"Ora o mai più". Conte vuole uscire dal governo. Ma il voto anticipato terrorizza il M5s

Simone Canettieri

Oggi il Consiglio nazionale per decidere la permanenza nell'esecutivo: I senatori spingono per lo strappo. Taverna contro Grillo dopo la battuta: "Ora che hai una laurea puoi trovarti un lavoro"

Giuseppe Conte  vuole uscire dal governo. Le parole di Draghi non l’hanno convinto. Le ha accolte in silenzio. “Troppo poco:  non ha preso in considerazione tutti i nostri punti. Se Draghi ci avesse soddisfatto lo avremmo detto, no?”, trapela dallo stretto giro dell’ex premier. La decisione verrà presa però questa mattina durante il Consiglio nazionale del M5s. Tutto può cambiare. Le anime grilline sono tormentate e divise. Chi tira da una parte (“restiamo”, come il capogruppo Davide Crippa) chi si è ammorbidito e vuole prendere   tempo per fatto personale (è il caso dei tre ministri) e chi come i senatori vuole strappare. Tipo Paola Taverna, ancora infuriata con Beppe Grillo per questa battuta di dieci giorni fa: “Ora che hai la laurea, puoi trovarti un lavoro”.  
Il garante del M5s è fuorigioco e sembra non avere il polso della situazione. Pensa al processo del figlio Ciro, dicono tutti. “Vedrai, che troveranno un accordo”,   confida  distratto a chi gli chiede  un parere. Sarà così? Il ruolo di Grillo in questa fase appare secondario. Al Senato, per esempio, gli eletti M5s ne parlano malissimo: cose irripetibili. Tutti contenti che si sia interrotto – pensano loro – il filo diretto con Mario Draghi, dopo le rivelazioni sulla stampa, per interposta persona, del sociologo Domenico De Masi. Tutto ruota intorno a Conte e ai suoi struggimenti. Esco o non esco? Diranno che  il mio è il Papeete 2? Mi paragoneranno a quello lì, a Matteo Salvini? L’ipotesi che domani a Palazzo Madama il M5s voti la fiducia al dl Aiuti è considerata residuale dalle truppe pentastellate.  Che però adesso scorgono il baratro del voto anticipato e dunque la fine di questa lunga vacanza dorata con otto mesi di anticipo (perderebbero circa 120 mila euro se dovesse finire la legislatura anzitempo). 

Alla fine, l’attesa conferenza stampa del premier è stata accolta con la stessa freddezza che trasmettono i busti del primo piano di Palazzo Madama. Gianluca Ferrara, vicecapogruppo: “Ma mi domanda davvero cosa faremo? Abbiamo solo una strada: andarcene”. Mariolina Castellone dice ai suoi colleghi che al momento dal premier è arrivato troppo poco. La capogruppo rischia di perdersi, comunque vada, un po’ di parlamentari per strada. Andrea Cioffi, Ettore Licheri, Emma Pavanelli, Sergio Puglia (con una strepitosa giacca bianca che lo fa somigliare a un fantino del palio di Siena) Vincenzo Santangelo. Tutti a domanda del Foglio rispondono  alla stessa maniera: “Andiamocene!”. Ma sono convinti che poi ci sarà un Draghi bis o che un altro governo sarà possibile. Le parole del premier aprono al contrario scenari diversi sicché i dubbi iniziano a prendere forma. Anche se la voglia di farla finita con questa esperienza è palpabile. Questi senatori, che Conte non controlla alla perfezione, hanno in mano il futuro dell’Italia. Ecco, ma dov’è l’ex premier?  Non parla. Anzi, si infuria quando Carlo Sibilia, sottosegretario all’Interno, se ne esce con un tweet di plauso a Draghi sul salario minimo. “Ma non è la nostra proposta” dice alle colleghe Nunzia Catalfo, ex ministra del Lavoro. Qualcuno vorrebbe capire l’opinione di Danilo Toninelli, ma è troppo complicato. Sono mosche in un bicchiere di vetro che oggi Conte proverà ad alzare, sperando che non si trasformino in vespe. Il Consiglio nazionale potrebbe spaccarsi. Tuttavia il capo del M5s fa sapere che oggi non sarà il giorno delle decisioni revocabili, com’è stato finora.
 

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  • Simone Canettieri
  • Viterbese, 1982. Al Foglio da settembre 2020 come caposervizio. Otto anni al Messaggero (in cronaca e al politico). Prima ancora in Emilia Romagna come corrispondente (fra nascita del M5s e terremoto), a Firenze come redattore del Nuovo Corriere (alle prese tutte le mattine con cronaca nera e giudiziaria). Ha iniziato a Viterbo a 19 anni con il pattinaggio e il calcio minore, poi a 26 anni ha strappato la prima assunzione. Ha scritto per Oggi, Linkiesta, inserti di viaggi e gastronomia. Ha collaborato con RadioRai, ma anche con emittenti televisive e radiofoniche locali che non  pagavano mai. Premio Agnes 2020 per la carta stampata in Italia. Ha vinto anche il premio Guidarello 2023 per il giornalismo d'autore.