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Tra Draghi e il Quirinale spunta Pera. Il Pd teme le ultime misure anti Covid

Nella corsa al Colle il favorito rimane il Presidente del Consiglio ma tra le file della Lega c'è chi spinge per Marcello Pera. Il Partito Democratico contrario al tampone per i vaccinati

L’ipotesi di sottoporre a tamponi anche chi si è regolarmente vaccinato, caldeggiata dai tecnici del Cts e dal ministro della Salute Roberto Speranza, ha scatenato molto polemiche e, soprattutto, ha ridato voce al cosiddetto popolo dei No vax. Per questa ragione, anche a sinistra c’è chi è contrario a una soluzione del genere. E’ il caso, per esempio, di Nicola Zingaretti che ieri ha manifestato la sua opinione con grande nettezza. “Sono contrarissimo”, ha dichiarato il governatore del Lazio. L’ex segretario del Partito democratico infatti teme che una misura come questa rinfocoli la polemica sull’utilità dei vaccini. E come lui, in casa Pd, la pensano in molti.

I boatos sulle imminenti elezioni del presidente della Repubblica continuano a furoreggiare. Tante voci e poche notizie. Come quella, messa ad arte dai nemici di Mario Draghi, secondo cui tra il premier e Sergio Mattarella non corra buon sangue. Non c’è niente di vero, ma la voce in questi giorni ha fatto capolino in più di un capannello nel Transatlantico di Montecitorio. Checché si dica – e si scriva – è sempre Mario Draghi il candidato più accreditato per il Quirinale.

Se ne convincerà alla fine anche Silvio Berlusconi, che pure sembra stia facendo sul serio la sua corsa per la presidenza della Repubblica. Ma a destra ci sono molte perplessità. Nonostante le dichiarazioni ufficiali, sia Giorgia Meloni sia Matteo Salvini non tifano perché l’operazione del leader di Forza Italia vada in porto. Il leader della Lega, poi, è tallonato dal “suocero” Denis Verdini che cerca di convincerlo a candidare Marcello Pera. E la dichiarazione di Salvini (“Draghi deve restare a Palazzo Chigi”) è stata interpretata come un cedimento alle pressioni di Verdini. Ma nella Lega forniscono un’altra motivazione: quella dichiarazione è da leggersi nell’ambito della guerra di posizionamento con Giorgia Meloni. In realtà Salvini è pronto a votare Draghi al Quirinale.

Nel frattempo al Nazareno si continua a oscillare. Un giorno Enrico Letta sembra pronto ad appoggiare senza se e senza ma il presidente del Consiglio. Quello dopo pare occhieggiare a Giuliano Amato, che però raccoglie troppi no a destra e molte perplessità nel Movimento 5 stelle. In questo quadro non propriamente chiaro, tutti i i leader però stanno finalmente capendo una cosa: se continuano a traccheggiare, se non eleggono Draghi al Quirinale, è assai probabile che il premier non resterà al governo fino al 2023.