Il "patto" di Bettini scatena destra e sinistra. Le reazioni alla proposta di un'alleanza Lega-Pd

Redazione

"Non contano le idee e i programmi ma solo la poltrona", dice Santanché. "illiberali noi? Se lo dice un post comunista...", ribatte La Russa. E anche tra i dem l'idea non piace granché. Ma il dirigente pd risponde: "Non leggete solo i titoli"

Il Pd e la Lega potrebbero governare insieme anche dopo Draghi. Parola di Goffredo Bettini. Il dirigente pd, politico di lunghissimo corso – occhio: non vuole più essere chiamato "l'ideologo" del partito e "non mi permetto di dare lezioni", avverte – propone una via inedita, una strana alleanza per arginare Fratelli d'Italia, "una forza che si rifà a concetti illiberali"

"Mi sembra che Salvini abbia due strade", ha detto oggi Bettini al Foglio. "Una è tattica: presentarsi con l'attuale schema. Un'altra è strategica: arginare la forza della Meloni e autonomizzarsi". E se Pd e Lega pareggiassero, "come in Germania si tenterebbe la strada della grande coalizione con un compromesso trasparente. Salvini ha l'occasione di fare della Lega con pezzi di FI, l'equivalente del Pd nel campo della destra". Dichiarazioni che hanno scatenato reazioni e malumori, da destra come da sinistra.

    

"Secondo esponenti del Pd come Bettini, il consenso crescente degli italiani verso FdI è un 'campanello d’allarme'", scrive su Facebook la leader di FdI Giorgia Meloni. "No cari compagni, si chiama democrazia e visto il nome del vostro partito, fareste bene a imparare presto come funziona. E poi quelli illiberali saremmo noi? Detto da quelli che hanno fatto di tutto per togliere diritti e libertà agli italiani, fa abbastanza ridere".

 

   

"Bettini dice che FdI è una forza che si rifà a concetti illiberali? Beh, se lo dice un grande liberale post comunista come lui...", ironizza il vicepresidente del Senato Ignazio La Russa. "I suoi insulti sono una medaglia al valore" e "i suoi elogi, oggi riservati a Salvini, dipendono dal momento e dalla convenienza, non certo da un'analisi sincera". La senatrice di FdI Daniela Santanchè, su Twitter: "Prima con Berlusconi, poi con Salvini e ora con Giorgia Meloni. A sinistra la storia si ripete sempre: chi nel centrodestra ha più voti è un pericolo per la democrazia. E apre addirittura a un governo Pd-Lega. Perché non contano le idee e i programmi ma solo la poltrona".

 

Anche i dem, dal canto loro, non sembrano molto convinti. "Le interviste a dirigenti nazionali di lungo corso del Pd che teorizzano alleanze durature con la destra a patto che essa si evolva (quasi a concepirsi come un grande istituto pedagogico) sono oramai un genere letterario. Temo non appassionante (ma magari mi sbaglio)", dice l'eurodeputato Pd Pierfrancesco Majorino. "Con la Lega è una maggioranza d’emergenza da lasciarci alle spalle prima possibile", tuìtta invece Tommaso Nannicini. "Avevamo l'ambizione di fare egemonia non subirla (ieri Conte, oggi Salvini, e domani? Al peggio non c’è mai fine). Stare al governo è uno strumento non il fine: l’obiettivo è un’Italia più giusta".

    

   

E poi c'è lui, Bettini. "Ormai è un genere letterario leggere solo i titoli delle interviste", ribatte con un post su Facebook. "Mi spiego meglio. Nessuna teorizzazione di un governo con la Lega. Semplicemente un augurio al sistema politico italiano: una legge proporzionale, un rafforzamento di due forze alternative (una di sinistra, progressista e democratica e un'altra conservatrice, ma sinceramente europeista e fondata sui principi della Costituzione italiana). Sarebbe positivo che la Lega scegliesse questa strada, cambiando profondamente e collegandosi alla famiglia dei Popolari Europei. Allora la competizione tra uno schieramento e l'altro squilibrerebbe in nessun caso la democrazia repubblicana. Tutto qui. Alla domanda su cosa potrebbe accadere in caso di 'pareggio' alle elezioni, ho banalmente risposto che si potrebbe valutare un governo di coalizione come in Germania. O qualcuno preferirebbe spingere l'eventuale nuovo soggetto conservatore tra le braccia della destra più estrema? Infine: non ho offeso la Meloni. Al contrario, ho sottolineato la sua forza elettorale e anche la sua personale intelligenza. Ho ricordato, tuttavia, che Fdi è una forza illiberale. Infatti in tutta Europa è in sintonia con la destra sovranista e xenofoba".