo Corriere (alle prese tutte le mattine con cronaca nera e giudiziaria). Ha iniziato a Viterbo a 19 anni con il pattinaggio e il calcio minore, poi a 26 anni ha strappato la prima assunzione. Ha scritto per Oggi, Linkiesta, inserti di viaggi e gastronomia. Ha collaborato con RadioRai, ma anche con emittenti televisive e radiofoniche locali che non  pagavano mai. Premio Agnes 2020 per la carta stampata in Italia. Ha vinto anche il premio Guidarello 2023 per il giornalismo d'autore.