l'intervista

In Sicilia resiste l'alleanza Pd-M5s: "Nessun imbarazzo", dice il segretario regionale

Riccardo Lo Verso

Mentre a Roma Letta e Conte si accusano di alto tradimento, al di là dello Stretto l’alleanza giallorossa al momento non cede. Il segretario del Pd siciliano, Anthony Barbagallo: "Abbiamo avviato un percorso comune da tempo. Tra Roma e noi ci sono livelli e processi politici diversi"

“Nessun imbarazzo per la situazione romana”, dice il segretario del Partito democratico siciliano, Anthony Barbagallo. Se dipendesse da lui la Sicilia resterebbe il baluardo di un’alleanza, quella con il Movimento 5 Stelle che, allo stato, non esiste più. Un’isola felice nel caos nazionale. Mentre a Roma Enrico Letta e Giuseppe Conte si accusano l’un l’altro di alto tradimento dopo la caduta del governo Draghi, al di qua dello Stretto l’alleanza giallorossa al momento resiste. Così è sulla carta, ma del doman non v’è certezza.


“Nessun imbarazzo”, dunque, a proseguire insieme la corsa per le prossime elezioni regionali nella convinzione che basti issare il vessillo “No a Nello Musumeci” per fare finta che i tumulti romani non si avvertano in Sicilia.
“Sono livelli e processi politici diversi", dice Barbagallo. "Abbiamo avviato un percorso comune da tempo, anche alle precedenti amministrative. Che facciamo: ritiriamo le deleghe dei nostri assessori nei Comuni in cui governiamo insieme? Abbiamo sottoscritto con le primarie un obbligo giuridico a sostenere un unico candidato”.


Dalla consultazione interna è uscita vincitrice Caterina Chinnici, europarlamentare del Pd, magistrato e figlia di Rocco, il giudice che ebbe l’intuizione di creare il pool antimafia e per questo lo fecero saltare in aria. “Pacta sunt servanda”, dice Barbagallo tradendo, pur senza ammetterlo, il sospetto-rammarico che è in casa dei grillini siciliani che bisogna guardare per capire se i patti saranno rispettati. A oggi è sufficiente il collante della “unità contro il governo Musumeci, il peggiore che la Sicilia abbia mai avuto”. Che poi, aggiunge Barbagallo, non si comprende perché ci si interessi dell’imbarazzo Pd-M5S e non a quello altrui: “Lega e Fratelli d’Italia non sono stati insieme nel governo Draghi, la pensavano in maniera opposta, eppure andranno insieme alle elezioni. Questo non imbarazza? Caterina Chinnici ha vinto le primarie e noi andremo avanti con Chinnici”.


E qui entra in gioco il fattore tempo. In Sicilia si dovrebbe votare a novembre, anche se il governatore Musumeci è solleticato dall’idea di dimettersi in tempo per un election day. E cioè accorpare le elezioni regionali con le politiche per sfruttare l’onda lunga e positiva di un centrodestra ricompattato e di un centrosinistra spaccato. Barbagallo guarda alla scadenza a lungo termine. Se in Sicilia si andrà alle urne a novembre “ci sarà un nuovo governo e il quadro sarà più chiaro”. Ricompattarsi, almeno nell’Isola, dopo il voto nazionale pur leccandosi le ferite per la sconfitta annunciata dai sondaggisti? “Tutto sarò più chiaro”, ribadisce senza tradire sussulti il leader siciliano dei Dem. Forse spera di evitarsi la scena, questa sì certamente imbarazzante, di Letta e Conte che si alternano sul palco della campagna elettorale siciliana e neppure si salutano. Uno sale e l’altro scende. Barbagallo sorride di fronte a questa immagine, seppur realistica.


Oppure tutto andrà a rotoli anche in Sicilia e senza bisogno di aspettare il voto nazionale. Come? Con il Movimento 5 stelle e il Pd che si rimangiano il patto sottoscritto con le primarie e corrono divisi. Qualcuno sta già preparando il terreno. “È il Pd che si sta tirando fuori dal fronte progressista”, dicono le voci autorevoli del movimento isolano. Beh in questo caso ci penserebbero gli altri a togliere l’imbarazzo ad Anthony Barbagallo. Si vedrà.

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