La conferenza del premier

Le stoccate di Draghi: "Nel 2023 non farò politica. No al rimpasto. Basta ipocrisie sul Superbonus"

Carmelo Caruso

Il Cdm approva all'unanimità la riforma del Csm. No alle porte girevoli, ma la conferenza è l'occasione per parlare di tanto altro. Prossima settimana provvedimento contro il caro bollette. Ita verso la vendita

È dunque “escludo” la parola nuova, la contrarietà che si fa spirito del tempo. E infatti, una volta pronunciata, “lo escludo”, e in maniera chiara, di “essere il federatore del centro nel 2023”, Mario Draghi l’ha ripetuta. E ha alzato il sopracciglio che è il segno del “ci siamo intesi?”, l’occhio che diventa un poco malandrino, dritto. “Escludo”, e siamo a due, anche “il rimpasto dei ministri” perché la “mia squadra è efficiente”. E si è divertito perché, in conferenza stampa, subito dopo il Cdm, che ha varato all’unanimità la riforma del Csm, a una domanda del Foglio, il premier ha rivelato il suo lato salace, aggiunto che “tanti politici mi candidano in tanti posti, anche in giro per il mondo, mostrando una sollecitudine straordinaria. Li ringrazio, molto, moltissimo”, e però, e qui era bis-salace, “vorrei rassicurarli. Se dopo questa esperienza deciderò di lavorare, un lavoro probabilmente me lo troverei da solo”.

   

   

Sul Superbonus edilizio ha detto come la pensa e cosa pensa di chi (è una bandiera del M5s) oggi “tuona contro le frodi”. Li ha smascherati una volte per tutte: “Sono coloro che in passato hanno scritto la legge”. Si è parlato molto, e di tanto altro, ma  la ragione di questa conferenza, era la prossima giustizia e la magistratura, le misure della ministra Cartabia sul Csm. Ebbene, possono fare i libertini candidandosi, ma non possono più fare i magistrati e pure la morale. Sia chiaro, non è ancora una legge, ma lo sarà se lo vorrà il Parlamento.

   
Non ci sarà nessun voto di fiducia sulla riforma del Csm e lo ha anticipato Draghi che, prima di iniziare, ha voluto ringraziare il “soprasegretario” Roberto Garofoli, un uomo perbene che in queste ore ha avuto la sola colpa di essere un magistrato rigoroso in una nazione di esaltati. Si è cominciato a dire che le norme sulle  “porte girevoli” fossero addirittura “manipolate” da Garofoli, scritte per favorire la sua ascesa. Ha una sua sensibilità e lo ha dimostrato tanto da chiedere, ieri, spontaneamente, di non partecipare al Cdm. Il suo posto, e questa è la piccola nota di colore, è stato preso da Roberto Speranza che ha avuto il compito di redigere il verbale. In questi casi è il più giovane a sostituire il sottosegretario.

  

La ministra Dadone era in collegamento e quindi Speranza è stato cooptato come sapiente scrivano. Si è dunque scelto di “parlamentarizzare” la riforma del Csm e sono state così accolte le richieste di Antonio Tajani che di Forza Italia è la mitezza del comando (si è sentito con il premier). Attraverso il capo delegazione, la ministra Gelmini, ha parlato con franchezza. Forza Italia proverà in Aula a rilanciare, a introdurre il tema della separazione delle carriere e riproporre un sorteggio che Tajani definisce “modello doge di Venezia. Un sorteggio e poi un’elezione dei sorteggiati”.

  

E insomma, anche la ministra Cartabia, che ha usato le parole più studiate, tenere e severe (“la riforma era ineludibile”; “è dovuta ai tanti magistrati che lavorano in silenzio”) non ha nascosto che i giorni che hanno preceduto questo annuncio sono stati giorni lunghi. Il Cdm è iniziato in ritardo. Andrea Orlando, da ex ministro della Giustizia, ha chiesto al premier di distinguere tra magistrati eletti e magistrati che hanno ruoli tecnici e formulato la promessa decisiva: “Come Pd presenteremo i nostri emendamenti, ma ci impegniamo a ritirarli se non saranno condivisi entro aprile”. Ha un significato fortissimo: il  Pd si candida a essere la forza del premier. Tutti i magistrati che entrano in contatto con la politica non potranno, al termine del mandato, tornare a svolgere ruoli giurisdizionali. Si fa una distinzione per i candidati non eletti (una decantazione di tre anni) e magistrati con incarichi apicali (capi di gabinetto, segretari generali).

  

Anche per loro un embargo di tre anni ma solo se il loro mandato “politico” ha avuto una durata di almeno un anno. E c’è stato quindi tutto il tempo, da parte di Draghi, affiancato dal ministro Daniele Franco, per comunicare che, la prossima settimana, l’intervento tanto atteso ci sarà. Si contrasteranno i rincari sulle bollette perché “la priorità del governo è non permettere che la crescita sia strozzata dal caro energia”. E non va “esclusa” la notizia, data sempre ieri, da Franco: Ita volerà sul mercato. Non si “esclude” la vendita diretta. Più di una parola. Anzi. Ecco perchè escludendo il suo impegno politico, Draghi ha usato il più politico dei verbi. “Escludo” è pari al più importante dei quadri di Mario Schifano il cui titolo era di una sillaba: “No”.

  

Di più su questi argomenti:
  • Carmelo Caruso
  • Carmelo Caruso, giornalista a Palermo, Milano, Roma. Ha iniziato a La Repubblica. Oggi lavora al Foglio