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l'intervista

"Con Draghi al Colle si scivola verso il presidenzialismo". Parla Nichi Vendola

Gabriele De Campis

Per l'ex governatore della Puglia "molti dei fautori dell'incoronamento del presidente del Consiglio stanno pensando a un mutamento nei fatti dell'assetto costituzionale". E ammette: "La sinistra che ho in testa io non è il Pd"

“Non è certo un passaggio ordinario eleggere il Capo dello stato, il garante della Costituzione: lo è tanto più nell'attuale ciclo emergenziale, con la politica che applaude al proprio commissariamento e fonda la propria legittimazione nella pratica del surf, cavalcando le onde mediatiche e barricandosi nella dimensione nevrotica dei social”: Nichi Vendola, parlamentare dal 1992 al 2005, poi governatore della Puglia per due mandati, è un osservatore attento (da sinistra) dei ludi quirinalizi e offre una lettura del passaggio in corso tra memoria storica e riflessioni disincantate.

Al Foglio Mario Tronti ha descritto il Palazzo come abitato dal “peggior ceto politico del nostro tempo”. I giochi sono davvero in mano a classi dirigenti politiche così inadeguate? “Il populismo di destra, di centro e di sinistra – e cioè il berlusconismo, il grillismo, il renzismo, il sovranismo – ha prodotto la vigente "dittatura del presente": cioè una politica senza passato e senza futuro, soprattutto senza cultura. La politica è diventata inquinamento acustico e galleggiamento nel giorno per giorno: rumorosa quanto impotente dinanzi ai poteri reali, da lungo tempo delegati alla sovranità della finanza”.

 

Da parlamentare al primo mandato nel 1992 partecipò all’elezione di Oscar Luigi Scalfaro al Colle: “Non c'era solo la crisi della Prima Repubblica con Tangentopoli, c'era l'assalto mafioso al cuore dello Stato con la strage di strage di Capaci. Giorni drammatici e indimenticabili”, ricorda con emozione. Trent’anni dopo sulla scena c’è Silvio Berlusconi, che con l’ex rivale Prodi qualcuno vedrebbe bene senatore a vita in nome della pacificazione. “La candidatura dell’ex premier alla suprema carica è stata solo un temporale invernale, nel sonno della democrazia si producono incubi, per il Cav. è come l'estremo tentativo di trasformare una straordinaria carriera borderline nella lineare iconografia di uno statista. Non sono un giustizialista e non odio nessuno. Però amo la giustizia e penso che evadere il fisco, banalizzare la mafia, imporre leggi ad personam, per fare solo qualche esempio, renda piuttosto acrobatico immaginare Berlusconi come garante della Costituzione. E non capisco cosa voglia significare la parola pacificazione, tanto più oggi che sono tutti nella stessa maggioranza di governo”.    

A sinistra Letta intanto esclude un candidato presidente di destra ma sente Salvini, mentre Bertinotti ipotizza una soluzione alla papa Francesco: “Ma il pontefice non si può – ribatte Vendola – non è super partes, lui è dalla parte dei poveri e del Vangelo, per la politica attuale è una specie di apostata. Non ho un identikit da proporre: nutro la speranza che non si tratti di una personalità estranea ai valori della nostra Costituzione, democratica e antifascista”.  

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Il M5S intanto naviga a vista nella partita per il Colle: “I grillini sono vittime del grillismo, di una gigantesca bolla demagogica, di un nuovismo nutrito di narrazioni regressive e rancorose: la purezza delle origini si è dissolta come neve al sole, l'integralismo dell'autosufficienza si è capovolto in un alleanzismo senza frontiere, hanno fatto dell'offerta politica un supermarket con merci per tutti i gusti. Ora i nodi vengono al pettine. Io non ne gioisco, perchè mi addolora vedere lo sperpero che hanno fatto della travolgente domanda di cambiamento che erano riusciti a catalizzare. Ma allora aprano porte e finestre della loro casa politica, è patetico spiarli nelle loro chat isteriche, si confrontino, parlino di politica, piuttosto che reclutare guru si confrontino con il paese e con le competenze e i saperi critici. Se al capolinea del loro populismo ci fosse solo una ennesima parabola di moderatismo sarebbe assai triste”.

L’opzione Draghi al Quirinale, già sostenuto da mondo economico e dalle referenze internazionali, cosa apporterebbe al sistema Italia? "Molti dei fautori dell'incoronamento di Draghi – analizza il politico pugliese – stanno pensando a un mutamento nei fatti dell'assetto costituzionale, uno scivolamento verso il presidenzialismo. Io sono contrario. Penso che alla crisi italiana si debba rispondere non riducendo spazi e pesi della nostra democrazia. La democrazia non è il problema, come pensa una parte dell'élite italiana e non solo. La democrazia è la premessa della soluzione del problema”. Bersani e D’Alema valutano il ritorno nel Pd. “La sinistra che ho in testa io - chiarisce il fondatore di Sel - non è il Pd, lo dico con molto rispetto per quel partito. La mia sinistra non finanzia la Libia dei lager, non accetta il green del carbone e del nucleare, non ha paura di invocare una tassazione dei grandi patrimoni, si batte per la libertà intellettuale dei brevetti del vaccino anti-Covid, non va al governo con i sovranisti. Oggi sarei insincero a dire che il Pd è la mia casa”.

 

L’ultima battuta è un consiglio librario per chi prenderà il posto di Mattarella sul Colle: “Viviamo un tempo malato, conviviamo con la disumanità. Se l'ha già letto spero che lo rilegga: "La banalità del male" di Hannah Arendt. Oppure, lo dico per passione illuminista, le opere complete di Leonardo Sciascia”.

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