(foto di Ansa)

ateo devoto

Perché l'opzione anti relativista di Calenda è un gran patrimonio anche per la sinistra

Franco Monaco

Il leader di Azione è uomo pragmatico, autenticamente liberale. L'uomo dei parioli può essere antidoto alla destra illiberale e ricostituente per un centrosinistra che pensa solo ai diritti civili

Anche a me, non è sfuggita quella che Giuliano Ferrara chiama l’opzione antirelativista di Carlo Calenda, l’enfasi posta sull’esigenza di un ethos condiviso connessa alla coscienza del limite alle libertà individuali. Un’opzione e una sensibilità che, mi pare, si discostano dal diffuso individualismo libertario trasversale ai vari campi politici, a destra come a sinistra. E che restituisce il liberalismo alle sue originarie severe radici, per nulla corrive con una concezione atomistica della società. Sono uomo di sinistra, con il primo Ulivo ho sposato la democrazia maggioritaria, a distanza di anni ho preso atto che non tutto è andato per il verso giusto e tuttavia continuo a pensare che un bipolarismo mite sia una buona cosa.

 

Di più: la destra con cui abbiamo a che fare non mi rassicura. Specie per i suoi tratti illiberali e sovranisti trattenuti a fatica. Calenda potrebbe dare un prezioso contributo al nuovo centrosinistra, arricchendolo da vari punti di vista. Il primo: una cultura pragmatica di governo. Calenda batte sistematicamente un chiodo giustissimo: quellodella implementazione delle pubbliche decisioni spesso lasciate a metà. Il secondo: quello di rappresentare una voce autenticamente liberale utilmente integrativa in uno schieramento da sinistra di governo. Una voce, del resto, non priva di una sensibilità sociale, come si conviene a chi rivendica ascendenze azioniste, che si distingue dalla pletora di cespugli centristi che campano di distinguo strumentali nella mera speranza di sopravvivere.

 

Ma è il terzo elemento, segnalato da Ferrara, che  apprezzo, in quanto mi procura un profondo disagio la deriva etico-culturale di una sinistra che sembra abbia smarrito la sua storica sensibilità sociale. Con un’enfasi sui diritti civili, per lo più intesi in senso individualistico, a discapito dei diritti sociali e del lavoro. Un difetto  ascrivibile anche alla dissoluzione della rappresentanza politica di una sinistra sociale cattolica  che, per cultura, dovrebbe presidiare il senso-valore del legame comunitario, il nesso intimo tra libertà e responsabilità. Se a surrogarla intervenisse l’apporto di un laico liberale (lui addirittura parla di “liberal-socialismo”) sarebbe utile. 

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