flop giudiziari

Il calendario della malagiustizia 2021

Ermes Antonucci

Dodici assoluzioni simbolo. Tra processi, gogne mediatiche e arresti preventivi, quello appena trascorso è stato l’ennesimo annus horribilis

Si è appena concluso un altro anno costellato di flop giudiziari. Processi, caratterizzati da indagini eclatanti, arresti preventivi e gogna mediatica, crollati come castelli di carta. Torna, a grande richiesta, la rassegna del Foglio sui principali casi emersi nel corso del 2021. Dodici assoluzioni simbolo per dodici mesi.

Gennaio
Mario Oliverio, ex presidente della Regione Calabria, viene assolto in rito abbreviato dalle accuse di corruzione e abuso d’ufficio avanzate dalla procura di Catanzaro, guidata da Nicola Gratteri, nell’ambito dell’inchiesta “Lande Desolate”. La procura aveva chiesto per lui una condanna a quattro anni e otto mesi di reclusione. L’inchiesta, coordinata da Gratteri, era deflagrata nel dicembre 2018 e riguardava presunte irregolarità negli appalti per la realizzazione di alcune opere pubbliche a Cosenza, Lorica e Scalea. L’inchiesta sconvolse la politica calabrese. Oltre a muovere pesantissime accuse (ad alcuni indagati venne anche contestata l’aggravante di aver favorito la ‘ndrangheta), la procura si spinse addirittura a chiedere per Oliverio gli arresti domiciliari, poi non accolti dal gip, che applicò nei confronti del governatore la misura – più morbida, ma comunque clamorosa – dell’obbligo di dimora a San Giovanni in Fiore, suo comune di residenza in provincia di Cosenza. Il presidente di regione rimase confinato nel suo comune per tre mesi, fino a quando la Cassazione annullò il provvedimento demolendo l’impianto accusatorio dei pm con parole durissime. Secondo i giudici di Cassazione, infatti, dalle carte dell’inchiesta si rilevava un “chiaro pregiudizio accusatorio” ai danni di Oliverio. La sentenza di assoluzione diventerà definitiva nel settembre 2021, in virtù della mancata impugnazione da parte della procura.

Febbraio
La Corte d’appello di Napoli, confermando la sentenza di primo grado, assolve Giosi Ferrandino, ex sindaco di Ischia, oggi europarlamentare del Pd, dall’accusa di corruzione nel processo Cpl Concordia, relativo agli appalti per la metanizzazione dell’isola di Ischia. L’inchiesta venne avviata nel marzo 2015 dai pm napoletani Henry John Woodcock, Celestina Carrano e Giuseppina Loreto, con il supporto dei carabinieri del Noe (Sergio De Caprio e Gianpaolo Scafarto). Ferrandino venne arrestato con l’accusa di aver asservito la sua funzione ai voleri del presidente della cooperativa emiliana, Roberto Casari, in cambio di vantaggi economici. Passò ventidue giorni in carcere e tre mesi ai domiciliari. La vicenda finì sulle prime pagine dei giornali (all’epoca si era in piena campagna elettorale per le regionali), anche in virtù delle accuse di vicinanza alla camorra mosse in contemporanea dal pm Catello Maresca contro i vertici della cooperativa. A distanza di anni, dello scandalo non rimane più nulla. Nel processo per camorra Casari e la Cpl Concordia sono stati assolti in via definitiva. Nel processo relativo alle presunte tangenti per la metanizzazione dell’isola Ferrandino viene assolto in primo grado e anche in appello (la sentenza diventerà definitiva nel luglio 2021). I pm avevano chiesto per lui una condanna a sei anni e quattro mesi di carcere. Intervistato dal Foglio, Ferrandino dirà: “Sono stati anni di sofferenza, per me e per la mia famiglia. Sono stato vittima di un accanimento giudiziario e mediatico ingiustificato. All’epoca la notizia dell’indagine finì in televisione e sulle prime pagine dei giornali. Ora che la giustizia ha ristabilito la verità non ne parla nessuno”.

Marzo
E’ il mese del principale flop giudiziario dell’anno, quello dell’inchiesta sulla presunta corruzione più grande della storia: Eni-Nigeria. Il 17 marzo 2021 il tribunale di Milano assolve perché “il fatto non sussiste” tutti i quindici imputati finiti a processo per la presunta corruzione internazionale, da oltre un miliardo di dollari, legata all’acquisizione nel 2011 da parte di Eni e Shell dei diritti di esplorazione del blocco petrolifero Opl 245 in Nigeria. Vengono assolti, tra gli altri, l’attuale amministratore delegato di Eni Claudio Descalzi e il suo predecessore (e attuale presidente del Milan) Paolo Scaroni. Nelle motivazioni della sentenza, il collegio giudicante boccia senza scampo l’impianto accusatorio dei pm milanesi Fabio De Pasquale e Sergio Spadaro, che per Descalzi e Scaroni avevano chiesto condanne a otto anni di reclusione. Dalle motivazioni emergono anche decisioni “irrituali” e “incomprensibili” da parte dei pm nella conduzione delle indagini. De Pasquale e Spadaro finiscono indagati a Brescia per rifiuto di atti d’ufficio, con l’accusa di aver omesso di depositare tra gli atti del processo alcuni documenti favorevoli agli imputati.

Aprile
L’ex capo della Protezione civile Guido Bertolaso viene assolto dall’accusa di danno erariale dalla Corte dei conti in merito allo spostamento del G8 dalla Maddalena all’Aquila nel 2009. La decisione venne presa dopo il devastante terremoto che colpì colpito l’Abruzzo. La sentenza arriva al termine di un procedimento durato otto e anni e per fatti risalenti a dodici anni prima. Con Bertolaso viene assolto anche il suo fidato collaboratore Angelo Borrelli. Nel corso degli anni, Bertolaso è stato assolto anche dall’accusa di corruzione, sempre in relazione agli appalti previsti per il G8 alla Maddalena, e dall’accusa di omicidio colposo nel processo Grandi Rischi bis, per il sisma del 6 aprile 2009.

Maggio
Annullando la sentenza di condanna a dieci mesi in primo grado, la corte d’appello di Milano assolve l’ex sindaco di Lodi, Simone Uggetti, dall’accusa di turbativa d’asta nel processo riguardante la gestione delle piscine comunali della città lombarda. L’inchiesta era deflagrata nel maggio 2016 con l’arresto di Uggetti, finito prima in carcere (36 giorni), poi ai domiciliari (26 giorni). L’arresto avvenne in coincidenza con la campagna elettorale per le elezioni comunali in alcune grandi città (Roma, Torino, Milano, Napoli, Bologna). Lega e Movimento 5 stelle si catapultarono a Lodi per organizzare manifestazioni e sit-in contro Uggetti, alimentando la gogna nei suoi confronti, fino a spingerlo, un mese dopo l’arresto, alle dimissioni. Il 28 maggio 2021, con una lettera al Foglio, il ministro degli Esteri Luigi Di Maio porgerà le sue scuse a Uggetti (“Anche io contribuii ad alzare i toni e a esacerbare il clima, è giusto che in questa sede io esprima le mie scuse”), facendo autocritica sull’“utilizzo della gogna mediatica come strumento di campagna elettorale”.

Giugno
Crolla il secondo pilastro fondamentale del “processo del secolo” voluto dalla procura di Milano sulla presunta maxi-tangente Eni-Nigeria. Annullando la sentenza di condanna emessa in primo grado, la corte d’appello di Milano assolve Emeka Obi e Gianluca Di Nardo, i due presunti mediatori della corruzione internazionale (mai) compiuta da Eni. Era stata la stessa rappresentante dell’accusa in appello, la sostituta procuratrice generale Celestina Gravina, a chiedere l’assoluzione degli imputati, esprimendo una serie di pesanti critiche sull’operato dei colleghi, parlando di “travisamento dei fatti” e “mancanza di prove”. La pg si era spinta addirittura a definire l’inchiesta “un enorme spreco di risorse”.

Luglio
La corte d’appello di Salerno conferma la sentenza di assoluzione di primo grado nei confronti del governatore della Campania, Vincenzo De Luca, e altri 19 imputati nel processo relativo alla realizzazione del Crescent, edificio costruito sul lungomare di Salerno nell’ambito della riqualificazione dell’area di Santa Teresa voluta da De Luca quando era sindaco del capoluogo campano. Come in primo grado, anche in appello i pm avevano chiesto per il governatore una condanna a 18 mesi per abuso d’ufficio e reati urbanistici e, contestualmente, il sequestro e la confisca dell’edificio, ritenuto “abusivo”, e la sua acquisizione al patrimonio pubblico comunale. L’indagine venne aperta nel 2013 in seguito agli esposti di alcuni comitati ambientalisti.

Agosto
Il tribunale di Reggio Calabria assolve, perché il fatto non sussiste, l’ex senatore di centrodestra Antonio Caridi dall’accusa di associazione mafiosa, nell’ambito del processo “Gotha” contro la ’ndrangheta. I pm avevano chiesto una condanna ad addirittura venti anni di reclusione, ritenendo Caridi componente di vertice di una cupola mafiosa. Con Caridi vengono assolti altri quattordici imputati, mentre altri quindici vengono condannati. La fine di un incubo per Caridi, che a causa dell’inchiesta ha trascorso diciotto mesi di custodia cautelare in carcere. Fu il Senato ad autorizzare l’arresto. Durante la seduta, i parlamentari del Movimento 5 stelle fecero il gesto delle manette e ripresero con i cellulari Caridi mentre giurava la sua innocenza. La sentenza è del 30 luglio 2021, ma la notizia viene diffusa sugli organi di informazione nei primi giorni di agosto.

Settembre
Crolla in appello il processo sulla cosiddetta “trattativa Stato-mafia”. La Corte d’assise d’appello di Palermo, ribaltando la sentenza di primo grado emessa nell’aprile 2018, assolve dall’accusa di minaccia a corpo politico dello Stato tutti i principali imputati: l’ex senatore Marcello Dell’Utri, gli ex generali del Ros Mario Mori e Antonio Subranni (in primo grado condannati a 12 anni) e l’ex colonnello Giuseppe De Donno (condannato in primo grado a 8 anni). La corte, composta da giudici sia togati che popolari, conferma invece la condanna per i boss Leoluca Bagarella (riducendola da 28 a 27 anni di reclusione) e Antonio Cinà (12 anni). Le motivazioni della sentenza devono ancora essere depositate, ma dal verdetto è possibile immaginare la logica seguita dai giudici: attraverso le stragi del 1992 e 1993, Cosa nostra minacciò le istituzioni dello Stato, ma queste non si piegarono a patti. In altre parole, la trattativa ipotizzata più di dieci anni fa dai pm di Palermo (Antonio Ingroia e Nino Di Matteo su tutti) non ci fu.

Ottobre
Il tribunale di Bergamo assolve trenta imputati su trentuno al termine del processo sulle presunte irregolarità nella gestione di Ubi Banca, nel frattempo incorporata in Intesa Sanpaolo. Tra gli assolti il banchiere Giovanni Bazoli (presidente emerito di Intesa ed ex membro del Consiglio di sorveglianza di Ubi), Victor Massiah (ex amministratore delegato di Ubi), altri ex dirigenti e lo stesso istituto di credito. Le accuse nei confronti di Bazoli e Massiah, e a vario titolo nei confronti degli altri imputati, erano di ostacolo all’esercizio degli organi di vigilanza per i presunti patti parasociali nell’iter che diede vita a Ubi e di illecita influenza sull’assemblea che nel 2013 rinnovò le cariche del consiglio di sorveglianza. La procura di Bergamo aveva chiesto condanne per ventisei imputati. Per Giovanni Bazoli, 89 anni, tra i banchieri più influenti della recente storia italiana, era stata chiesta una condanna a sei anni e due mesi, mentre per l’ex numero uno di Ubi, Massiah, erano stati chiesti quattro anni e sei mesi. L’indagine era nata nel 2014.

Novembre
Dopo nove anni vengono assolti in via definitiva tutti gli imputati dell’“inchiesta Centurione”, che nel dicembre 2012 portò all’arresto di undici tra imprenditori e funzionari del ministero delle Politiche agricole, alimentari e forestali. La corte di appello di Roma conferma la sentenza di primo grado e le sue motivazioni per non sussistenza del fatto, respingendo l’appello della procura in quanto inammissibile. Assolti definitivamente, quindi, tutti i nove imputati (altri due avevano già ottenuto l’archiviazione) che l’11 dicembre 2012 vennero arrestati con l’accusa di corruzione in relazione alla gestione di finanziamenti pubblici per 32 milioni di euro. Tra gli assolti Ludovico Gay, che al Foglio dichiara: “Sono trascorsi nove anni e giustizia è stata fatta, ma il processo è di per sé una pena e un processo lungo nove anni è assolutamente disumano. Questa vicenda ha stravolto la mia vita da ogni punto di vista, non solo umano ma anche economico”.

Dicembre
Il tribunale di Matera assolve l’ex presidente della Regione Basilicata, Marcello Pittella, al termine del processo sulla cosiddetta Sanitopoli lucana. Pittella, attualmente consigliere regionale del Pd e fratello del senatore Gianni Pittella, era stato messo agli arresti domiciliari nel luglio 2018 con l’accusa di falso e abuso d’ufficio in un’inchiesta su nomine e concorsi nella sanità lucana. Si dimise dalla carica e la regione tornò al voto nel marzo 2019, quando vinse l’attuale governatore (di centrodestra) Vito Bardi. Il pm Salvatore Colella aveva chiesto tre anni di reclusione.  Nell’ordinanza di custodia cautelare il gip, accogliendo le tesi della procura, definì Pittella il “deus ex machina” di una “distorsione istituzionale”, sostenendo che egli aveva “influenzato le scelte gestionali delle aziende sanitarie e ospedaliere interfacciandosi direttamente con i direttori generali che sono stati nominati con validità triennale dalla sua giunta”. Con Pittella vengono assolte altre undici persone, sette i dirigenti sanitari condannati.