(foto Ansa)

viaggio nel nord produttivo

Letta e la corsa a Vicenza. Il giudizio degli industriali veneti

Valerio Valentini

La Confindustria veneta approva il “draghismo” del leader Pd, con qualche dubbio: "Non sarà facile scalfire le convinzioni radicate in un certo elettorato". Parlano Carraro e Dalla Vecchia

L’azzardo pare fondato su un’intuizione giusta. “Perché la forzata chiusura dell’esperienza di governo di Mario Draghi rimane una ferita che sicuramente avrà ripercussioni nelle urne”, dice Laura Dalla Vecchia, presidente di Confindustria Vicenza. Ed è insomma su quella ripercussione che ha scommesso Enrico Letta, nel decidere di candidarsi nel collegio del capoluogo berico, “prima provincia in Italia per export pro capite, terza in assoluto”, andando a sfidare Matteo Salvini a casa sua, nel cuore produttivo del Nordest. “Draghi è, per l'Italia, una figura autorevole e credibile in Europa e nel mondo. Se penso alle sue ultime mosse sulla questione energetica – prosegue Dalla Vecchia –  credo che, specialmente in questo momento, anche paesi come la Germania, che sulle forniture è messa drammaticamente peggio di noi, hanno invidiato la capacità del nostro presidente del Consiglio, il cui metodo è ‘fare prima di parlare’, mentre lo spettacolo indecente che stiamo vedendo in questi giorni da parte dei leader e dei candidati va esattamente dalla parte opposta”.

Eccolo, insomma, il senso di aggrapparsi all’agenda Draghi, di farsene testimone. “E però attenzione, perché se è vero la critica e il risentimento da parte dei nostri imprenditori verso i partiti che hanno portato alla sfiducia di Draghi, a tutti quei partiti, è stata unanime, è pur vero che poi ci sono convinzioni radicate, profonde, che indirizzano gli umori elettorali”, precisa però Enrico Carraro, a capo della Confindustria regionale. Il quale, plaudendo alla scelta di Letta, osserva pure come il Pd voglia tenere, al suo interno, troppe cose insieme.

 

Il partito riformista che porta avanti il draghismo, e il partito di Fratoianni che ammicca alla Cgil. “Ora un po’ tutti stanno scaldando la pancia agli elettori. Ma confido – prosegue Carraro – che i leader politici sappiano cosa ci aspetta, e cioè un autunno e un inverno difficilissimi”. Sulle vacuità propagandistiche, anche Dalla Vecchia si mostra insofferente: “Si fa tanto rumore sul presidenzialismo che è una riforma complessissima e divisiva che nessuno farà”. Un suggerimento non richiesto, insomma, a chi si fa portatore del draghismo? “Per sostenere l’impresa – prosegue – servono investimenti infrastrutturali per completare quanto iniziato: tav, digitalizzazione, ricerca universitaria. Servono politiche per l’immigrazione finalizzata all’inserimento lavorativo (non solo l’immigrazione solidale di cui si parla), di sviluppo degli Its; e poi servono materie prime ed energia a prezzi competitivi ma soprattutto serve un progetto di sviluppo che premi chi fa ricerca, soprattutto in ottica di sostenibilità sia di processo sia di prodotto. E poi concorrenza, giustizia, previdenza, tutto da attuare come stabilito nel Pnrr: sarebbe bello se i leader delle coalizioni si confrontassero su questo anziché sulla mancia da dare all’una o all’altra categoria”.

E dunque spazio all’inventiva dovrebbe restarne poco, per il nuovo governo. “Le riforme obbligate del Recovery sono già un programma esigente. E spero – spiega Carraro – che non ci siano scantonamenti di alcun tipo rispetto al solco europeista e atlantico dell’Italia. E del resto a settembre e ottobre non ci sarà tempo per pensare ad altro se non all’economia, possibilmente con persone competenti ed esperte nei posti di maggiore responsabilità”. Dopo Draghi, solo Draghi? “Che almeno si mantenga il rigore, la serietà, il metodo di Draghi”, sospira Carraro. Che un tema al candidato vicentino Letta alla fine lo suggerisce: “Bisogna intervenire sul cuneo fiscale: partendo, e lo dico da imprenditore, dal lato dei dipendenti, perché il costo della vita, tra qualche mese, rischia di essere davvero insostenibile per il lavoratore medio”.

  • Valerio Valentini
  • Nato a L'Aquila, nel 1991. Cresciuto a Collemare, lassù sull'Appennino. Maturità classica, laurea in Lettere moderne all'Università di Trento. Al Foglio dal 2017. Ho scritto un libro, "Gli 80 di Camporammaglia", edito da Laterza, con cui ho vinto il premio Campiello Opera Prima nel 2018. Mi piacciono i bei libri e il bel cinema. E il ciclismo, tutto, anche quello brutto.