Luigi Di Maio, intervistato da Simone Canettieri, alla festa dell'Ottimismo di Firenze (Ansa)

Alla Festa dell'ottimismo

Il nuovo Di Maio: "Draghi serve all'Italia"

Simone Canettieri

Il sostegno a Macron, il futuro di Draghi, gli errori del passato. E poi Conte... Parla il ministro degli Esteri

Domenica, alla festa dell’Ottimismo del Foglio a Firenze è intervenuto anche il ministro degli Esteri, Luigi Di Maio, che ha spiegato quali strumenti il governo ha intenzione di mettere in atto per arginare la nuova ondata della pandemia. “Sono convinto che l’Italia possa essere uno dei paesi più ottimisti rispetto a questa nuova variante, perché è uno dei paesi con il più alto livello di vaccinazione: siamo oltre l’86 per cento di persone che l’hanno ricevuta. Se ci guardiamo intorno vediamo che Israele stamattina ha chiuso i confini e bloccato i voli aerei dall’estero.  

“I Paesi Bassi stanno dichiarando il lockdown parziale; ieri, lo stato di New York ha dichiarato lo stato d’emergenza. Quindi sicuramente c’è una grande allerta e attenzione per la nuova variante, c’è stato un primo caso sabato in Italia che fortunatamente non ha avuto contatti con altri. Ciò che posso dire è che noi in questo momento dobbiamo utilizzare tutte le misure che servono per evitare di chiudere l’Italia, quindi ben vengano le chiusure dall’estero. In questo momento abbiamo bisogno che l’economia continui ad andare avanti e questo dipende dalle vaccinazioni: c’è un importante grafico, che ho pubblicato anch’io in questi giorni, che spiega come l’incidenza del Covid sia maggiore laddove la vaccinazione è minore. Purtroppo dobbiamo continuare a precisarlo, perché siamo in un momento storico nel quale viene sempre messa in dubbio l’efficacia dei vaccini”.

Lei ha sempre avuto una linea molto rigorista sui vaccini e sulla pandemia in generale. Il 16 gennaio scadrà il super green pass, È favorevole a prorogarlo? “Ritengo pericoloso il fatto che ci possa essere un’opinione politica su questo tema. La questione credo sia molto semplice: noi rischiamo di perdere il treno della crescita – che in realtà abbiamo già consolidato al 6 per cento nei primi 9 mesi, lo dicevano i dati dell’Ufficio studi di Confindustria stamattina (domenica, ndr), può andare oltre il 6,4, il 6,5. C’è un rallentamento negli ultimi mesi legato all’aumento dei prezzi, ma purtroppo potrebbe anche peggiorare per questa variante. Quindi se a gennaio siamo in una condizione in cui, togliendo il green pass si rischia di aumentare le misure restrittive per imprese, esercizi commerciali e famiglie, per me ben venga il super green pass, ma ben venga anche il mega green pass. Non abbiamo alternative. Alla festa dell’Ottimismo noi possiamo essere ottimisti se crediamo in questi strumenti, se invece cominciamo a metterli in discussione… Io capisco che a volte non si comprende come mai adottiamo tali misure mesi prima rispetto agli altri, ma noi guardiamo le curve negli altri paesi perché abbiamo il vantaggio di stare più avanti di tutti nella campagna vaccinale: anticipiamo delle mosse. Oggi in tutta Europa si sta parlando di un green pass da applicare anche sui luoghi di lavoro. Noi siamo stati il primo paese al mondo, ma siamo stati anche il primo paese dell’occidente che è entrato nella pandemia”.

 

Ma molti dei No vax che sfilano per il centro delle città e lo paralizzano sono stati elettori del Movimento 5 stelle. Le lo sa, ministro? “Ci sono stati anche degli eletti del Movimento 5 stelle sostenitori di queste tesi, anzi più che altro di queste teorie. E però quando è arrivato il momento della decisione, anche nel precedente governo abbiamo fatto una scelta netta. I No vax in Parlamento adesso sono al Gruppo misto, quelli che erano nelle regioni sono passati in altri schieramenti. Mai come in questo momento bisogna fare delle scelte molto nette, e chi mette oggi in discussione i vaccini mette in discussione la nostra libertà. A me hanno sempre insegnato che la mia libertà finisce dove inizia quella degli altri: quando vedo queste manifestazioni – quelle pacifiche, perché quelle violente non le considero neanche, sono inaccettabili –, la mia più grande preoccupazione è l’impennata nella curva dei contagi. L’abbiamo visto a Trieste dopo quelle mega manifestazioni. Non si vuole limitare il diritto pacifico di manifestare, ma dobbiamo anche chiederci se lo stiamo garantendo in sicurezza, e questo è un altro dibattito che stiamo affrontando anche come governo”.

 

Possiamo dire che al Movimento 5 stelle i voti dei No vax non interessano? “Non solo non ci interessano, ma non ci interessa neanche ammiccare a questo genere di teorie che hanno portato altri paesi a enormi difficoltà. Guardate l’intervista di stamattina (domenica, ndr) ad Alexander Schallenberg, il cancelliere austriaco che tra l’altro era mio ex collega ministro degli Esteri, poi dopo le dimissioni di Kurz è stato scelto come cancelliere. Lui dice chiaramente che deve cominciare a stabilire delle multe pesanti per tutti coloro che non si vaccinano, perché ha un problema enorme con la campagna e lo deve affrontare con misure più drastiche. Noi abbiamo fatto delle mosse anche difficili, perché comunque sui luoghi di lavoro ci sono state tante difficoltà anche per le imprese. Però le abbiamo fatte a tempo debito per evitare di trovarci nel lockdown “leggero” che sta dichiarando l’Olanda per evitare le chiusure. Io lo dico sempre: da quando ho coscienza politica, appartengo a una generazione che non ha mai visto la crescita, sempre la stagnazione. La mia consapevolezza politica risale all’inizio degli anni 2000, già si discuteva del fatto che fossimo gli ultimi d’Europa. Ora sto vedendo un paese che cresce più del 6 per cento, che fa il record di export di sempre nel Made in Italy, e che fa meglio di Germania e Francia – senza volerla vivere in competizione. Tutti gli strumenti che ci possono servire per garantire questo andamento economico, e tenere le nostre famiglie in sicurezza dal punto di vista della salute, devono essere considerati come le uniche strade che abbiamo”.

Un motivo in più perché Mario Draghi resti a Palazzo Chigi fino al 2023? Lei ha dipinto uno scenario dal punto di vista dei dati economici molto incoraggiante, quindi visto che c’è una persona che sta guidando questo governo, che cosa auspica? “Posso solo dire una cosa che va al di là del dibattito sul Quirinale: l’Italia non può permettersi di perdere Mario Draghi. In questo momento è interesse dell’Italia garantire che Draghi continui a guidare questa situazione così difficile. Anche perché il 2022, al di là delle scelte che farà la politica sul Quirinale, è l’anno in cui dovremo affrontare a livello europeo il dibattito sulla riforma, o in qualche modo i nuovi criteri del Patto di stabilità. E oggi lo avete visto anche con il Trattato del Quirinale, ci sono degli assi importantissimi che si stanno rafforzando tra Italia e Francia, ma anche tra Italia e Germania, che ci permetteranno nei prossimi mesi di poter avviare questo dibattito senza stravolgimenti, ma garantendo all’Italia e all’Europa una crescita sostenibile nei prossimi anni per uscire dalla crisi pandemico e dalla crisi economica”.

Quindi sarebbe un peccato se Draghi interrompe il lavoro a Palazzo Chigi. “Se vuole lanciamo un nome anche oggi per il Quirinale, poi un altro domani… Con il toto nomi si otterrà solo una cosa: arriveremo a gennaio senza più nomi”. Ma lei in cuor suo ha un nome? Anche senza dircelo. “Chi ha esperienza politica sa che oggi qualsiasi nome sarebbe un’illusione. Siamo ancora alla fine di novembre. Ho vissuto due elezioni del presidente della Repubblica, e mi ricordo che la decisione sul nome avveniva a una settimana, una settimana e mezzo dalle elezioni. Ci sono qui persone che hanno più esperienza di me e lo possano confermare. Si sa che fino a quindici giorni prima tutti i nomi sono soltanto da bruciare, anzi io vedo che chi propone di solito è nemico del nome proposto”. 

 

Sabato scorso alla Leopolda a Firenze, Matteo Renzi ha detto testuale: “Luigi Di Maio sta facendo le scarpe a Conte”. Chi farà la strategia per il Quirinale del Movimento 5 stelle, lei o Conte? “Per la serie storica che vediamo, non sempre, anzi quasi mai Matteo Renzi ci ha preso. Quindi vanno bene le sue teorie, però ognuno parli di casa sua. Per quanto riguarda il Movimento 5 stelle, la strategia io spero che la si faccia tutti insieme come forze politiche e soprattutto ascoltando i gruppi parlamentari. E’ chiaro che io sosterrò pienamente la linea della leadership, ma sono convinto che la leadership debba ascoltare prima di tutto i parlamentari, perché io mi adeguerò alle decisioni della forza politica. Ma il partito dei franchi tiratori è sempre esistente, vive e lotta insieme a noi. Ricordiamoci che questo Parlamento ha un Gruppo misto di quasi duecento parlamentari, quasi cento sono ex del Movimento 5 stelle, poi ce n’è un’altra metà. Le forze politiche hanno cambiato totalmente il consenso in questi anni, e in più c’è il taglio dei parlamentari, quindi questo cocktail di fattori deve portare a un profondo coinvolgimento dei parlamentari nella votazione, e soprattutto a una concertazione che vada oltre le coalizioni, perché nessuna coalizione può farcela da sola a eleggere il presidente”. Volendo essere malizioso, direi che anche in questa occasione lei ha mandato a Conte un messaggio chiaro su come si gestisce. Ma lei giustamente smentirà. “Se devo mandare un messaggio a Conte, lo chiamo o lo incontro. Il punto vero è che mai come in questa elezione del presidente della Repubblica, che avviene verso la fine della legislatura e in un momento storico così difficile, credo sia importante coinvolgere le forze politiche e i gruppi parlamentari in particolare”.

 

C’è però un tema strutturale quando parliamo di Movimento 5 stelle: da otto mesi Conte fa una fatica abbastanza visibile nel prendere la leadership di un movimento complicato. Lei si dimise appunto da capo politico. Conte incappa in situazioni abbastanza surreali, come dichiarare che il Movimento non sarebbe più andato in Rai dopo la vicenda delle nomine dei direttori, salvo smentirsi cinque giorni dopo. Lei da capo politico avrebbe annunciato una decisione simile? “Io ne ho fatte tante, ci ho scritto un libro su tutto quello che ho combinato. Quindi assolutamente non sto qui a giudicare, prende le decisioni il leader della forza politica e le porta avanti. Ovviamente ci si assume le responsabilità delle azioni che si prendono, questo è molto importante, vale per tutti. Detto questo io credo che la nostra forza politica il Movimento 5 Stelle abbia bisogno di tempo per rimettersi totalmente in moto perché viene da un anno e mezzo di transizione”. Ma le piacciono più gli ultimatum o i penultimatum? “Lo dico con tutto il cuore: il dibattito interno alle forze politiche non ha mai affascinato molto l’opinione pubblica, ma ora non gliene frega proprio niente a nessuno, mi scusi se mi esprimo così, ma è un momento nel quale veramente abbiamo da affrontare delle scelte complicatissime. E io mi auguro che anche il Movimento 5 stelle, al di là del dibattito interno, abbia la piena forza di affrontare, come prima componente politica del Parlamento questa fase così delicata. La variante Omicron, la crescita economica, l’aumento dei prezzi costruiscono una congiuntura molto delicata, per cui la politica deve avere la leadership per interpretare le esigenze degli italiani e proporre delle soluzioni concrete”.

 

Ma c’è un’illusione ottica, perché la prima forza del Parlamento è un partito che quando si presenta alle elezioni negli ultimi due anni non è che abbia riscosso grandi successi. Sembrate la costola o anzi la costoletta del Pd, un partito che sembra molto più indirizzato sulla linea politica, e ci state in coalizione. E’ possibile un colpo di reni oppure ormai quel Movimento 5 stelle che abbiamo visto al 33 per cento rimane un sogno? “L’epoca del 33 per cento vedeva un sistema politico tripartito, oggi ci sono quattro forze politiche in tre punti percentuali. Ciò che posso dire è che il Movimento 5 stelle, se avrà la forza di quello scatto di reni di cui lei parlava, sicuramente avrà anche l’opportunità di raggiungere e mirare al 20 per cento, che è oggi la soglia dove si colloca la prima forza politica nelle rilevazioni, ma che in generale si percepisce come andamento politico. Credo che possa essere la prima forza politica della coalizione. Il Movimento 5 stelle però ha bisogno in questo momento di capire che può interpretare la spinta ecologista delle opinioni pubbliche in tutta Europa. Sta avvenendo in Germania, in Francia, in tutti i paesi europei: c’è una grande coscienza ecologista che sta spingendo le forze politiche ad assumere scelte coraggiose ma sostenibili sul tema del clima. Sono state al centro anche del G20 che abbiamo presieduto come Italia. Il Movimento 5 stelle, lo dico ovviamente non da presidente del Movimento, ha l’opportunità di diventare la forza ecologista principale in Italia. Deve ovviamente interpretare una serie di richieste che vengono non solo dal mondo ecologista inteso come quello degli stakeholder tradizionali, ma anche dalle aziende: transizione ecologica significa un tempo sostenibile per garantire alle aziende di potersi mettere in regola con la nuova èra dell’ecologia e delle misure che servono a fermare i cambiamenti gli stravolgimenti climatici”.

 

C’è una foto bellissima che la racconta molto bene, forse anche meglio del suo libro, che è quella della firma dei Trattati di tre giorni fa al Quirinale: Mattarella, Draghi, Macron, Di Maio. E’ proprio la fine di un percorso o forse l’inizio di un altro, perché è inutile ricordarle che lei andò a fare un’altra foto… Qui si chiude un cerchio. Non c’è più quel Di Maio? “Credo che in quel libro si possano leggere non solo i fatti degli ultimi dieci anni, che un po’ per merito e un po’ per fortuna mi hanno visto sempre al centro – la costruzione di tre governi, le elezioni dei presidenti della Repubblica, i fatti politici più importanti di questo paese negli ultimi anni… Ma nel libro ci sono anche tutte le ammissioni degli errori, e non ho nessun problema a metterli nero su bianco, come avete visto anche attraverso il Foglio. Abbiamo avviato una forte riflessione sul tema del garantismo e del giustizialismo. Però il Trattato del Quirinale posso dirvi che non solo è una grandissima opportunità per Italia e Francia dal punto di vista degli investimenti economici e della crescita, ma è una grande opportunità per l’Europa, perché all’interno di quel trattato ci impegniamo a lavorare insieme sul tema dei migranti. L’Italia è il primo paese per movimenti primari dei migranti e la Francia è il primo paese europeo per movimenti secondari, siamo completamente collegati nel fenomeno migratorio. Lavoreremo insieme: Bruno Le Maire e il ministro Franco hanno concordato sul tema del Patto di stabilità. C’è poi questo impegno suggestivo che abbiamo preso: ogni tre mesi un ministro italiano parteciperà al Consiglio dei ministri francese e viceversa. E’  simbolico ma rappresenta un’importante opportunità per l’Europa, non solo sul piano bilaterale”.

 

Tra poco si voterà in Francia, lei lo voterebbe Macron? “Sì. Ovviamente non voglio assolutamente interferire con le elezioni francesi, sono un ministro degli Esteri, ci mancherebbe altro in questo momento storico: il lavoro che hanno fatto Italia e Francia, attraverso le leadership oggi di Draghi e prima di Conte nella interlocuzione con il presidente Macron hanno portato al Next Generation EU. Il lavoro fatto con la Francia, con la Germania e con la Spagna, e gli altri paesi europei, ci ha portato a raggiungere un importante risultato. Poi nessuno ricorda che nel momento topico di grandi criticità nell’approvazione di quel piano, per le resistenze di alcuni paesi, furono anche le Confindustrie sul piano bilaterale dei singoli paesi a sbloccare una parte di quell’accordo, facendo pressione positiva presso le autorità politiche che stavano negoziando. Quindi il Next Generation EU è stato una grande vittoria del sistema paese. Ora dobbiamo vincere quella grande sfida con i 230 miliardi di euro da spendere in tre anni che non sono uno scherzo, assolutamente”.

 

Questo governo si regge grazie alla autorevolezza super partes di un profilo come Draghi. Qualora non ci fosse più Draghi, può andare avanti una maggioranza così eterogenea, che va dalla Lega e arriva fino a Leu? “Non entro in questo dibattito. Però credo che in questo momento alcune forze politiche stiano facendo una cosa malsana, cioè ragionare del Quirinale in ragione dell’andare a votare prima o dopo. E questo, al di là di che cosa si sceglierà, è malsano nella formazione della decisione. Poi lo dico sempre: Luigi Di Maio, seduto su uno di quei posti tre anni fa, avrebbe detto al Luigi Di Maio seduto qui: ‘Tu ti vuoi tenere la poltrona’”. Bellissimo lo sdoppiamento del ministro… “Lo dico io per primo, così evitiamo qualsiasi considerazione. Facciamo una simulazione: diciamo che si asseconda la voglia di una parte di andare a votare. Quindi noi da febbraio/marzo non abbiamo più un governo, perché inizia il processo elettorale, che si concluderà tra aprile e maggio. Da maggio iniziano le consultazioni, ma abbiamo visto che nel caso del Conte 1 ci sono stati cento giorni per formare un governo. Noi potremmo non avere un governo nel pieno delle sue funzioni per affrontare la pandemia per cinque, sei mesi. Sostanzialmente ci bruciamo la crescita economica, la campagna vaccinale e la lotta al virus, e non sto dicendo cose che non possono essere dimostrabili. Andate a vedere nei paesi dell’est dell’Unione europea che stanno in crisi di governo, o che stanno votando per la terza volta perché non riescono a formare il governo: guardate qual è il loro andamento della campagna vaccinale, o l’incidenza di morti da Covid. C’è uno stretto legame tra l’instabilità politica e l’andamento del virus. Lo ha detto il presidente della Repubblica quando è nato il governo Draghi dopo la crisi del Conte 2, un governo che non è nel pieno delle sue funzioni non ha i poteri per affrontare la fase straordinaria della pandemia. Quindi per me chi sta pensando di andare a votare in questo momento per tornaconto personale farà un danno al paese di cui poi risponderà alla storia”.

 

Non è che sotto sotto anche Conte vuole andare a votare, così da scegliere i nuovi gruppi parlamentari e ridurre le riserve dei dimaiani? “Lui ha detto chiaramente che non è d’accordo sull’idea di andare a votare. Ovviamente al voto anticipato, perché poi siamo in democrazia, si va sempre a votare. Io gli credo assolutamente”.
 

  • Simone Canettieri
  • Viterbese, 1982. Al Foglio da settembre 2020 come caposervizio. Otto anni al Messaggero (in cronaca e al politico). Prima ancora in Emilia Romagna come corrispondente (fra nascita del M5s e terremoto), a Firenze come redattore del Nuovo Corriere (alle prese tutte le mattine con cronaca nera e giudiziaria). Ha iniziato a Viterbo a 19 anni con il pattinaggio e il calcio minore, poi a 26 anni ha strappato la prima assunzione. Ha scritto per Oggi, Linkiesta, inserti di viaggi e gastronomia. Ha collaborato con RadioRai, ma anche con emittenti televisive e radiofoniche locali che non  pagavano mai. Premio Agnes 2020 per la carta stampata in Italia. Ha vinto anche il premio Guidarello 2023 per il giornalismo d'autore.