Il caso

Salvini e il bisturi per le liste. Nella Lega c'è chi agita i ricorsi

Simone Canettieri e Valerio Valentini

Il capo del Carroccio avrà una pattuglia parlamentare di fedelissimi. Gli esclusi meditano di ricorrere alle carte bollate: "Ha violato le regole del partito". Intanto si susseguono le voci di addii

Questa volta  Matteo Salvini ha usato il bisturi e non la clava. E’ stato chirurgico, previdente e forse abbastanza vendicativo. Al momento di compilare le liste elettorali il leader della Lega si è messo listino per listino, collegio per collegio, a scegliere i candidati. Lui sì, lui no. Chi ha assistito in quelle ore al lavorìo dell’ex ministro dell’Interno racconta con devozione: “Matteo ha scelto anche i terzi e i quarti candidati del proporzionale”. 

  
Insomma un modo per non lasciare nulla al caso. O meglio alle proteste interne, alle minoranze silenziose che in questi anni oltre ai mugugni non hanno mai prodotto atti di sfiducia formale al capo in caduta di consensi. Oltre 20 punti percentuali negli ultimi tre anni. 

  
Sicché se i veneti sono in rivolta per le scelte prese dalla segretaria di Via Bellerio (come ha fatto capire il doge Luca Zaia, che pure si era furbescamente tenuto discosto, nelle giornate della battaglia sui listini) e se dal Friuli Venezia Giulia arrivano dispacci pieni di distacco e rabbia per il mancato coinvolgimento di Massimiliano Fedriga nel gioco dei nomi da scegliere, in giro per l’Italia la situazione interna non va meglio. I cosiddetti giorgettiani, vicini cioè al ministro dello Sviluppo economico, non si sono salvati: neppure uno come Raffaele Volpi, ex sottosegretario ed ex presidente del Copasir. E in generale gli “atlantisti” sembrano aver avuto la peggio. Come sembra raccontare al Foglio il senatore (non ricandidato) Manuel Vescovi, big in Toscana del Carroccio di cui è stato anche segretario regionale. Insomma, Vescovi l’ha rovinata la Nato?  “Dite? In effetti, se ci penso, nella commissione Esteri del Senato eravamo in quattro. Si è salvato uno solo: Salvini. Anche alla Camera, la commissione Difesa è stata di fatto azzerata. Ma non ci vedo chissà quale disegno politico. Anzi, sarebbe quasi un auspicio, ché almeno ci sarebbe una logica. Invece la verità è che la composizione delle liste risponde spesso a dinamiche assurde, a logiche del momento”. 

  
Vescovi potrebbe lasciare la Lega, e in Toscana non sarebbe il primo a salutare tutti, visto che nelle scorse ore anche Maurizio Carrara, deputato uscente, non riconfermato, che ha dato il suo addio. E c’è perfino chi, tra la Maremma e il Veneto,  fomenta le chat dei delusi suggerendo soluzioni clamorose e un poco velleitarie. Come, ad esempio, un ricorso alle carte bollate, evidenziando presunte violazioni dello statuto della Lega nella definizione degli elenchi dei candidati. “In occasione di consultazioni elettorali politiche ed europee – recita la carta fondamentale del partito di Salvini – il Consiglio federale delibera la composizione delle liste, sentito il parere dei segretari regionali e dei relativi direttivi regionali”.

 

E invece, delibere ufficiali non sono pervenute agli iscritti, e più di un vertice locale denuncia la totale mancanza di coinvolgimento. Ma se il nord è l’epicentro dello scontento, non è certo solo tra la Padania e i suoi immediati dintorni che monta la rabbia.  

  
Pure al sud il partito è in subbuglio: lì Salvini rischia di scendere sotto la doppia cifra. I nemici interni, chi non è stato candidato ma anche i governatori, fissano al dieci per cento la soglia di sopravvivenza della segreteria. Ma sarà davvero così? Il tour di Salvini sembra non andare male: il giro nei mercati e nelle piazze producono un discreto bagno di folla, seguito da selfie e abbracci. Ma è sicuro che questi autoscatti nell’urna non producano voti per Giorgia Meloni? Dal giro del capo del Carroccio annunciano sorprese per la terza fase della campagna elettorale. Dopo i manifesti “Credo” e i monumenti illuminati ora c’è voglia di stupire. Ma anche di inseguire. Ecco perché Salvini, sfidato da Luigi Di Maio in duello tv, cerca il corpo a corpo con Enrico Letta il quale però è interessato solo al faccia a faccia con Giorgia Meloni, AgCom permettendo.

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