L'intervista

Castagnetti: "Per Mattarella è stato un sacrificio. Ha temuto il crollo del sistema"

Carmelo Caruso

"Politica impreparata. Non si sceglie en plein air o con lo scouting un presidente della Repubblica. Letta è stato un leader responsabile. Il discorso di Mattarella anticipa che il suo sarà un mandato pieno". Intervista all'ex segretario del Partito Popolare e amico antico del presidente

Dunque Sergio Mattarella dissimulava? “Sono testimone di quanto fosse profonda e sincera la sua decisione originaria. Voleva vivere una fase più familiare e serena. Mattarella non mentiva”. E invece dicono che ci fosse della sapienza nei suoi traslochi e che inseguisse il bis. “E l’hanno cominciata a chiamare ambizione. Alcuni addirittura strategia. Come se un uomo di 80 anni, un uomo come lui, avesse qualcosa da chiedere o da attendersi, ancora, dalla rielezione. Hanno provato a imbrattarlo con la malizia”. E Pierluigi Castagnetti che, come i veri amici, ogni volta che ne parla, sente di perdere una tessera dell’altro, di rivelare qualcosa di troppo caro per essere condiviso, dice che “spesso si sottovaluta il sacrificio degli affetti”.

 

Perché Mattarella ha cambiato idea? “E perché nessuno parla di quanto gli sia costato sul piano personale?”. E a un certo punto, lui che del presidente è davvero il più simile, amicus che significa affine, il compagno delle vecchie “speranze”, la montatura d’argento del partito popolare, definisce questo bis-discorso come “programmatico, di straordinaria tensione morale quasi kennediano con echi di Maritain. Contiene un’immagine di futuro. Parole ferme sulla giustizia. C’è tutto Mattarella nella frase, di David Sassoli, auguri alla speranza”.

   
Cosa ha temuto Mattarella tanto da smentire Mattarella? “Ha avuto paura per la tenuta della Repubblica. Ha compreso che, se non avesse accettato, il sistema politico rischiava di crollare. Vale purtroppo, e ancora, quello che diceva Aldo Moro. L’Italia resta il paese dalle passioni forti ma dalle istituzioni fragili”. E quindi dopo Mattarella ancora Mattarella? “Non si improvvisa un presidente. I partiti hanno pensato di trovarlo en plein air. E’ la prima volta che lo si cerca con il metodo dello scouting. E’ stata la prima elezione lotteria. Si è sottovalutata l’importanza di questo passaggio. La politica ha commesso errori clamorosi ma è anche quella che, ieri, con i suoi applausi a Mattarella, dimostrava consapevolezza dei propri ritardi e delle inadempienze”.

   

E racconta quindi Castagnetti che anche Mattarella avrebbe voluto non essere Mattarella e che lasciare era il suo giusto addio alle armi, alle istituzioni. “Non c’era solo lui. Altre personalità avrebbero potuto ricoprire quel ruolo, ma solo sul suo nome c’era una disponibilità condivisa da parte di un Parlamento che è nei fatti un Parlamento composto da minoranze”. E’ vero che nessun leader ha avuto il coraggio di chiamarlo e proporgli il bis? “Gli è stato chiesto di accettare dai capigruppo, dai delegati regionali, dal presidente del Consiglio oltre a importanti personalità della vita repubblicana che è facile immaginare”.

 

Chi sono queste personalità? “E io rispondo: cosa gli hanno chiesto? Gli chiedevano di restare ancora per fermare lo sbriciolamento delle istituzioni. Dopo questa elezione ogni partito è chiamato a ridefinirsi. C'è un vuoto tra i vertici delle istituzioni e il paese. In mezzo ci stanno i partiti, anzi, quella che Pietro Scoppola aveva chiamato la “repubblica dei partiti”. Oggi i partiti non sono capaci di riempire quel vuoto, quello spazio di mezzo. Non credo che sia modificando la legge elettorale che i partiti recuperano quel rapporto”. E dice dunque che, in quelle ore, quando l’Italia si avvitava, il presidente ne soffrisse e non tanto per una nuova candidatura che non si riusciva a costruire, ma per tutto quello che si stava per consumare. “C’è un’aspettativa sull’Italia, una nazione che è destinata a ricoprire un nuovo ruolo in Europa. Mattarella è stato ministro della Difesa, il primo a ragionare su una politica di difesa unitaria. La pandemia, l’emergenza ucraina esigevano un’assunzione di responsabilità nuova. Sono tutte queste ragioni che lo hanno spinto a rivedere la sua decisione”.

 

Nel suo discorso di insediamento ha lasciato intendere che il suo mandato è quello pieno. Quindi è giusto scrivere che non si dimetterà? “Pieno, di sette anni. Non esiste il mandato intervallo. Quello che forse non si è abbastanza detto di Mattarella è che per lui non sono gli uomini a disporre delle istituzioni ma le istituzioni che dispongono degli uomini”. Questo Parlamento dispone ancora di leader? “Se si è arrivati a questo risultato si deve anche alla responsabilità di Enrico Letta e del Pd. Non ha partecipato alla gara, non ha proposto un suo nome di parte”. C’è solo una domanda birichina. Se Mattarella avesse voluto vedere al suo posto Mario Draghi. E Castagnetti che ha già spiegato, alla Mattarella, che gli uomini non dispongono delle cariche, risponde, alla Castagnetti: “Draghi è stato scelto da Mattarella”. E vuole dire, nel siciliano di Mattarella, “nuddu si pigghia si un si rassumigghia” e che, alla fine, anche questo nuovo settennato è la seconda parte del romanzo di formazione Italia. La sorte ha infatti voluto che il presidente più rigoroso assistesse alla scalata dei disordinati e che i disordinati si rifugiassero alla fine nel rigore. Ricorda infatti Castagnetti: “In questa legislatura si è passati dal governo più antieuropeista di sempre, quello gialloverde, a un governo guidato dall’ex presidente della Bce”. E’ “re” Mattarella? “Non ha mai prevaricato i partiti ed è la grande garanzia che hanno i partiti per tornare protagonisti”. Né monarca, né notaio. E’ il presidente “booster”.
 

  • Carmelo Caruso
  • Carmelo Caruso, giornalista a Palermo, Milano, Roma. Ha iniziato a La Repubblica. Oggi lavora al Foglio