L'intervista

"La candidatura di Moratti va valutata. In Lombardia rischiamo di perdere". Parla Roberta Pinotti

Carmelo Caruso

Per l'ex ministra "dire no all'ex vicepresidente della Lombardia in maniera frettolosa è sbagliato. La destra la teme. Il Pd si sieda e pesi il suo programma. I dem non tornino all'araba fenice"

Roberta Pinotti, ex ministro della Difesa, dirigente del Pd, ex senatrice, ex deputata, togliamoci subito il fastidio della notizia: in Lombardia, il partito deve valutare la candidatura di Letizia Moratti? “Quello che posso dire è che siamo di fronte a una candidatura a cui non si può rispondere in maniera frettolosa. Il ‘no’ nei suoi confronti rischia di somigliare tanto a un riflesso condizionato. Quella regione si deve strappare al centrodestra”. Si può? “E’ un imperativo. Ha un significato politico nazionale”. Il Pd ha già perso Carlo Cottarelli. Si è ritirato. Le elezioni regionali saranno tra pochissimi mesi. Mentre scriviamo “l’uomo”, il “candidato”,  sembra essere  Emilio Del Bono, sindaco di Brescia (che smentisce). Per gli  audaci, i sognatori, resta sempre la carta Giuliano Pisapia. Pinotti, una curiosità: state studiando il miglior modo per aiutare la destra di Attilio Fontana? “Non immagino certo che sia quella l’intenzione ma potrebbe essere l’esito finale”.

Lombardia. Se tutto va come sembra andare il centrosinistra avrà due candidati. Cara Pinotti, dicono, e lo dice la segreteria del Pd, che Moratti è “contaminata” con la destra. Anche per lei Moratti è “contaminata”? “Io partirei dalle motivazioni che hanno spinto Moratti a rompere con la destra con parole e gesti forti. Ha parlato di destra estrema, si è rifatta ai valori dell’antifascismo, ha manifestato a favore dell’Ucraina. Sono tutti argomenti che vanno pesati”. Cosa rappresenta questo voto in Lombardia per il Pd? “E’ il primo passaggio politico dopo la nostra sconfitta alle elezioni”. Avete perso perché siete andati al governo come comincia a suggerire qualcuno che guarda con attenzione ai 5s? “Io ho un’opinione diversa. Provare a governare è un dovere ma governare da subalterni è sbagliato. Il Pd è nato per governare difendendo le sue bandiere. Penso alla lotta alla povertà, una materia che ho personalmente seguito durante la mia esperienza parlamentare insieme alla politica europea, ai temi della Difesa”.

 

Tra le colpe della Moratti, e ci torniamo, l’insormontabile è aver governato con la destra. Perché è un “delitto” se praticato da Moratti mentre è un “sacrificio” se compiuto dal Pd? Quante volte avete governato insieme alla destra? “Lo abbiamo fatto, ricordo, con Silvio Berlusconi durante il governo del nostro attuale segretario Enrico Letta e poi con Draghi. Alla Moratti chiederei piuttosto se la sua conversione sia genuina. Mi metterei a studiare il suo programma e capire se ci sono degli spazi di intesa, non per forza accettando diktat o primazie”.

 

Le diranno: Pinotti, ma che vuole? E’ genovese, perché si impiccia di Lombardia? “E infatti non mi permetto di sindacare sulle decisioni dell’assemblea dem lombarda. Ma sono una dirigente nazionale e questa partita è nazionale. In politica serve anche velocità di decisione”. Le proponiamo due casi di “riflessi condizionati” di sinistra: “Calenda vuole spaccarci con Moratti”; “Renzi propone Moratti per distruggerci. Si insinuano nelle nostre contraddizioni”. Ci spiega quali sarebbero le vostre contraddizioni? “Vede, mi limito a osservare che la scelta di candidare Moratti da parte del Terzo polo è arrivata mentre noi in Lombardia dobbiamo ancora mettere a punto molte cose. Per questo dico di non chiudere a priori”. Lei ritiene che Moratti possa vincere? “Io sono tra quelle che pensano che si può praticare la corsa in purezza se si è sopra al 51 per cento. Non è il caso del Pd. Moratti sposta opinione pubblica e pensiero. Basti guardare alle orride caricature che la destra fa su di lei. La destra la teme. Detto questo sono la prima a sapere che Moratti non è di sinistra”. Perché continuate a inseguire Giuseppe Conte uno che nel Lazio ha detto no ad Alessio D’Amato. Non gli piace neppure Pisapia! Perché lo inseguite? “Nel Lazio, Conte ha chiesto al Pd di dissociarsi dal proprio sindaco. E’ irricevibile. Da ragazza, e sorridiamo un po’, ho sempre pensato che se un ragazzo mi diceva ‘no’ era la prova che non mi meritasse. Sono cresciuta e la penso ancora così. Io non inseguo”. E’ vero che “vincere vi spaventa e perdere vi conforta”? “Io voglio vincere, voglio vincere con le nostre parole. Ma il Pd non può tornare al Pci come araba fenice (e lo dico con grande rispetto per quella storia da cui provengo) non può perdere con ordine e fare buona opposizione. Non siamo nati per questo”. Siete atlantisti ma non riuscite a spiegarlo e sembra che Conte sia il leader della pace e voi i belligeranti. La ragione? “Sull’Ucraina Letta è stato il primo a dire le parole più giuste. Purtroppo non abbiamo saputo spiegare quello che già Enrico Berlinguer aveva capito ovvero che il nostro posto è sotto l’ombrello Nato”. Il Pd esisterà fra cinque mesi? “Il Pd vivrà. Deve vivere”. Quanti Pd esistono oggi? “Esistono tradizioni che nel Pd si sono fuse per farlo nascere”. Nel film “I mostri” di Dino Risi c’è l’ultimo episodio, quello del pugile suonato. Il pugile si chiamava Artemio Altidori. A ogni pugno rispondeva: “So’ contento”. Il Pd è il partito Altidori? “Non faccio parte di quel partito. E’ il contrario. Il Pd deve uscire da questa sindrome da pugile suonato”.

Carmelo Caruso

  • Carmelo Caruso
  • Carmelo Caruso, giornalista a Palermo, Milano, Roma. Ha iniziato a La Repubblica. Oggi lavora al Foglio