L'intervista

La Russa: "I trattati Italia-Francia? Vanno bene, ma il Parlamento andava coinvolto"

Simone Canettieri

Parla il senatore di Fratelli d'Italia: "Gli accordi sono positivi, a partire dall'aspetto sulla difesa. Parigi però ha una strategia. Il problema è un altro: le Camere andavano coinvolte prima della firma"

C’est pas mal. Ignazio La Russa, senatore di Fratelli d’Italia e ascoltato consigliere di Giorgia Meloni, non si sente di bombardare i trattati del Quirinale fra Italia e Francia. Almeno non nel merito. Certo, sul metodo, dice c’è l’ex ministro della Difesa del governo Berlusconi, ci sarebbe molto da ridere.

Ma prima di tutto c’è un aneddoto che lo riguarda. Il 17 marzo del 2011 si trovò a decidere, con molto travaglio, l’intervento in Libia. La Russa si trovava nel foyer del teatro dell’Opera per i 150 anni del teatro. Con lui c’erano  l’allora presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, il Cav., all’epoca premier,  e il ministro degli Esteri Franco Frattini. L’attuale big di Fdi, durante la riunione in teatro, si espresse contro l’intervento. Ma poi, come si sa, la storia prese un’altra piega. Adesso ci sono altri scenari e altri protagonisti di cui tener conto nell’amicizia fra Italia e Francia.

Ecco senatore La Russa, cosa ne pensa di questo patto?

“Faccio una premessa: ancora non ho letto tutti i punti con attenzione, non sono un tuttologo. E quindi vado piano con i giudizi. Noto però subito una grande anomalia in questa vicenda”. Ossia? “Trovo sbagliato che il Parlamento ne sappia dopo e non prima. Un trattato del genere, che impegna l’Italia e la Francia su cose che potrebbero essere interessanti, sarebbe dovuto passa prima dal Parlamento. Ci sarebbero dovuto essere un dibattito per dare modo a tutti i partiti di esprimersi su temi così importanti”.
Nutre uno spirito anti francese?

“No, ma i francesi, mi perdoni la schiettezza, sono i predatori di tutto ciò che può passare dall’Italia. Loro, però al nostro contrario, hanno una strategia. E noi no, appunto”. Da ex ministro della Difesa non apprezza, per esempio, il punto 2 quello sulla sicurezza e la difesa? Inizia così, lo citiamo testuale: “le Parti s’impegnano a promuovere le cooperazioni e gli scambi sia tra le proprie forze armate, sia sui materiali di difesa e sulle attrezzature, e a sviluppare sinergie ambiziose sul piano delle capacità e su quello operativo ogni qual volta i loro interessi strategici coincidano”.

Risponde La Russa: “Questo punto sulla difesa l’ho letto. E lo trovo giusto.  Personalmente sono favorevole a tutti i trattati. Ma ritengo sbagliato, mi permetta di insistere, che il Parlamento sia stato saltato a piedi pari”.

Ma sicuramente ci sarà una discussione alle Camere, no?

“Ma ormai ad accordo fatto a cosa servirà? Questi accordi vanno bene, ma non possiamo operare de relato”.  Ma alla fine, senatore, con questi accordi la sovranità in Europa dell’Italia e della Francia, dall’economia allo spazio, passando per la sicurezza, non escono molto rafforzate? Non trova possa essere un’operazione strategica? “Ancora: non ho preclusioni di sorta. Ma l’efficacia di questo patto la scopriremo, come dice la canzone, solo vivendo”.

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  • Simone Canettieri
  • Viterbese, 1982. Al Foglio da settembre 2020 come caposervizio. Otto anni al Messaggero (in cronaca e al politico). Prima ancora in Emilia Romagna come corrispondente (fra nascita del M5s e terremoto), a Firenze come redattore del Nuovo Corriere (alle prese tutte le mattine con cronaca nera e giudiziaria). Ha iniziato a Viterbo a 19 anni con il pattinaggio e il calcio minore, poi a 26 anni ha strappato la prima assunzione. Ha scritto per Oggi, Linkiesta, inserti di viaggi e gastronomia. Ha collaborato con RadioRai, ma anche con emittenti televisive e radiofoniche locali che non  pagavano mai. Premio Agnes 2020 per la carta stampata in Italia. Ha vinto anche il premio Guidarello 2023 per il giornalismo d'autore.