Il Centro che manca

Clemente Mastella e Giorgio Merlo 

Dopo l’ubriacatura populista serve una politica centrista che ridia credibilità alle istituzioni

Al direttore - Il vuoto politico da colmare nel nostro paese, da ormai tanti anni, si chiama semplicemente “centro”. Un vuoto che è, al contempo, politico, culturale e programmatico. Manca, cioè, un vero “partito di centro” che sia in grado di declinare anche e soprattutto una “politica di centro”. Una scommessa, questa, che non può non essere riproposta e rilanciata in una chiave moderna e contemporanea proprio in una stagione come quella che stiamo vivendo. Una “politica di centro” che, dopo il triste epilogo dell’ubriacatura populista grillina fatta di demagogia, antiparlamentarismo, giustizialismo e qualunquismo, è quantomai necessaria al paese, al buon governo, alla qualità della democrazia e alla stessa credibilità delle nostre istituzioni democratiche. E il progetto che abbiamo lanciato il 4 dicembre scorso al Teatro Brancaccio di Roma con il decollo del partito Noi Di Centro risponde a quell’obiettivo politico, culturale e programmatico. Ovvero, un partito che non punta a dar vita all’ennesimo partitino testimoniale che guarda nostalgicamente al passato senza alcuna ricaduta politica ed elettorale significativa. No, la scommessa è molto più grande e, al contempo, molto più ambiziosa. Si tratta, infatti, di dar vita a un progetto politico più ampio capace di aggregare più culture politiche che si riconoscono nella medesima posposta di “centro”.

  

Non a caso, proprio durante il convegno al Brancaccio, si è parlato di una sorta di Margherita 2.0. Un partito, cioè, democratico e plurale, riformista e di governo. Ma un partito che sia in grado di declinare quella “politica di centro” che da tempo è stata sacrificata sull’altare di un bipolarismo muscolare che ha finito per radicalizzare il conflitto politico nel nostro paese senza approdare ad una vera e convincente democrazia dell’alternanza. Perché senza un “partito di centro” credibile e qualificato, è prevalsa la tesi – tutta populista – di annientare e distruggere il “nemico” politico più che non favorire un vero e fecondo confronto tra i vari schieramenti in campo. E le conseguenze nefaste di questa assenza politica, culturale e programmatica l’abbiamo sperimentata in questi anni in cui la politica è stata sospesa a vantaggio di altri poteri e di altre parole d’ordine dettate dal verbo populista.

  

Non a caso, sono saltate quasi tutte le categorie politiche che hanno caratterizzato la politica italiana per molti lustri: dalla presenza dei partiti organizzati e democratici alla centralità delle culture politiche, dal buon governo alla cultura della mediazione, dalla qualità e autorevolezza della classe dirigente al rispetto delle istituzioni democratiche, dal valore del confronto politico con alleati ed avversari al rifiuto di una prospettiva e strategia politica a lungo termine, frutto di una precisa cultura delle alleanze e  di una visione della società.

  

Certo, è un progetto politico che si propone anche di recuperare quelle culture politiche che sono state rase al suolo dal vento populista grillino, dal massimalismo della sinistra e da alcuni settori sovranisti della destra. E la Margherita 2.0 può centrare questo obiettivo attraverso un percorso federativo che valorizzi le culture riformiste, i movimenti e i soggetti politici che si riconoscono in un “centro” dinamico e che oggi sono già in campo. E in ultimo, ma non per ordine di importanza, per ridare credibilità a una classe dirigente che per troppo tempo è stata marginalizzata in virtù di un nuovismo maldestro se non addirittura grottesco.  

 

Ecco perché, anche attraverso l’iniziativa di Noi Di Centro, la politica italiana può intraprendere un nuovo cammino e invertire una rotta che ha prodotto solo danni e cattivo governo. Non a caso, l’accusa maggiore che campeggia su quasi tutti gli organi di informazione è quella di un sostanziale “commissariamento” della politica e dei partiti a vantaggio di altri poteri. Ma il futuro democratico non può essere solo e soltanto affidato ai tecnocrati o agli intramontabili poteri forti. Anche se dobbiamo ringraziare il presidente Mario Draghi per la sua preziosa, efficace, importante  e feconda azione di governo svolta in questi mesi dopo le plateali difficoltà a cui avevamo assistito per molto tempo. Ma la politica, prima o poi, deve recuperare il suo ruolo e la sua funzione. E con la politica anche i suoi strumenti operativi e organizzativi, cioè i partiti popolari e democratici.

  

E con il progetto di Noi Di Centro si vuole recuperare la migliore tradizione politica e culturale del nostro paese per inserirla in una cornice riformista e democratica. Utile innanzitutto all’Italia, al suo futuro democratico e costituzionale e alla politica come luogo di soluzione dei problemi e di confronto tra i vari soggetti e partiti.

  

Clemente Mastella
segretario nazionale Noi Di Centro

Giorgio Merlo 
presidente nazionale Noi Di Centro

 

Di più su questi argomenti: