(foto Ansa)

Ascoltare le parole della destra per capire i rischi di una destra al governo

Claudio Cerasa

Dallo scontro sulle sanzioni a Trump. E poi il lepenismo da superare e le accuse reciproche di irresponsabilità. Perché l’opposizione più insidiosa per il centrodestra arriva dal centrodestra. Una guida con lo sguardo al futuro

L’inesorabile andamento dei sondaggi – con il centrodestra che non smette di conquistare consensi e con il centrosinistra che non smette di dividersi i propri consensi – sembra essere lì a certificare una verità ormai difficile da negare: la coalizione BeSaMe (Berlusconi, Salvini, Meloni) è a un passo dal guidare l’Italia nella prossima legislatura, la non coalizione di centrosinistra è a un passo dal litigare per chi sarà la migliore opposizione del futuro e per quanto la campagna elettorale possa essere tosta, aggressiva, violenta gli avversari del centrodestra faticano maledettamente a essere considerati dallo stesso centrodestra come degli antagonisti temibili. E dunque, a due settimane dal voto, c’è un’altra verità interessante che inizia a farsi strada e quella verità coincide con una circostanza precisa che riguarda un elemento curioso della campagna elettorale. E il punto è questo: la migliore opposizione al centrodestra non arriva dai nemici del centrodestra ma arriva direttamente dall’interno del centrodestra.

 

In particolar modo, arriva da lì: dai propri alleati. E così succede quello che vediamo ormai da tempo. Matteo Salvini dice che le sanzioni sono una boiata pazzesca, e che per questo andrebbero eliminate, e Giorgia Meloni, a stretto giro, le risponde dicendo che la boiata pazzesca, invece è credere che le sanzioni debbano essere eliminate, e tanto per mettere un dito nell’occhio al proprio adorato alleato esulta nel vedere il capo del Copasir, Adolfo Urso, in missione a Kyiv dal ministro degli Esteri ucraino Dmytro Kuleba. Stesso schema sul caro energia: Salvini dice che occorre intervenire urgentemente sulle bollette anche con uno scostamento di bilancio, Meloni dice che occorre intervenire urgentemente senza scostamento di bilancio. Stesso schema sui possibili ministri del futuro: Salvini dice che è necessario presentare una lista prima delle elezioni, per far capire di che pasta è fatto il centrodestra, e per verificare cosa Meloni vorrebbe fare eventualmente di Salvini, e Meloni dice che le liste si presentano dopo che si vincono le elezioni, e non prima. E lo stesso, a volte, succede persino all’interno dei partiti. Carlo Nordio, candidato con Fratelli d’Italia, sull’ergastolo ostativo, ovvero l’impossibilità assoluta per i condannati per reati di mafia e terrorismo di poter accedere ai benefici penitenziari concessi agli altri detenuti, dice che la posizione di Giorgia Meloni non è quella giusta e dice che, anzi, “l’ergastolo ostativo, il principio cioè che al reo non venga concessa la possibilità di alcun beneficio, sia un’eresia contraria alla Costituzione”. E Marcello Pera, da par suo, dice che “all’interno del conservatorismo della destra i paletti devono essere chiari: ispirarsi a Trump per difendere le libertà è pericoloso”.

 

E così, poi, mentre il centrodestra nazionalista sogna di esportare in Italia il modello Trump – Giorgia Meloni e Matteo Salvini tifano fortissimamente Trump, anche se Trump ha occhi solo per il suo amato Giuseppi – il partner più piccolo del centrodestra, Forza Italia, dice, come in fondo dice anche Pera, che Trump, lo ha detto martedì scorso Antonio Tajani rispondendo a una domanda in una trasmissione su La7, “Tagadà”, non è affatto un modello positivo per il centrodestra. E così, mentre il centrodestra nazionalista sogna di portare il sovranismo a Palazzo Chigi, anche se Giorgia Meloni ha lasciato a Matteo Salvini sia Marine Le Pen sia Viktor Orbán, Silvio Berlusconi, in piena campagna elettorale, dice, lo ha detto al Foglio, che “il sovranismo è una bufala da mettere da parte, è un’idea stupida e stupidi sono quelli che ci credono. L’Europa nazionalista e sovranista ha provocato due guerre mondiali e decine di milioni di morti. Vogliamo tornare indietro? No. Con il sovranismo faremo la fine della Le Pen in Francia, che ha tanti voti ma non può governare”.

Tra alleati ci si conosce, ovvio, e proprio perché ci si conosce molto ci si fida poco l’uno dell’altro e si tende a rivolgersi agli elettori con lo sguardo di chi dice: oh, votate noi, non vorrete mica dare spazio nella nostra possibile coalizione di governo a quei due pazzi scatenati con cui siamo alleati? L’opposizione più efficace al centrodestra arriva dal centrodestra e in fondo la battaglia interna al centrodestra, con tanto di insulti, di schiaffi, di accuse reciproche di irresponsabilità è stata il filo conduttore vero della legislatura.

Nel 2018, quando Matteo Salvini scelse di andare al governo con il M5s, Silvio Berlusconi arrivò a dire che i grillini erano degli analfabeti della democrazia, giudizio non troppo diverso da quello che alla fine di quell’esperienza di governo diede Giorgia Meloni, che pure nel 2018 con i grillini condivideva buona parte della propria piattaforma comunicativa (nel maggio del 2018 la che suggerì la messa in stato d’accusa del presidente della Repubblica, dopo il no rifilato a Paolo Savona al ministero dell’Economia, fu proprio Giorgia Meloni). E dal 2021 all’inizio del 2022 il governo sostenuto da Lega e Forza Italia, quello guidato da Draghi, è stato a lungo considerato da Meloni come un governo di incapaci, all’interno del quale un uomo capace, come Draghi, era circondato, secondo Meloni, da ministri non capaci, compresi evidentemente i ministri dei propri alleati.

Per quasi due anni, dunque, Meloni ha considerato pericolosa per l’Italia una maggioranza all’interno della quale vi erano due dei partiti alleati oggi con Fratelli d’Italia e per quasi due anni, dall’altra parte, Forza Italia e in particolare la Lega non hanno perso una sola occasione per considerare “irresponsabile” il partito guidato da Giorgia Meloni. Un esempio? Facile: il bis di Sergio Mattarella. Quando Matteo Salvini, che pur avendo una robusta maggioranza in Parlamento non fu in grado di trovare un nome di centrodestra da condividere con il resto delle forze politiche, fu costretto a chiedere a Sergio Mattarella il bis. L’unico grande partito che non votò il bis fu Fratelli d’Italia e in quei giorni Matteo Salvini definì più o meno con queste parole la scelta della sua alleata: irresponsabile. L’incapacità da parte degli avversari del centrodestra di mettere in rilievo i pericoli veicolati dal centrodestra ha creato dunque un effetto paradossale grazie al quale oggi i più efficaci fustigatori del centrodestra si trovano non fuori ma dentro il centrodestra. E sentendo parlare i leader di Forza Italia, della Lega, di Fratelli d’Italia dei propri alleati il problema non sono le divisioni interne alla coalizione ma sono alcuni spicchi di verità contenuti nelle denunce fratricide fatte negli anni dagli alleati. In sintesi estrema: ci si può fidare di un centrodestra che per sua stessa ammissione è incapace di emanciparsi dal modello Le Pen, dal modello Orbán, dal modello Trump che ha passato gli ultimi quattro anni e mezzo a considerare i propri alleati degli irresponsabili incapaci di governare? Popcorn per tutti e buono spettacolo.

  • Claudio Cerasa Direttore
  • Nasce a Palermo nel 1982, vive a Roma da parecchio tempo, lavora al Foglio dal 2005 e da gennaio 2015 è direttore. Ha scritto qualche libro (“Le catene della destra” e “Le catene della sinistra”, con Rizzoli, “Io non posso tacere”, con Einaudi, “Tra l’asino e il cane. Conversazione sull’Italia”, con Rizzoli, “La Presa di Roma”, con Rizzoli, e "Ho visto l'uomo nero", con Castelvecchi), è su Twitter. E’ interista, ma soprattutto palermitano. Va pazzo per i Green Day, gli Strokes, i Killers, i tortini al cioccolato e le ostriche ghiacciate. Due figli.