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L'intervista

Ciocca di Lega. Parla il braccio destro di Bossi: "Siamo il Voltaren contro la crisi del partito"

Carmelo Caruso

“I militanti prendono freddo d’inverno e caldo d’estate ma da troppo tempo sono stati esclusi dalle vere decisioni. I congressi servono a rinnovare la promessa d’amore tra militante e partito”. parla l'europarlamentare Angelo Ciocca, braccio operativo del Comitato Nord, la corrente fondata da Umberto Bossi

Questi sono i pericolosissimi leghisti che teme Matteo Salvini. Attraverso una serie di contatti dentro la dissidenza leghista abbiamo avuto il numero di telefono di un “eroe”. La telefonata potrebbe essere ascoltata da Claudio Borghi e Alberto Bagnai, noti agenti di Iosif Salvini. Si chiama Angelo Ciocca ed è un europarlamentare della Lega. Insieme a Paolo Grimoldi, è il braccio operativo del Comitato Nord, la corrente fondata da Umberto Bossi. Compagno Ciocca, è sicuro di poter conversare con noi? “E perché non dovrei?”. La Ddr Lega potrebbe sanzionarla. “I leghisti hanno carattere. Volentieri converso con voi”. Ragioniamo di politica, lei, Grimoldi, Bossi, state preparando un colpo di stato nella Lega? Ci può dare i dettagli? “Ma quale colpo! Abbiamo fondato questa corrente contro il piattume”. Il piattume sovietico di Iosif Salvini? “Ma lo sa che Salvini è l’ultimo eletto nella Lega?”. Ha falsato le elezioni! “Macché, per paradosso, nella Lega, l’ultima elezione da segretario è la sua. Poi c’è stato un abuso di commissari leghisti, questi sì, nominati dalla dirigenza”.

 

Come è iniziata la rivolta di Gemonio? “I militanti prendono freddo d’inverno e caldo d’estate ma da troppo tempo sono stati esclusi dalle vere decisioni. In ogni partito i congressi servono a rinnovare questa promessa d’amore tra militante e partito”. Facciamo i seri. Caro Ciocca, dicono che state utilizzando il nome di Bossi per costruire una piccola Lega fuori dalla Lega. Insomma, frazionismo leghista! “Non vogliamo nessuna piccola Lega e non vogliamo tornare alla Lega Nord. Ma dire che le istanze del nord vanno difese vale ancora. Anzi, vale di più oggi. Se il nord non produce, l’Italia non corre. Ho la fortuna di conoscere Bossi e Bossi conoscere me. E’ più lucido e determinato di un bocconiano di trent’anni. Questa corrente non è un’operazione nostalgia”. Non è nostalgia, non è contro Salvini. State diventando come il Pd? “E invece stiamo cercando di recuperare l’identità. Noi la definiamo un’operazione anti sfascio. Siamo gli antinfiammatori della Lega. Vogliamo curare il male. Siamo una specie di Voltaren. Ma lei lo sa in Lombardia quanti militanti non hanno rinnovato la tessera a giugno, prima delle elezioni?”. Faccia la glasnost. “Abbiamo perso il trenta per cento degli iscritti e ben prima delle elezioni. Li abbiamo persi perché non trovano più le ragioni per aderire”.

 

Ce l’avete con Salvini, volete rimuovere il tiranno? Lo dica, qui è in terra libera. “Non è così. Anzi, ci auguriamo che Salvini vada al Viminale”. Si placherebbe? “Ha già fatto il ministro. Ha tutte le carte per rifarlo. Salvini al Viminale aiuterebbe il governo e la sua stabilità”. Ai leghisti Giorgia Meloni piace? “Moltissimo”. Ah sì? “Sì. Poteva festeggiare per almeno due settimane. Ha invece preferito restare in silenzio. Parla poco e lavora molto”. Si dice che voi leghisti parlate tanto ma che alla fine non riuscite mai a rovesciare Salvini. Perché? “Perché i leghisti hanno con il segretario un rapporto monogamico. Preferirebbero provarle tutte prima di rompere il matrimonio”. Una proposta da corrente nord? “Pensione di cittadinanza al posto del reddito di cittadinanza”. Il governo Draghi? “Bisognava entrarci. Il consenso si perde se governi male, non se entri al governo. Nei governi si entra e si deve stare, ma bene”. Lei è famoso per aver battuto la scarpa sul tavolo al commissario europeo Moscovici. “Una scarpa made in Italy. Aveva bocciato la nostra manovra economica. Non mi pento. E’ stato un gesto leghista”. Più Ciocca per la Lega? “Basterebbe meno social e più carattere”. Grazie, compagno Ciocca, per questa testimonianza rilasciata in condizioni difficili. “Difficili? Ma a Milano c’è il sole! Chiamate! Saluti, padani!”.

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  • Carmelo Caruso, giornalista a Palermo, Milano, Roma. Ha iniziato a La Repubblica. Oggi lavora al Foglio