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Il mondo laborioso, vicino alla Lega, ha virato i suoi soldi su Fratelli d'Italia

Gianluca De Rosa

Il sorpasso del partito di Meloni è sancito anche dalle preferenze finanziarie dei contribuenti: FdI ha superato il Carroccio nei danari raccolti dall’unica forma di finanziamento pubblico rimasta per le casse dei partiti

Fino a che a parlare erano i sondaggi ci si poteva consolare. “Sono dati aleatori, variabilissimi, si vedrà alle elezioni”. Non preoccupavano le percentuali, né tantomeno gli editoriali e le analisi che dichiaravano un cambiamento di egemonia nel centrodestra. Ma quando due giorni fa il Mef ha comunicato gli introiti dei partiti dal 2 per mille sulle dichiarazioni dei redditi 2021, nella Lega più di qualcuno ha cominciato a preoccuparsi. Il sorpasso di Fratelli d’Italia è sancito adesso anche dalle preferenze finanziarie dei contribuenti: il partito di Giorgia Meloni ha superato il Carroccio nei danari raccolti dall’unica forma di finanziamento pubblico rimasta per le casse dei partiti.

 

La sopravanzata di FdI sulla Lega non è più questione di umorali rilevamenti statistici, è una faccenda più seria. Roba di sghei. Quelli cari al Nord produttivo un tempo ultra leghista. Che le piccole imprese, gli artigiani, i professionisti a partita Iva di Lombardia e Veneto abbiano abbandonato la nave salviniana? Il dubbio c’è. E il terrore è che tutto quel mondo laborioso, da sempre vicino alla Lega, abbia virato pericolosamente, e forse irrimediabilmente, su Fratelli d’Italia.

 
Salvini ieri mattina, sviando, faceva pervenire a giornali e agenzie un sondaggio autocommissionato che indicherebbe la Lega come primo partito con il 20,6 per cento delle intenzioni di voto, contro il 20,5 del Pd, ma, soprattutto, il 18,9 di Fratelli d’Italia. Ma basta vedere la serie storica dei dati sul due per mille per rendersi conto che nel centrodestra qualcosa è cambiato.

 

Nel 2018 – il primo anno in cui il 2 per mille è diventato l’unica forma di finanziamento pubblico ai partiti (dopo il regime transitorio previsto dalla riforma Letta per i primi 5 anni) – erano 54.920 i contribuenti (il 5 per cento di chi aveva deciso di finanziare i partiti) che avevano scritto Fratelli d’Italia sulla loro dichiarazione dei redditi, permettendo ai meloniani di raccogliere poco più di 720mila euro. Nel 2021, l’anno del sorpasso ai danni degli alleati-avversari, i numeri sono quadruplicati. I contribuenti che hanno versato il 2 per mille a FdI sono stati poco meno di 210mila, per un totale di 2,7 milioni di euro.

 
Meglio del partito di Giorgia Meloni fa solo il Pd (in calo ma comunque viaggiante su altri numeri: 464mila contribuenti per quasi 7 milioni di euro raccolti). Fin dal varo della legge voluta dall’attuale segretario, i dem hanno incassato di più di tutti gli altri. “Ma loro – dice al Foglio Giovanni Donzelli, deputato e responsabile dell’organizzazione nazionale di Fratelli d’Italia – hanno una struttura capillare con i Caf dei sindacati che li facilita molto”.

 
La cosa veramente interessante, comunque, è che la crescita di FdI è abbastanza speculare alla contrazione dei contributi ricevuti dalla Lega. Premessa doverosa: i finaziamenti dei contribuenti leghisti vanno in parte alla Lega Salvini premier, in parte al vecchio partito (quello dei 49 milioni per intenderci), la Lega Nord

 

Nel 2018 la lega salviniana è stata scelta da 187.260 persone (il 17 per cento dei contribuenti che hanno versato denaro ai partiti), la Lega Nord da 81.405 cittadini (il 7,5%). Tradotto in finanziamenti: 922mila euro e poco più di 2 milioni. Per un bottino totale di quasi 3 milioni di euro. Dopo tre anni, nel 2021, la Lega Nord ha dimezzato i contribuenti che le versavano il 2 per mille, passati a 44mila circa (il 3,3 di chi versa ai partiti). La Lega Salvini Premier ha perso la fiducia di oltre 25mila cittadini, attestandosi a 162mila (l’11,9 per cento di chi ha finanziato i partiti). Anche sommando le due sigle, dunque, non si arriva più ai numeri di FdI, ci si ferma a meno di 2,3 milioni. Un bello smacco. Anche considerando che la Lega dovrebbe poter contare su un sindacato di centrodestra dotato in una rete di Caf che aiutano i cittadini con le dichiaraizoni dei redditi, l’Ugl. L’ex segretario nazionale, Claudio Durigon, è uno dei nomi più in vista del partito di Salvini. Che nei Caf del sindacato della destra siano cambiate le preferenze politiche? “Ma vaaaa, i vertici sono ancora tutti all’interno della Lega, e comunque l’Ugl non è la Cgil, non ha una rete così capillare da fare la differenza”, dice Donzelli.

 

A cosa è dovuto dunque il successo di FdI? “Il nostro – sostiene il deputato – è un incremento continuo nel tempo in linea con il crescente successo del partito tra la gente. Siamo molto soddisfatti perché insieme ai contributi dei parlamentari e il tesseramento, il 2 per mille è una delle nostre tre principali fonti di finanziamento. Adesso, finalemente rispecchia la nostra forza elettorale”. Questo boom di contribuzioni, sostiene, non è stato nenanche così cercato. “Altri partiti hanno fatto campagne di comunicazione, con cartelloni, annunci in radio e tv. Noi ad eccezione di qualche mail ai simpatizzanti non abbiamo fatto nulla, è stata la scelta spontanea di chi crede nelle nostre battaglie”.

 

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