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Palazzo Chigi

Il sorpasso di Draghi su Conte: "Adesso come la risolvi non è un problema mio"

Carmelo Caruso

Il premier ora detta le condizioni. Conte: "Aiutami". La mossa di Salvini e l'asse con il Colle. Il voto come soluzione anche per Palazzo Chigi: "Torniamo serenamente alla noste vite precedenti"

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Si sono rovesciate le parti: voleva dettare le condizioni e ora la sua resa è la condizione. Non è più Mario Draghi che deve dare un segnale ma è Giuseppe Conte che deve, “con parole chiare”, dire che “il M5s vuole restare al governo”. Equivale a votare la “fiducia” al dl Aiuti oggi al Senato e alla promessa di lealtà fino alla fine. L’ultima telefonata di Conte a Draghi sarebbe stata drammatica: “Aiutami. Devo avere un tuo segnale”. Per Draghi quanto accade nel M5s “è una questione interna”. L’uscita di Matteo Salvini ha cambiato la giornata: “Senza il M5s, è voto”. Dunque non era uno scherzo e pure Draghi si è convinto che in politica i numeri non bastano. Un governo senza il M5s sarebbe ostaggio del leader della Lega e allora, e questa è la frase che viene ripetuta a Palazzo Chigi, “serenamente torniamo tutti alle nostre vite precedenti”. Più volte, in questi giorni, Draghi ha spiegato, a Sergio Mattarella, che senza il M5s al governo viene meno il presupposto per cui è nato: la “grande coalizione”. Perderebbe di efficacia anche per via della composizione.  Lega e Pd sarebbero schiacciati, da fuori, da FdI e dal M5s. Per Draghi sarebbe “impraticabile fare le cose che vanno fatte”. Meglio elezioni. Draghi e Mattarella concordano “all’unisono”.


Pensando che fosse tutta una finzione hanno fatto in modo che diventasse tutto vero. Conte non credeva al voto anticipato, Palazzo Chigi e il Quirinale hanno sempre sposato la posizione dell’attesa: “I fatti sono fatti quando accadono”. A causa del gioco diabolico di una comunicazione sempre più guasta, e pericolosa, del M5s, e lo diceva il Pd, “Conte ha spinto il treno a velocità salvo  accorgersi che i suoi freni non funzionano”. La buona volontà di Palazzo Chigi e di Draghi, dicono anche gli altri alleati di governo “non è mancata”. Perfino un sindacato scolastico come l’Anief, uno dei più vicini al M5s, ha riconosciuto a Draghi il merito di aver parlato del rinnovo dei contratti. Si racconta che Draghi abbia anche invitato Conte a riflettere. Il senso è questo: “Se davvero credi in quei nove punti che hai sottoposto, e che il governo, come vedi, ha intenzione di affrontare, vale la pena chiedersi se il M5s può ottenerli fuori dal governo o restando al governo”.

 

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Per Draghi il problema di tenuta del M5s “è ora un problema interno. Come la risolvi non è un problema mio”. In pratica si sta verificando attraverso il dl Aiuti la fiducia di Conte leader. Uscire fuori dal governo corrisponde per il M5s a una specie di “embargo.” Il Pd ha già fatto sapere che come prima conseguenza salterebbero le primarie in Sicilia. Fuori da Palazzo Chigi, che Conte ha pure abitato da premier, significa scendere in piazza con le squadracce organizzate dei tassisti che ieri per tutta la giornata hanno sequestrato Roma. Hanno lanciato bombe carta, protestato contro le liberalizzazioni e Draghi. Lungo il corteo c’era chi diffondeva la voce: “Adesso Conte viene a portarci solidarietà”. Era una voce che non ha avuto conferma, molto probabilmente falsa, ma restituisce al meglio la metamorfosi di questo avvocato: adesso è il riferimento di questa plebe.

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A Palazzo Chigi, nelle stesse ore, è stato ricevuto il presidente di Confindustria, Carlo Bonomi. A Milano, il presidente della regione Lombardia, Attilio Fontana, dichiarava: “Mi auguro che Draghi vada avanti”. A Roma, Luca Zaia, che ha avuto un incontro con Draghi per parlare delle Olimpiadi Milano-Cortina lo diceva meglio: “Draghi deve andare avanti oppure è limbo”. In queste ore, se ne sono accorti in pochi, ma gli industriali del Veneto telefonano, firmano documenti e avrebbero fatto sapere ai parlamentari leghisti di mettersi al “fianco del premier” altrimenti il loro sostegno, anche economico “verrà meno”.

 

Giancarlo Giorgetti, che da due giorni non parla, non ha voluto prendere la parola neppure durante la conferenza stampa di governo, lo raccontano come rassegnato. La condizione economica vista dal Mise rischia di essere spaventosa. La sua idea è che la politica italiana viaggi ormai sulla bassa velocità del mondo, che sia separata dall’autenticità: industria, Pnrr, transizione ecologica, approvvigionamenti. La crisi di governo, il quasi Papeete di Conte, ha lasciato che si trascurasse il dossier stoccaggi, energia in vista dell’inverno. La prossima settimana Draghi ha in programma un viaggio in Algeria. Un uomo centrale come Claudio Descalzi, ad Eni, rischia di perdere la copertura internazionale di Draghi in un momento in cui occorre occuparsi degli stoccaggi.

 

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A Palazzo Chigi hanno ripreso tutte le dichiarazioni dei partiti nei giorni della corsa al Quirinale. Si diceva che Draghi non si dovesse spostare perché si sarebbe rotto “un meccanismo e provocato il rimpasto”. Sono le stesse ragioni che non permettono a Draghi di andare avanti con una maggioranza diversa.

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