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"Sulla crisi dei migranti serve più coinvolgimento Ue", dice Draghi al Rome MED

"Non possiamo fare da soli. Da inizio anno 63mila arrivi, sei volte più che nel 2019"

Apertura ufficiale oggi della Conferenza Med-Dialogues promossa dal ministero degli Esteri e dall’Ispi. "Pensiamo ai flussi di migranti, che molto spesso hanno origine lontano dal mare, da soli non possiamo controllare i movimenti migratori, da inizio di quest'anno 6 volte tanti, rispetto al 2019. Serve un maggior coinvolgimento di tutti i paesi europei, anche nel Mediterraneo, l'Italia continua a promuovere un avanzamento europeo verso una gestione collettiva, in un equilibrio fra responsabilità e solidarietà", ha detto il presidente del Consiglio, Mario Draghi alla conferenza Rome Med-Mediterranean Dialogues. In tema di migranti l'obiettivo è "proteggere i più deboli con cordoni umanitari dai paesi più vulnerabili, rafforzare i flussi legali, che sono una risorsa e non una minaccia per la nostra società".

  

Parleranno anche il ministro degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, Luigi Di Maio, e presidente Ispi, Giampiero Massolo. 

   

L'intervento integrale di Draghi a Rome Med


Presidente Massolo,
Illustri Partecipanti,
Signore e Signori,

È un grandissimo piacere essere con voi per la settima edizione dei dialoghi sul Mediterraneo.
Voglio ringraziare il Ministro Di Maio, l’ISPI e la Farnesina per l’invito e per l’organizzazione.
Questo incontro è l’occasione per rafforzare la cooperazione regionale in un’area da sempre fondamentale per il nostro Paese.
Il Mediterraneo non è soltanto un mare o, come si diceva un tempo, un’espressione geografica.

Oggi, come in passato, è un insieme di legami, sociali, economici, culturali.
Grazie a mercanti e marinai, artisti e viaggiatori che, soprattutto nelle città portuali, hanno portato nuove conoscenze e preservato antiche usanze.
Idee e identità sopravvissute anche alle guerre e alle divisioni politiche.
Il Mediterraneo è un crocevia del mondo. 
Pensate a quanto accaduto lo scorso marzo, quando la nave portacontainer Ever Given ha ostruito il Canale di Suez.
In sei giorni, il blocco ha fatto quasi raddoppiare le tariffe globali di spedizione per i prodotti petroliferi.
La chiusura di un accesso da e per il Mediterraneo ha avuto conseguenze ovunque.
Oppure pensiamo ai flussi di migranti che arrivano sulle nostre coste, e che molto spesso hanno origine lontano dal mare. 

Da soli non possiamo controllare i movimenti migratori, che dall’inizio di quest’anno contano 63 mila arrivi - sei volte tanti rispetto al 2019. 
Serve un maggiore coinvolgimento di tutti i Paesi europei, anche nel Mediterraneo.
L’Italia continua a promuovere un avanzamento europeo verso una gestione collettiva, basata su un equilibrio effettivo tra responsabilità e solidarietà.
Vogliamo agire congiuntamente per prevenire i flussi illegali.
Proteggere i più deboli anche attraverso la promozione di corridoi umanitari dai Paesi più vulnerabili.
Rafforzare i flussi legali, che sono una risorsa e non una minaccia per le nostre società.

Strettamente legata alla gestione delle migrazioni è la stabilità dei Paesi di transito e di origine.
L’Italia sostiene con convinzione il processo di transizione politica e pacificazione della Libia.
La Conferenza di Parigi del 12 novembre scorso, co-presieduta da Italia, Francia, Germania, Libia e Nazioni Unite, ha riaffermato l’unità della Comunità internazionale attorno a questo obiettivo.
E ha confermato che solo un processo a guida libica potrà portare a una soluzione piena e duratura della crisi nel Paese.
Anche l’impegno europeo nelle Missioni IRINI e EUBAM Libya va nella giusta direzione.  
Siamo ormai vicini alle elezioni del 24 dicembre.
Un appuntamento cruciale per i cittadini libici e per il futuro della democrazia nel Paese.
Voglio rinnovare il mio appello a tutti gli attori politici perché le elezioni siano libere, eque, credibili e inclusive. 
Soltanto così le istituzioni libiche risulteranno solide e legittimate democraticamente.
Ciò faciliterà il completamento del processo di ritiro dei mercenari e dei combattenti stranieri. 
 
L’Italia è fortemente impegnata anche nel resto del Maghreb.
Continuiamo a sostenere la necessità di una più stretta collaborazione tra tutti i Paesi dell’area, per creare condizioni favorevoli allo sviluppo e alla stabilità. 
Siamo vicini alla Tunisia, come testimoniato dall’invio di vaccini per fronteggiare la pandemia. 
Siamo fiduciosi che il Paese supererà l’attuale stato di emergenza e farà fronte alle urgenze economiche e sociali. 
Deve individuare un percorso politico chiaro e condiviso che, dopo la nomina del nuovo Governo, possa far riprendere il funzionamento delle istituzioni, a partire dal Parlamento. 

L’Italia è impegnata anche nel Sahel, dove abbiamo aumentato in maniera significativa la nostra presenza e dove partecipiamo a diverse missioni in ambito UE e Nazioni Unite. 
Nel Vicino Oriente, abbiamo accolto con favore la recente formazione del governo in Libano, che ha davanti molte sfide. 
È soltanto il primo passo per uscire dalla grave crisi degli ultimi anni. 
Continuiamo ad assicurare il nostro impegno in questo percorso, sul piano bilaterale e multilaterale, a cominciare dalla missione UNIFIL. 
 
Per quanto riguarda Israele, guardiamo con attenzione al processo di normalizzazione delle sue relazioni con il mondo arabo. 
Le recenti crisi di Gaza dimostrano, ancora una volta, la necessità di riavviare gli sforzi internazionali a favore del processo di pace.
Un cammino che deve portare a una soluzione a due Stati praticabile, giusta e direttamente negoziata tra le parti coinvolte.
 
Nel Golfo Persico, dopo anni di polarizzazione, assistiamo con interesse a nuove dinamiche cooperative.
Come Italia abbiamo investito molto sulle opportunità in tal senso offerte dall’EXPO Dubai.
Con l’Iran manteniamo un dialogo esigente, ma costruttivo, anche per quanto riguarda la non proliferazione del nucleare.
Il nostro impegno in Iraq è rilevante.
Contribuiamo al processo di graduale espansione della missione NATO, di cui assumeremo il comando per un anno a partire dal prossimo maggio.
 
La collaborazione tra i Paesi del Mediterraneo non può limitarsi ai rapporti bilaterali, né esaurirsi nella gestione delle crisi. 
Deve, piuttosto, svilupparsi in una prospettiva di crescita sostenibile, condivisa e di lungo termine. 
Per rafforzare ulteriormente i legami economici e sociali che ci uniscono, e per affrontare al meglio le sfide che abbiamo davanti.
Come quella del cambiamento climatico, che vede la temperatura nell’area mediterranea aumentare più della media globale.
E che potrebbe comportare, oltre all’innalzamento del livello del mare, anche un maggiore rischio di eventi climatici estremi, come incendi, siccità, alluvioni.

Le risorse naturali comuni dei Paesi del Mediterraneo rendono auspicabile una politica energetica condivisa.
Innanzitutto, per favorire lo sviluppo delle rinnovabili, a partire dall’eolico e dal solare.
Fondamentali sono anche le prospettive offerte dall’idrogeno verde.
Dobbiamo nel frattempo continuare a capitalizzare sulle risorse del gas, di cui il Mediterraneo conserva ampie riserve, come fonte di transizione nel medio periodo. 
E programmare insieme lo sviluppo dei prossimi anni, nella transizione verde e in quella digitale. 

Un esempio sono gli scali portuali.
Con il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza investiamo nella logistica, per rendere i nostri porti più sostenibili dal punto di vista ambientale e ridurre i consumi energetici.
Miglioriamo i servizi digitali degli scali per renderli più efficienti e meglio integrati nel sistema infrastrutturale.
Vogliamo aumentare i collegamenti inter-mediterranei, oltre che oceanici.
Per ridurre i colli di bottiglia e favorire gli scambi economici.
E per aumentare l’occupazione, una sfida comune all’intera area mediterranea, soprattutto per i più giovani.
 
L’Italia sostiene con convinzione la nuova Agenda per il Mediterraneo dell’Unione Europea.
I considerevoli impegni finanziari nella regione devono stimolare una ripresa equa e sostenibile.
Le transizioni in corso – prime fra tutte quella digitale e quella ambientale – creano lo spazio per un percorso di stabilità e prosperità.
Alla base di questi obiettivi deve esserci una visione condivisa per il Mediterraneo.
Non come confine meridionale dell’Europa, ma come centro culturale ed economico.
Con questo proposito, auguro a voi tutti buon lavoro.

Grazie.