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Salvini usa la privacy per fermare il dissenso. Si crede il Sosia di Piantedosi. Caso Siri

Carmelo Caruso

Con una lettera diffida il Comitato nord di Bossi per "ragioni di diritto" dopo che l'aveva legittimato. La corsa con il ministro dell'Interno. Nel tempo libero cerca disperatamente un ruolo per il suo stregone

A Bologna calpestava la civiltà del diritto (“Scusi, lei spaccia?”) ora scopre il diritto come rifugio. E’ Matteo Salvini Rodotà, tà, tà. Come lo storico garante diffida (con lettera) il Comitato nord di Umberto Bossi “per  violazione delle norme sulla privacy. Cordialità”. E’ l’inquisitor cortese. In un’assemblea con la base, a Saronno, aveva dichiarato la corrente di Bossi “legittima” mentre adesso spedisce cartelle esattoriali di purga,  “come vuole il diritto”.  Nel tempo libero, da vicepremier, ministro dei Trasporti, segretario costituzionalista della Lega,  spiega al creato che il ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, non è altro che il suo “sosia”, il Goljadkin di Dostoevskij: “Lui non è altro che me. Io non sono altro che lui”.


Nell’ultimo consiglio federale Salvini lo aveva annunciato: “Presto ci occuperemo dei rompicoglioni”. Ha iniziato. Ha chiesto al tesoriere del partito di spedire una diffida al Comitato  di Bossi che da settimane raccoglieva adesioni. L’obiettivo di Salvini non è Bossi. I veri bersagli sono i due leghisti che ha scelto Bossi. Uno è l’europarlamentare Angelo Ciocca  l’altro è l’ex segretario della Lega lombarda, Paolo Grimoldi. Con questa sua uscita ha trasformato un gruppo di scontenti in una classe di destino.

 

Lo deve aver capito pure lui se, subito dopo la notizia della diffida, ha precisato che il “problema è giuridico e non politico”. Dei leghisti, vicini a Salvini, hanno a provato a spiegare, con gentilezza, questo procedimento da giureconsulti.  “Temiamo sanzioni da parte del Garante per la  privacy fino a quasi 100 mila euro a iscritto”. Grimoldi e Ciocca avrebbero, secondo Salvini, usato il database della Lega.  Oggi l’attività  del Comitato viene definita “estranea al partito da un soggetto giuridico distinto dal partito”. Spiegano, ancora, che “si vuole solo  lasciare una traccia scritta”. Adesso riportiamo l’altra versione.

 

Abbiamo chiamato un avvocato del Comitato nord. “Innanzitutto c’è un errore nella diffida. Il Comitato non è un soggetto giuridico, ma una corrente che lo stesso Salvini, con le sue parole ha legittimato. Aveva promesso: “Dove c’è la firma di Bossi, c’è pure la mia”. Altra obiezione. Come si fa a dimostrare che Ciocca e Grimoldi abbiano preso il database della Lega? Ciocca è un europarlamentare da oltre 90 mila preferenze. Grimoldi segretario della Lega lombarda. “Bastano le loro due rubriche di telefono”. In passato: “Quando venne costituita la Lega per Salvini premier  sono stati rilevati i dati coperti dalla privacy della Lega Nord. Non era anche quella da sanzionare?”. L’idea di Bossi è che se c’è un errore l’errore non è certo il suo.

 

Il Comitato,  in Lombardia, secondo alcuni leghisti, poteva benissimo diventare una lista d’appoggio a Fontana. Dopo questa azione Salvini ha bruciato un ramo dello stesso albero. Speriamo che con la pesca vada meglio. Al momento ha il problema di pescare barconi. Al Senato, il giorno della fiducia, il leghista Nino Germanà di Messina, al telefono, chiedeva: “Ma nessuna nave è sbarcata? Ditemelo, controllate, che devono fare  il post”. I leghisti che osservano Salvini con ostilità parlano dell’invenzione di un nuovo dicastero: “Salvini è il ministro dei Trasporti Interno”. Continua a sovrapporsi a Piantedosi e continua con la sua narrativa dell’Italia stato cileno. Sui social diffonde video di violenze a raffica. Ripete che farà il ponte sullo Stretto. Ricorda un sardo: “A noi ci aveva promesso due anni fa la zona franca”. La vera angoscia di Salvini è avere accanto Edoardo Rixi e  trovare un ruolo ad Armando Siri, lo stregone di Scientology (è così che lo definiscono).  Gli avrebbe promesso una partecipata. Dice un leghista: “Se Siri va all’Enel ci fa saltare il contatore”. C’è insomma molto di più dietro questa “diffida”. C’è la vera sciagura di una comunità, di un leader. Si fida di gente impraticabile, diffida di chi non vuole praticare la sua gente.

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  • Carmelo Caruso, giornalista a Palermo, Milano, Roma. Ha iniziato a La Repubblica. Oggi lavora al Foglio