L'anniversario

Il M5s festeggia il compleanno. Ma dopo 13 anni è rimasto solo Casalino

Gianluca De Rosa

Più di un decennio sull'ottovolante. La fondazione a Milano del 2009, poi un'ascesa che sembrava inarrestabile, la crisi e la rinascita con Giuseppe Conte. Oggi però dei vecchi militanti del M5s non rimane quasi più nessuno. Una storia per scatti

Tredici anni fa, quando tutto ebbe inizio, in prima fila al teatro Smeraldo di Milano per ascoltare Beppe Grillo, insieme alla moglie Claudia Mori c’era anche lui, Adriano Celentano, “uno scemo di talento”, come lo definiva Giorgio Bocca, un’etichetta che per estensione, almeno per i più critici, si potrebbe utilizzare anche per il Movimento che stava nascendo, il M5s. Da allora in 13 anni è successo di tutto e i grillini, come furono chiamati dopo poco militanti ed eletti del M5s dalla stampa, si sono trasformati. Dei militanti delle origini non è rimasto quasi nessuno. Giovanni Favia, primo eletto di peso del M5s al consiglio regionale dell’Emilia-Romagna nel 2012, è stato espulso nel 2012, Federico Pizzarotti, primo sindaco di una città importante, Parma, è stato espluso due anni dopo la vittoria. E ancora, Virginia Raggi, che nel 2016 divenne sindaca di Roma, antipasto del successo delle politiche del 2018, è consigliera comunale a Roma, ormai ai margini della vita del Movimento, non potrà più ricandidarsi.

Davide Casaleggio, figlio del cofondatore, ha abbandonato da tempo. Alessandro Di Battista, il più amato dal popolo pentastellato, ha lasciato il Movimento dopo l’adesione al governo Draghi. Luigi Di Maio, il primo capo politico, dopo la scissione con Impegno per il futuro non è stato rieletto in Parlamento e oggi si prepara a una nuova vita fuori dalla politica. Beppe Grillo? L’autoproclamato Elevato ormai interviene con ritmo sincopato. Non lo ascolta quasi più nessuno. L’unico rimasto è Rocco Casalino, l’highlander del M5s, lo spin doctor dell’ex presidente del Consiglio e ormai leader indiscusso del M5s di Giuseppe Conte. L’idea originaria di Gianroberto Casaleggio di un movimento che mettesse al centro democrazia diretta e cittadini piuttosto che l’autoconservazione del ceto politico è rimasta viva nella regola dei due mandati che in un colpo solo ha spazzato via i protagonisti di oltre 10 anni di politica a 5 stelle: da Paola Taverna ad Alfonso Bonafede, da Roberto Fico a Danilo Toninelli. In compenso non è stata in grado di conservare il partito senza una leadership. Non è un caso che secondo un recente sondaggio di Swg il 49 per cento di coloro che hanno scelto lo scorso 25 settembre il M5s lo hanno fatto convinti dalla guida dell’avvocato di Volturara Appula. Come dice Di Maio, insomma, il M5s si è ormai trasformato nel “partito di Conte”, ma chissà che più che una morte, anche questa, non sia l’ennesima trasformazione.

Proviamo a ripercorrere questi 13 anni in alcuni scatti.

2009

 

E' il 4 ottobre. Al teatro Smeraldo di Milano nasce il Movimento 5 stelle.  Il dispiaccio dell’Ansa che fece la cronaca di quella giornata racconta che tanti degli oltre duemila presenti portavono sotto braccio una copia di un giornale, il Fatto quotidiano. Antipolitica, rigore etico, lotta alla mafia, ecologia, no agli inceneritori. Nell’one-man show del comico che si faceva politico c’era già tutto. Nessuno conosceva il signore che accompagnava Grillo, ma da lì a poco tempo mezza Italia avrebbe scoperto la creatura politica di Gianroberto Casaleggio. In sala, ad ascoltare, c’era anche un pezzo di quella che sarebbe diventata la sgangherata classe dirigente del paese.

 

2010

Il Movimento 5 Stelle partecipa per la prima volta alle elezioni con candidati in cinque regioni e dieci comuni. In Emilia-Romagna raggiunge il 7 per cento ed elegge due consiglieri regionali (il candidato Giovanni Favia e Andrea De Franchesci), altrettanti in Piemonte (Davide Bono e Fabrizio Biolè) facendo il 4 per cento. Prima delle elezioni Beppe Grillo aveva riempito piazza Maggiore a Bologna promettendo: “Avrete delle sorprese”. Entusiasta la folla lo fa “navigare” sopra di sè con un canotto. Nel 2011, in Molise, il successo non si replicherà.

 

2012

 

E' l'anno dei primi veri successi. Il M5s vince in quattro comuni. In particolare a Parma, il 21 di maggio il candidato grillino Federico Pizzarotti vince il ballottaggio con oltre il 60 per cento dei consensi. Due anni più tardi sarà sospeso e poi espulso dal Movimento per aver cambiato idea sulla realizzazione di un inceneritore in città. L'altro successo si chiama Sicilia. Il M5s candida Giancarlo Cancelleri. La lista prese quasi il 15 per cento (Cancelleri oltre il 18) e porta dentro l'Ars 15 deputati. Per lanciare la volata al suo candidato Grillo attraverserà a nuoto lo stretto di Messina annunciando all'arrivo: "E' il terzo sbarco in Sicilia: prima sono arrivati Garibaldi e i Savoia, poi gli Stati Uniti che hanno portato la mafia, e ora io con il Movimento 5 stelle".

 

2013

 

E' l'anno della svolta. Stravolgendo i sondaggi, alla sua prima volta alle elezioni politiche, il M5s, sull'onda dello Tsunami tour di Beppe Grillo, ottiene il 25 per cento alla Camera e il 23 al Senato determinando anche la "non vittoria" del Pd di Pierluigi Bersani. Il segretario dem nelle trattative in diretta streaming con i capigruppo grillini Roberta Lombardi e Vito Crimi non riesce ad ottenere il sostegno per un governo di minoranza. Quel 'No' porterà al governo di larghe intese (Pd, Scelta civica, Pdl) guidato da Enrico Letta. Nascono i peones grillini, il divieto di andare in televisione (presto superato) e i contributi obbligatori dei parlamentari che tanti problemi (e diverse espulsioni) genereranno negli anni. 

 

2014

Il M5s sbanca il fortino rosso. Alle amministrative di maggio a Livorno vince il militante grillino Filippo Nogarin. Nella stessa tornata elettorale si vota anche per le elezione europee. Il Movimento raccoglie il 21,2 per cento dei consensi e sbarca a Strasburgo con 17 eurodeputati. Complicatissimo sarà capire a quale gruppo europeo aderire. Dopo diverse trattative avviate, i grillini formeranno il gruppo Europa della Libertà e della Democrazia Diretta, insieme all'Ukip di Nigel Farage, uno dei leader della futura Brexit, David Borelli ne diventerà co-presidente proprio insieme a Farage.

2016

L'anno si apre in maniera traumatica per il M5s. Il 12 aprile muore il fondatore Gianroberto Casaleggio. Pochi mesi più tardi però per i grillini arriva una vittoria clamorosa. A Roma e Torino il M5s vince i ballottaggi con Virginia Raggi e Chiara Appendino. E' solo un antipasto di quello che succederà due anni più tardi alle elezioni politiche.

 

2017

E' l'anno in cui le primarie del M5s incoronano Luigi Di Maio capo politico del M5s e candidato premier dei pentastellati. Proprio lui, e il gemello diverso, il descamisado Alessandro Di Battista, condivideranno con Grillo le principali tappe della campagna elettorale per le politiche del 2018.

 

2018

 

Alle elezioni politiche del 4 marzo, il M5s è il primo partito alle elezioni superando il 32 per cento dei consensi sia alla Camera, sia al Senato, eleggendo 227 deputati e 111 senatori. Non abbastanza per governare da soli. Dopo lunghissime consultazioni, l'invocazione all'impeachment per il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, M5s e Lega sottoscrivono un accordo di governo: a fine maggio, nasce il governo gialloverde. A guidarlo è l'avvocato Giuseppe Conte, uno degli "esterni" voluti da Di Maio pochi mesi prima come potenziale ministro alla Pubblica amministrazione nell'ipotetica squadra di governo a 5 stelle. Luigi Di Maio, come Matteo Salvini, ne diventa vicepremier. Nella compagine di governo i grillini contano dieci ministri. A settembre nella manovra di bilancio vengono inseriti i fondi per finanziare reddito e pensione di cittadinanza, storica battaglia del Movimento. Sul balcone di palazzo Chigi Luigi Di Maio e gli altri ministri grillini esultano a favore di fotocamere: "Abbiamo abolito la povertà!".

 

2019

In pieno agosto il Papeete di Salvini interrompe bruscamente l'esperienza del governo gialloverde. Grazie alla disponibilità del Pd però non si va alle urne: nasce il governo Conte II. L'effetto è la prima consiste fuoriuscita di parlamentari del M5s dal gruppo. Conte in compenso riesce finalmente a dismettere i panni del vicepresidente dei suoi vice. Poi con la pandemia, scoppiata da marzo 2020, aumenterà gli indici di gradimento popolare. Intanto dentro al Movimento comincia a serpeggiare una certa insofferenza nei confronti di Di Maio, che passato dal doppo incarico ministeriale (Lavoro e Sviluppo economico) alla Farnesina, è accusato di non curarsi sufficientemente del partito. In tanti chiedono un cambio di regole e una guida più collegiale. All'inizio del 2020 il M5s, indeciso sulle alleanze, si presenta da solo e subisce una disfatta alle elezioni regionali in Emilia Romagna e Calabria (dove rimane fuori dal consiglio regionale). S'interrompe la spinta propulsiva del M5s che durava dalla sua nascita e Di Maio si dimette. Come capo politico reggente arriva Vito Crimi.

2021

E' l'anno più buio del M5s. L'uscita dalla maggioranza di Italia viva determina la fine del governo Conte 2 e l'arrivo a palazzo Chigi di Mario Draghi. La scelta di sostenere l'esecutivo presieduto dall'ex governatore della Bce crea uno scisma nei gruppi parlamentari del M5s. In tanti lasciano, ma Conte preferisce tutelare l'accordo con il Pd che lo ha battezzato (copyright Nicola Zingaretti) "punto di riferimento dei progressisti". Fuori dal palazzo anche Alessandro Di Battista annuncia il suo addio. Conte viene incaricato da Grillo di riorganizzare il Movimento. Le scelte dell'ex premier porteranno anche alla rottura con Davide Casaleggio, il figlio del fondatore che continuava ad occuparsi della piattaforma online del partito Rousseau. Ad agosto, con una votazione online, Conte viene nominato presidente del M5s. Ma sulla nomina pende un pericoloso ricorso intentato dall'avvocato Lorenzo Borrè, ormai da anni legale di espulsi e fuoriusciti. Il ricorso farà annullare anche il nuovo statuto voluto da Conte per dare una struttura più solida al movimento. Sarà rivotato all'inizio del 2022. In diverse tornate amministrative il M5s corre in coalizione con il Pd, vincendo a Bologna e Napoli. Nella stessa tornata elettorale però a  Torino e Roma, dove si ricandida Virginia Raggi, i due schieramenti vanno divisi. Per il M5s è una disfatta.

 

2022

E' cronaca recente. Luigi Di Maio abbandona il M5s e si porta con sè diversi parlamentari per creare insieme a Bruno Tabacci Insieme per il futuro. Per evitare un'ulteriore spaccatura interna il M5s a inizio luglio si astiene prima in cdm e poi al Senato sul voto al decreto Aiuti che contiene una norma che permetterebbe al sindaco di Roma Roberto Gualtieri di realizzare un termovalorizzatore. E' l'innesco che fa partire la crisi di governo. Conte pone a Draghi alcuni temi che considera non rinviabili. Il 20 luglio al Senato il M5s insieme al centrodestra si astiene ancora una volta sul voto di fiducia. E' la fine del governo Draghi. Con lui, lo aveva già annunciato il segretario del Pd Enrico Letta, finisce anche l'alleanza giallorossa. Conte dismette la pochette dell'avvocato alla moda per le maniche di camicia da capo popolo. La campagna elettorale, soprattutto al Sud, paga. Il 25 settembre il M5s raccoglie il 15,6 per cento, la metà del 2018, ma una cosa è certa: dopo 13 anni non è ancora morto. In compenso, anche grazie all'intervento di Beppe Grillo, non è stata cancellata la regola dei due mandati facendo scomparire in un sol colpo un'intera classe dirigente. Luigi Di Maio è stato sconfitto proprio dal M5s al collegio uninominale di Napoli e sarà fuori dal parlamento. E' finita un'epoca. Se ne sono andatti tutti. Tutti tranne uno, Rocco Casalino.