Paola Taverna (foto Ansa)

Taverna brinda con uno spritz: "L'alleanza col Pd è ancora salva", dice al Foglio

Simone Canettieri

Giochi di specchi e psicodrammi. Voci e scene dall’ultimo giorno  di Draghi. Cronache dal Senato

Senatrice Taverna, il suo Campari Spritz è pronto”. Ore 20, alla buvette c’è aria di “liberazione”. Cin cin. I grillini trangugiano prosecchi e patatine con intensità da bar del porto di Livorno. Parlano malissimo di Beppe Grillo, come al solito. A proposito, ma lo avete sentito l’Elevato? “No, non gli funzionava internet”. Risate velenose. Incredibile, una volta una battuta così sarebbe stata inimmaginabile. I leghisti, intanto, sono scomparsi. E dunque la scena è tutta per loro, per i 5 stelle, contenti e confusi, ubriachi di emozioni e così garruli. La senatrice M5s Anna Piarulli al bancone: “Non so nemmeno più come mi chiamo, ma sono felice”. E Paola Taverna? Si sta abbracciando con una collega: “E’ andata bene. Abbiamo dimostrato di essere coerenti e nessuno ci può accollare la fine di Draghi. Inoltre, i rapporti con il Pd non sono persi”, dice la vicepresidente del Senato, per tutti donna Paola dal Quarticciolo, al Foglio con il suo drink arancione in mano. Pare che l’idea di rimanere in Aula senza partecipare al voto sia stata una sua trovata. “Ma non lo scrive’, già mi odiano tutti qui, meglio avere un basso profilo. Ma abbiamo tenuto così in piedi il numero legale perché non prendiamo per il sedere i cittadini”. 

 

Intanto urlo dei cronisti delle agenzia di stampa: “C’è Lettaaa!”. E scatta la rincorsa al segretario del Pd. Ha una cera color zinco, si muove a scatti nervosi verso l’uscita. C’ha provato fino alla fine. E’ andato anche al “capezzale di Conte”, come scherza Luigi Zanda, con Roberto Speranza e Dario Franceschini.  Non c’è stato nulla da fare. “L’importante è che non ci danno colpa a noi”, ride Rocco Casalino, vera epifania qui a Palazzo Senatorio. “Non dico niente, non riuscirete a stuzzicare la mia vanità: avrei tante battute da fare”. Poi Casalino scompare nel bunker del M5s, le stanze del gruppo parlamentare. Ecco dov’è Conte? “E’ in riunione permanente, sta convocando un Consiglio nazionale, un’assemblea congiunta”, raccontano i senatori grillini abbastanza increduli della situazione: “Giuseppe è il nostro Mentana: l’uomo della maratona”. Ma cosa farete? “Al momento ancora non lo sappiamo”, dicevano alle 19 i pentastellati.

Un’ora prima, sempre alla buvette, c’era stata la scena chiave della giornata: arriva Matteo Salvini, occhi rossi di stanchezza, in compagnia dell’inseparabile amico Claudio Durigon, già ex sottosegretario all’Economia. Paciosi, si scolano due Coca Cola. Parlottano. Si aggiunge Roberto Calderoli, il firmatario della risoluzione che ha fatto saltare il banco. Annuncio del capo del Carroccio tra un sorso e l’altro: “La risoluzione di Casini? Certo che non la voteremo”, dice Salvini. Senatore le manca solo il mojito e poi siamo al Papeete 2 in versione boiserie? Salvini non raccoglie la provocazione: “Un giorno scriverò un libro su questa giornata”. Stiamo già preparando le liste elettorali, spiegano ancora dal Carroccio. “E’ finita, dai”, dice Andrea Crippa, vicesegretario di Salvini, con il sorriso di chi sarà ricandidato per un altro giro. Gli staff dei ministri iniziano a farsi due conti: “Fino a quando mi pagheranno lo stipendio?”. Letta, volto di zinco, è andato al Tg1 per dare degli “irresponsabili” a tutti. Compreso Conte, certo. Che non nomina. In serata al Nazareno organizzano una riunione sulla campagna elettorale. Conte ha spiegato al segretario Pd che “le repliche di Draghi ci hanno umiliato: non gli voteremo mai la fiducia”. Anche Dario Franceschini, fuoriclasse della manovra, inizia a vedere scuro e mentre inizia la votazione prende a braccetto Roberto Speranza: “Si dimette”. C’è l’ha con il premier. “Sento aria di Grecia”, tuona Gianluigi Paragone, già grillino e già leghista. Conte e Salvini fin dalla notte  avevano iniziato ad annusarsi. “Tu che fai?”. “Voi che fate?”. Adesso i vecchi partner del populismo si danno la colpa a vicenda su questo nuovo Papeete? “Colpa del Pd e del M5s”, dice Salvini. “Ci ha buttato fuori Draghi, e comunque non abbiamo presentato noi la risoluzione”. La situazione è così grave che spuntano Razzi e Scilipoti. Interviene la presidente Casellati: “Il senatore Ciampolillo ha chiesto di intervenire in dissenso con il gruppo...”.

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  • Simone Canettieri
  • Viterbese, 1982. Al Foglio da settembre 2020 come caposervizio. Otto anni al Messaggero (in cronaca e al politico). Prima ancora in Emilia Romagna come corrispondente (fra nascita del M5s e terremoto), a Firenze come redattore del Nuovo Corriere (alle prese tutte le mattine con cronaca nera e giudiziaria). Ha iniziato a Viterbo a 19 anni con il pattinaggio e il calcio minore, poi a 26 anni ha strappato la prima assunzione. Ha scritto per Oggi, Linkiesta, inserti di viaggi e gastronomia. Ha collaborato con RadioRai, ma anche con emittenti televisive e radiofoniche locali che non  pagavano mai. Premio Agnes 2020 per la carta stampata in Italia. Ha vinto anche il premio Guidarello 2023 per il giornalismo d'autore.