Il M5s si avvicina (di nuovo) ai Socialisti. Il primo passo al Consiglio d'Europa

A fine giugno, in contemporanea con la baruffa in Parlamento sull'invio delle armi in Ucraina, l'organizzazione per i diritti umani vedrà l'ingresso dei grillini nella famiglia socialista. Mossa concordata da Letta e Conte. Ma c'è di mezzo un po' di filoputinismo ancora non smaltito

Valerio Valentini

Un indizio, forse nulla più. E però un indizio significativo. Per capire come, nella ormai estenuante marcia sul posto del M5s verso l’ingresso a pieno titolo nella famiglia dei Socialisti europei, si sta finalmente per compiere un primo passo. Tra il 20 e il 24 giugno si riunirà infatti il Consiglio d’Europa, l’organizzazione internazionale, con base a Strasburgo, impegnata nella promozione della democrazia e dello stato di diritto che raduna 46 paesi. E all’ordine del giorno del gruppo “Socialisti, Democratici e Verdi”, che come sempre si riunisce alla vigilia dei vertici per coordinare la condotta dei suoi membri, sono indicate le richieste di adesione di partiti provenienti da cinque paesi: Marocco, Georgia, Regno Unito, Francia e Italia. Non è inusuale, perché ogni anno, a giugno, le componenti politiche del Consiglio d’Europa ridefiniscono il proprio perimetro, da cui dipendono anche incarichi e funzioni da accaparrarsi. Ciò che è notevole è, appunto, la mossa grillina. 

“Sarà a suo modo una data storica, per noi”, ci dice Marta Grande, capo delegazione del M5s al Consiglio, “perché da nove anni il Movimento partecipava senza essere iscritto ad alcuna famiglia”. Ecco la svolta, dunque. Discussa, ci spiega la deputata grillina, “a livello dei vertici politici di Pd e M5s”. Enrico Letta e Giuseppe Conte, dunque: stavolta ci provano davvero a federarsi. Al Consiglio d’Europa, certo, ma con un occhio al Parlamento europeo, dove il dossier è congelato da mesi – l’ultima volta, e sembrava fatta, a dicembre scorso, tutto s’impantanò per divergenze sulla gestione degli staff, prima che al Nazareno s’indispettissero per le bizze quirinalizie del fu avvocato del popolo, che chiedeva asilo al Pd a Bruxelles e brigava con Matteo Salvini all’ombra del Colle – e dove però, pare, potrebbe sbloccarsi all’indomani dei ballottaggi per le amministrative, a fine giugno.

Per questo, dunque, l’adesione alla famiglia socialista nel Consiglio d’Europa potrebbe rappresentare il preludio alla grande operazione. Il tutto, con perfida coincidenza, negli stessi giorni, nelle stesse ore in cui in realtà potrebbe consumarsi uno strappo clamoroso, e proprio su questioni di politica internazionale, tra Pd e M5s. Perché il 21 e 22 giugno, alla vigilia del Consiglio europeo, Mario Draghi riferirà alle Camere, e Conte medita una mossa a sorpresa sull’invio delle armi. I pontieri sono al lavoro, come si dice. E perfino dal Quirinale, dove considerano indiscutibile la necessità di proseguire nel sostegno militare all’Ucraina, verrà esercitata una moral suasion finalizzata a far recedere Conte dai suoi bellicisti propositi di pacifismo. E proprio in quelle ore, insomma, a Strasburgo potrebbe invece sancirsi l’unione.

E certo ne è passato di tempo da quando, nella scorsa legislatura, utilizzava proprio la vetrina del Consiglio d’Europa per esporre, capitanata dall’attuale sottosegretario agli Esteri Manlio Di Stefano, le proprie tesi a sostegno della Russia di Vladimir Putin, rinnovando l’invito a sospendere le sanzioni contro Mosca a seguito dell’annessione della Crimea. 

Tout est pardonné, dunque, specie ora che la Russia è stata espulsa dal Consiglio d’Europa, poche settimane dopo l’invasione dell’Ucraina. E così, salvo inciampi dell’ultimo minuto, il M5s verrà accolto con tutti gli onori. 
Il gruppo Socialista, nel Consiglio d’Europa, è del resto assai più vasto e variegato di quello del Parlamento europeo. Ne fanno parte, oltre ai principali partiti progressisti europei, anche i verdi e molti partiti autonomi. E agli oltre 170 membri, potrebbero dunque aggiungersi gli otto rappresentanti del M5s. Tra i quali, guarda un po’, ci sarà anche quel Gianluca Ferrara che le sue convinzioni filoputiniane non le ha mai rinnegate. Per dire di come tutto passa, ma non tutto cambia.

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  • Valerio Valentini
  • Nato a L'Aquila, nel 1991. Cresciuto a Collemare, lassù sull'Appennino. Maturità classica, laurea in Lettere moderne all'Università di Trento. Al Foglio dal 2017. Ho scritto un libro, "Gli 80 di Camporammaglia", edito da Laterza, con cui ho vinto il premio Campiello Opera Prima nel 2018. Mi piacciono i bei libri e il bel cinema. E il ciclismo, tutto, anche quello brutto.