Il telecomando di chigi

Lo zapping di Mario Draghi. La Rai? Anche lui cambia canale

Carmelo Caruso

Il premier è preoccupato per lo stato in cui versa la Rai: Copasir, vigilanza, problemi sindacali. Travaglio ha perfino provato a vendere il suo quiz

Anche Mario Draghi si difende con il telecomando: cambia canale. Alcuni programmi della Rai li trova scalcinati, l’informazione con poca intelligenza, i talk-show spesso una corsia di sbandati. Nei suoi giorni di quarantena ha formulato un giudizio sulla tv di stato. E’ una piccola resa culturale, la trattoria del pensiero malandato. In questa baracca dove si commerciano vapori al papavero, la Loft produzioni, il ramo televisivo della società del Fatto quotidiano, ha provato perfino a “piazzare” il quiz “Cartacanta”. E’ il “Lascia o Raddoppia” di Marco Travaglio e Selvaggia Lucarelli. Come se non bastasse, questa Panama pubblica, questo paradiso ipersindacale, è riuscita nell’impossibile: si è fatta condannare per comportamento antisindacale.  C’è una grande incompiuta del governo Draghi. Si chiama Rai.

  
Per la prima volta nella storia della televisione italiana, il suo amministratore delegato, il buon Carlo Fuortes, l’amministratore “ci provo”, attende una convocazione del Copasir. Si tratta nientemeno che del Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica. E non vi fate confondere dalla sigla baciamano, dagli organi e dalla funzione di questo comitato così cerimonioso. La notizia è che la televisione di stato viene messa sotto esame per capire se alcuni programmi sono  la Transnistria catodica di Putin, il  gasdotto di propaganda antioccidentale. Per il premier è qualcosa di “grave e di imbarazzante”.

  

Raccontano che sia furibondo per chi in tempo di guerra inquina le menti spacciandole per libertà di pensiero. Attenzione, non capita in tutti i  programmi di informazione, anzi, e viene da dire per fortuna. Il programma più contestato, quello di Bianca Berlinguer, il suo Cartabianca, volete sapere come viene assemblato? Lo racconta una fonte della televisione pubblica: “E’ pensato come l’inserto televisivo del Fatto quotidiano. La scaletta viene condivisa con la consulenza telefonica del direttore”.

  

Gli ospiti ormai fissi sono il noto professore che sembra uscito dal romanzo “Le Benevole” di Jonathan Littell, quello del “nonno felice sotto il fascismo”. Gli altri sono Andrea Scanzi e Donatella Di Cesare. Sono tutti e tre editorialisti di quel giornale. Chi si è scatenato contro questo programma rischia  perfino di ridimensionare la natura della catastrofe che è vasta. La catastrofe Rai è più complessa. E’ di prodotto, di ascolti, ma anche legale. Industriale. Quale altra azienda pubblica che esplode di dipendenti riesce a perdere una causa contro i dipendenti? La Rai c’è riuscita per il taglio delle edizioni notturne del Tgr che sarebbe stata presa, così ha stabilito il giudice civile di Roma, “senza rispettare i passaggi necessari”. E’ stata condannata per “comportamento antisindacale” e, non è uno scherzo, a far pubblicare la sentenza sui principali quotidiani nazionali ovviamente con denaro pubblico. Era dai tempi di Mauro Masi, negli anni del governo Berlusconi, 2011, che la Rai non riceveva questa sanzione. 

   

Cosa si dice sempre della Rai? Che è dominata dai partiti. Bene. Prima era dominata, ora, non è un modo di dire, ci risiedono. I consiglieri del cda, i rider che portano i messaggi dei loro partiti di riferimento, stazionano ogni giorno nelle stanze dei direttori di rete. Vogliono impaginare i palinsesti. Un esempio. In queste settimane Alessandro di Majo, che è stato eletto in quota M5s, opera per conservare la striscia mattutina assegnata a Luisella Costamagna. Un’ altra firma, e sicuramente, la più sobria, del Fatto quotidiano, ha gareggiato per vedersi assegnata la striscia che è andata a Marco Damilano. Si tratta di Peter Gomez. Se nessuno parla male della Rai, neppure quelli che pensano che il governo Draghi sia un governo di “guerrafondai”, è perché nella nuova Rai, anche quella a guida Fuortes, hanno trovato asilo. Viene da chiedersi, ancora: è  possibile cambiare questa azienda?

  

Un esempio. A novembre è  stato nominato un direttore dell’approfondimento Rai che però ha poteri dal 4 giugno e non per i programmi in essere ma per quelli che verranno. E’ come se in un giornale un direttore potesse fare mezzo giornale perché l’altro mezzo ha diritti acquisiti e dunque immodificabili. Solo in Rai l’eccellenza riesce a decadere. Durante il mandato dell’ex dg Antonio Campo Dall’Orto (e lo ha denunciato il deputato Michele Anzaldi) la Rai si era dotata di una squadra speciale. Era la squadra droni. Tecnologie all’avanguardia e uomini.

   

Il progetto era stato presentato al G7 di Taormina. Ebbene, si è scoperto che la Rai, fino a ora, si è appoggiata a servizi esterni. Che facevano i piloti di droni Rai formati per questo scopo? Dice Anzaldi che ha sollevato il caso in Vigilanza: “Facevano fotocopie”. Un amministratore delegato, anche il più bravo, non potrà mai cambiare questa azienda. La Rai va trattata dal ministero della Difesa, da Lorenzo Guerini. Viale Mazzini è la nostra Mariupol. Va liberata con i tank.

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  • Carmelo Caruso, giornalista a Palermo, Milano, Roma. Ha iniziato a La Repubblica. Oggi lavora al Foglio