Aspettando Mosca, Salvini lavora alla tregua nella Lega

Gianluca De Rosa

Il segretario leghista è volato a Belluno per la campagna elettorale, ma anche per ricostruire la pace nel partito

Per Mosca ancora niente, ma intanto Matteo Salvini è volato a Belluno. Il segretario della Lega arriva in Veneto a meno di dieci giorni dalle elezioni amministrative. Si va per tappe forzate: Verona la mattina, Belluno il pomeriggio, Padova la sera. A suo modo è anche questa una missione di pace. Una via crucis tra i militanti della regione che verso di lui ha sempre nutrito maggiore diffidenza. Tutto a pochi giorni dalla sparata, comunque ancora rivendicata, sul viaggio russo (e le annesse polemiche) a cui anche il governatore Luca Zaia aveva reagito con una certa freddezza. “Non ne so nulla, non esprimo considerazioni In linea generale, che Salvini vada o non vada a Mosca, spero che si arrivi presto alla pace”, aveva detto.

 

Un classico del Doge leghista quando si parla delle mattane del segretario: non ne so nulla, non commento, ma neppure attacco. E’ lui che Salvini vuole davvero incontrare. E nell’ambiguità del tiepido nemico che va a cercare nuove intese. Eppure già incrociare le agende è stato piuttosto complicato. Un Salvini all’inseguimento.

 

La mattina Zaia aveva altre esigenze. Mentre il segretario era Verona per sostenere il sindaco uscente e candidato di Fratelli d’Italia (e appoggiato, almeno ufficialmente, anche dalla Lega) il governatore Federico Sboarina era al salone nautico di Venezia insieme al ministro dello Sviluppo economico Giancarlo Giorgetti, l’altro governista del Carroccio che, come Zaia, di Salvini magari si è anche scocciato, ma per adesso non ha alternative. Che si saranno detti? Di sicuro più tardi Giorgetti ha fatto percepire ancora la sua insofferenza: “Rischi per il futuro del governo? Dovete chiedere a Conte e Salvini”. E il segretario gli ha risposto sempre da Venezia, ma il pomeriggio: “Dalla Lega nessun rischio per il governo”. Altri sforzi per la pace.

 

La sera Zaia e Salvini si sarebbero potuti incontrare a Padova. Ma qui la Lega è spaccatissima. Padova è la provincia più salviniana del Veneto. Prosperano Andrea Ostellari e Massimo Bitonci, fedelissimi di Salvini, sono stati loro, insieme al commissario della Lega in Veneto Alberto Stefani, a scegliere come candidato Francesco Peghin, mandando su tutte le furie i leghisti locali, con tanto di procedimenti disciplinari e quasi purghe. Si dice che alla carica ambisse anche l’assessore regionale Roberto Marcato, che già qualche mese fa con il Foglio non risparmiava critiche alla gestione del partito del segretario e sul punto diceva: “Senza confronto, si accumulano tensioni, e visto che siamo gente schietta, in alcuni casi queste scoppiano”.

 

I maliziosi dicono che gli uomini di Marcato sostengano sotto banco il candidato del Pd e sindaco uscente Sergio Giordani. “Lui e Marcato sono pappa e ciccia, hanno lavorato fianco a fianco alla guida dell’interporto di Padova”. Voci. Comunque un grande imbarazzo. Così, alla fine, dalla segreteria del governatore si è riusciti a ottenere un buco. Ore 16.30 a Belluno, nella centralissima piazza dei Martiri per sostenere il candidato Oscar De Pellegrin, ex campione paralimpico, che può vincere grazie alla spaccatura a sinistra e riportare il centrodestra alla guida della città dopo 10 anni.

 

La distanza è già nel vestire. Zaia in abito e cravatta blu, come sempre strettissimi, Salvini in maniche di camicia con crocifisso francescano sul petto in bella mostra. Il governatore cita Einaudi e parte con la rivendicazione primigenia: l’autonomia. “E’ come un abito sartoriale, a ognuno va disegnata su misura”, dice, riuscendo nello stesso tempo a ricordare la questione al segretario e a calmare l’impazienza dei militanti veneti.

   

Salvini ascolta, senza sorridere mai. Quando è il suo turno parla poco. Sull’autonomia fa una promessa generica, poi ricorda che Belluno ospiterà le Olimpiadi. Parla di quelle. Poi osa, torna sul conflitto: “La pace è un valore supremo e in generale lavorare per la pace e spendersi per lei non è solo questione di vita e di morte per chi è lì, ma anche per noi, perché con la guerra benzina e carrello della spesa stanno andando alle stelle. Quelli che parlano solo di armi e di guerra non sanno di cosa parlano”. Gli uditori applaudono. A Mosca ancora non è riuscito a portarla, ma intanto Salvini ha cominciato la campagna per la pace in casa Lega.

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