(foto LaPresse)

Il caso

Il Pd in Puglia è rosa sbiadito: nessuna donna capolista (ma c'è il capo di gabinetto di Emiliano). Base in rivolta

Gabriele De Campis

Il presidente della regione (che non è iscritto ai dem) riesce a piazzare nelle liste i suoi fedelissimi (tutti uomini). Il consigliere Amati: "Scelte fatte sulla base di bassezze, meschinità e misoginia"

Solo un rosa sbiadito per le liste del Pd in Puglia. La riffa delle candidature - dopo un Ferragosto di passione - la vince il governatore (non iscritto) Michele Emiliano che ottiene posto-biglietto sicuro per Roma destinato al suo capo di gabinetto, Claudio Stefanazzi, ma la mappa finale - non ancora ufficializzata per le polemiche roventi in corso - fotografa capilista tutti uomini tra Senato e Camera. E il rosa sbiadito fa rumore perché arriva dopo che i dem nel 2020 - addirittura con un intervento ad hoc del governo nazionale - erano intervenuti prima delle regionali facendo della questione femminile una bandiera, con l'introduzione quasi coatta della doppia preferenza di genere.

 

A far surriscaldare fino all’ebollizione il clima è il monocolore maschile al proporzionale: Francesco Boccia al Senato, alla Camera Stefanazzi in Salento, Ubaldo Pagano nel listino Taranto-Brindisi, Marco Lacarra nel Barese e Raffaele Piemontese in Capitanata. La composizione del listino per Palazzo Madama diventa deflagrante: al numero due va la campana Valeria Valente, al tre il lombardo Antonio Misiani. E’ collocata solo al quarto posto Loredana Capone, presidente del Consiglio regionale, forte di migliaia di preferenze e del sostegno del partito provinciale che aveva minacciato di “disinteressarsi” delle elezioni in caso di mancato riconoscimento delle identità territoriali e di genere. Fuori dalle liste rimarrebbero anche il sottosegretario all’Innovazione, Assuntela Messina, e il deputato uscente orlandiano Michele Bordo (alla quarta legislatura). Brilla solo a Bari la scelta di candidare nell’uninominale alla Camera la scienziata di levatura internazionale Luisa Torsi, mentre non si sa ancora se sarà trovato uno strapuntino per l’epidemiologo star-tv Pier Luigi Lopalco. Ad un posto di platino puntava anche il sindaco di Bari Antonio Decaro, che sponsorizzava l’inserimento del sindaco di Bitetto, Fiorenza Pascazio (allo stato numero due del proporzionale alla Camera). Ma lo strapotere dell’Emiro Mike lascia agli altri leader solo briciole, e così anche il presidente Anci resta travolto dall’onda emilianista che ha governato questa fase pre-elettorale.

 

Dopo l’abbandono del partito, tuona su Twitter contro il Nazareno il senatore Dario Stefano, che aveva già velenosamente attaccato Emiliano parlando di “un sodalizio con un civismo opaco e di convenienza”. L’esponente salentino è lapidario: “In Puglia, nessuna donna capolista. Nessuna vergogna?”. Ancora più duro Fabiano Amati, consigliere regionale dem: “Le liste del Pd Puglia sono state generalmente composte sulla base di raccomandazioni, meschinità, bassezze, misoginia, ossequi ai capetti di turno impegnati a risolvere in Puglia problemi campani di collocamento e soggezione ai metodi nepotisti e torbidi del non iscritto Michele Emiliano". Da qui la riflessione amara: “Le liste risultano perciò invotabili”. La conclusione: ”Salvo eventi allo stato imprevedibili, non andrò via perché mi sono dato il compito di distruggere questo sistema di potere e per farlo non posso regalare l'abbandono del campo e così togliere un po’ di voce a tante belle persone, mortificate, offese e non inclini alla sudditanza”.